Una volta, il compagno di una mia amica mi ha chiesto sorridendo se, al pari di Bukowshy, ho un amico invisibile che posso vedere solo io. Ora non so se Bukoswhy avesse davvero un amico invisibile (era un alcolista, quindi tutto possibile......ma era anche uno davvero fuori dagli schemi, quindi possibilissimo, e allora?), di certo aveva un alter ego, Henry Chinasky, diventato poi il protagonista di alcuni dei suoi romanzi. Chiaramente nessun paragone tra l'ingegno narrativo di Bukoswhy e la mia alquanto primitiva scrittura, la sottolineatura era più di bonaria presa in giro, un pò come si fa con i bambini e gli esauriti.
Ma la vedi davvero?
Quando pensi di potertene liberare?
Ma tu ci parli nella tua testa?
Un giorno riuscirai a fare a meno di lei!
Wow. E potrei scriverne ancora.
Da quando l'ho resa pubblica (mi sono resa pubblica) qualcuno mi chiama anche Amaranta.
Cosa c'è di male ad interargire con il proprio alter ego quando nella vita quotidiana si è costretti a relazionarsi con la massa infinita degli imbecilli, per altro assolutamente all'oscuro della propria imbecillità?
Non mi offendo nè rimango male davanti a queste domande, capisco che la mente umana andrebbe nutrita anche di altro, oltre che di gossip e di calcio, ma non tutti hanno la capacità di vedere i muri nella propria testa e quindi mi limito a sorridere e a lasciar credere quello che ognuno vuol credere.
« Non cerco mai di migliorarmi o di imparare qualcosa, rimango esattamente come sono. Non sono uno che impara, sono uno che evita. Non ho voglia di imparare, mi sento perfettamente normale nel mio mondo pazzo; non voglio diventare come gli altri »
Questo non l'ho scritto io, ma quel folle, anarchico e visionario, che era Charles Bukowsky.
Marilena
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