Rendimi protagonista di una storia che valga la pena di tutti i suoi probabili patimenti.
UN ATTO D'AMORE COMPENSATIVO
Racconta la mia storia, m'ha sussurrato Rebecca, infilandosi nel letto accanto a me.
Mi ha abbracciato, la sua guancia contro la mia, tremava, nonostante la nottata fosse tiepida.
Per la prima volta l'ho percepita davvero giovane ed indifesa: un'adolescente in lotta contro un mondo adulto, truffaldino ed ingiusto.
L'ho stretta forte tra le mie braccia, con gratitudine per quel suo spontaneo ritorno.
Siamo rimaste così, in silenzio per un pò, respirando all'unisono nel buio, condividendo la gioia di quel nostro ritrovarci, nonostante i dubbi e i fallimenti, la mia esasperante lentezza nell'istruirla alla consapevolezza e la sua smania adolescenziale di esser da subito entità completa e definita.
La mia paura, innazitutto, di vederla crescere troppo in fretta, con quelle sue ossa che entusiasticamente si vanno allungando e i seni arrotondando: una donna in miniatura.
La mia piccola regina rossa, in armi contro un mondo maschile e diseguale, scesa in campo a vendicar giustizia, scombinar le carte e ribaltare i giochi.
Ma io, madre tremebonda, ho dapprima agognato per lei avventure da filibustiere, e poi, pentita, l'ho esiliata in una casa di bambole.
Per proteggerla l'ho nascosta al mondo.
Ma lei, spirito indomito, non ha voluto sentir ragioni e, dopo aver atteso invano che io
volontariamente spalancassi la porta di quella, seppur confortevole prigione, nottetempo ha scavalcato la finestra del dodicesimo piano e, con coraggio da funambola, appesa ad un lazo da rodeo, s'é calata nel vuoto, inseguendo quel suo destino, preordinato o casuale, che giustificasse la sua venuta al mondo, e lo sfarzo entusiasta di aggettivi, verbi ed avverbi, di cui io ho abbondamente, per diciannove capitoli, fatto uso, per risarcirla dell'affanno della sua nascita e controbilanciare l'indifferenza con cui questa venne, dal suo entourage famigliare, accolta.
Racconta la mia storia, sussurra Rebecca, la sua mano nella mia mano, ancora fiduciosa in me nonostante la mia deplorevole incoerenza, ma contando sulla mia ritrovata consapevolezza a non procrastinare ulteriormente gli eventi e completare questa sua biografia, a cui ho dato un inizio ma non una fine.
Terminare questo racconto è un atto d'amore compensativo nei suoi confronti.
RACCONTA LA MIA STORIA
Rebecca era nata in un mondo limitato, vuoto e silenzioso che lei, al momento della sua nascita, aveva provveduto a colmare con abbondanza di capelli e vigorosi vagiti.Era fuoriuscita dalla vagina esausta della madre, avvolta nel bozzolo rosso della sua chioma contestando, a pieni polmoni, la sorpresa per quella inaspettata, quanto fraudolenta, estirpazione uterina.
La levatrice, con fatica, aveva convinto la madre ad attaccarsela al seno per metter fine a quel trambusto neonatale, poiche la puerpera, dopo i patimenti del parto era preda della tentazione del ripudio, consapevole che anche quest'ultima figlia avrebbe subito, al pari delle altre quattro che l'avevano preceduta, la fredda accoglienza paterna...