Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 25 aprile 2019

Una storia ameriKana (cap. 2)


SCARLETT

- ...e avessi visto la faccia del giudice quando ho detto che ero disposta a lasciare interamente a Bruce la proprietà della casa e della terra in cambio del suo giubbotto d'aviatore e dello scrambler! "Signora, se fosse in mio potere ordinerei una perizia psichiatrica", mi ha detto mentre firmavo gli accordi per il divorzio. "La perizia psichiatrica avrei dovuta farla prima di sposarmi con quest' individuo", gli ho risposto, ma non credo di averlo convinto.-
Scarlett scosse la testa sorridendo, e Dylan la guardò ammirato.

- Immagino che il giubbotto e lo scrambler fossero le cose a cui lui tenesse di più. - 

Lai annuì:- Questo giubbotto lo abbiamo comprato insieme ad un  mercatino dell'usato, in realtà lo volevo per me, ma la taglia non c'era e così lo ha preso lui, così come si è sempre preso tutto quello che mi piaceva. Sogni compresi. Come quello di pilotare un aereo. Riprendendomi il giubbotto mi sono ripresa il mio sogno. Lo trovi stupido? -
Era curiosa di conoscere il suo parere perché lui sembrava all'opposto di Bruce e del giudice. La sua approvazione l'avrebbe gratificata.

- No, non è stupido. E' grande. - Disse lui senza incertezze.

Era parecchio che camminavano, ma ora che s'era rotto il ghiaccio, ed erano entrati in confidenza, la strada sembrava meno faticosa. E il movimento attenuava la sensazione del freddo anche se aumentava quella della fame.

-  Conviene fare una piccola sosta.- Dylan si diresse verso un grosso tronco reciso, dove sedette e si accese una sigaretta. - Attenua la fame. - Disse porgendole il pacchetto di Lucky Strike, che lei però rifiutò.

- Non fumo. Mio padre è morto di cancro ai polmoni. Non è stato bello vederlo morire. Non voglio fare la sua stessa fine. -
Con un gesto della mano respinse le sigarette. E il ricordo.

- Di qualcosa moriremo comunque. Tu stavi per ammazzarti con la moto. - Replicò lui col tono di una verità incontrovertibile

- Hai ragione: uccisa dallo scrambler del mio ex marito. -  Rise. - Ma l'alternativa a quello era il trattore. Bruce la macchina non l'ha mai voluta comprare, ha sempre detto che non ci serviva, che a Wawina eravamo serviti di tutto. Ma figurati! Uno spaccio, una chiesa che funge anche da scuola, una condotta medica funzionante a giorni alterni, e una stazione ferroviaria con un unico treno dove nessuno mai sale e nessuno mai scende: benvenuti a Wawina, l'ombelico del mondo. Almeno a detta di Bruce. -

- Perché lo hai sposato? - La domanda era seria, stavolta.

-  Sono nata e cresciuta in un circo, dove mio padre faceva il domatore di leoni e mia madre, prima che un incidente la rendesse zoppa, l'acrobata cavallerizza. Ho trascorso la mia infanzia e la mia adolescenza sotto un tendone, dove solo un telo garantiva quella privacy che però mostrava in penombra, perché da quel tendaggio filtravano ombre, gesti e voci. Io e mio fratello Lou, abbiamo assistito alle schermaglie amorose dei miei, alle loro liti furibonde e alle loro altrettanto furibonde riappacificazioni. Mio padre domava i leoni e mia madre domava lui. Questo prima dell'incidente che l'aveva resa zoppa e incattivita. Ha iniziato a bere e ad accusare mio padre di tradimenti inesistenti. Un vero inferno per tutti, fino al giorno in cui s'è impiccata nel recinto dei cavalli: la sua ultima acrobazia. Mio padre, perso interesse al suo lavoro (domare i leoni ora che non c'era più mia madre a domare lui, non aveva senso) e alla vita, e passava il tempo a fumare e a parlare col fantasma di lei. La gente del circo, esasperata dalla sua inerzia, un giorno ci ha scaricato in un villaggio mormone dello Utah dove, mio fratello ed io, ci siamo trovati a doverlo accudire. Ormai dipendeva completamente da noi così come noi dipendevamo dalla comunità mormone che, fin dal primo momento, ci aveva adottato. Dopo che mio padre è morto, Lou ha sposato la figlia di un membro della "Church of Jesus Christ of Latter-Day Saints" mentre io ho tagliato la corda quando il suocero mi ha chiesto in moglie per ampliare il suo harem. Ero stanca di situazioni strambe, volevo una vita normale e così ho chiesto ospitalità ad una zia nel Wisconsin, e subito dopo ho incontrato Bruce. L'ho conosciuto ad un rodeo mentre tentava di domare un bronco selvaggio da cui era stato però subito disarcionato. Per niente risentito, una volta a terra, ha iniziato a ridere. Una risata contagiosa che ha coinvolto tutta la platea. Ho pensato a mia madre e a mio padre, domatori indomiti, e alla tragedia delle loro vite, e in quel momento ho deciso che avrei sposato uno come quel ragazzo che nonostante la caduta, e la figuraccia, se la rideva di gusto. Così ho saltato il recinto e gli ho porto la mano per aiutarlo ad alzarsi. Il pubblico è andato in visibilio. Lui ha preso la mia mano e non l'ha lasciata più. -
Scarlett aveva sciorinato il suo racconto senza apparente partecipazione emotiva, con lo sguardo fisso sulla traiettoria dei ricordi, al confine tra il Wisconsin e il Minnesota.

- E così ha preso la tua mano e non l'ha lasciata più. Non ci trovo nulla di strano, sei molto carina ed intraprendente, che non guasta. Ma sarebbe accaduto se fossi stata intraprendente ma brutta? -
La riflessione di Dylan non aveva alcun intento provocatorio, era solo per avere il  punto di vista di lei.

 -  Mia madre era ardita, spericolata ed intraprendente ma non certo bella, eppure mio padre ne era follemente innamorato. Credo che ci si innamori di altre cose oltre l'aspetto fisico. -

- Trovi davvero che io sia carina? -  Domandò lei dopo che s'erano rimessi in cammino.
Dylan assentì con convinzione.

Lei sorrise e indicando i Ray-Ban Wayfarer che gli schermavano gli occhi, chiese: - non li togli mai?-

- Sono refrattario alla luce, e poi ho gli occhi di due colori diversi, uno verde e l'altro nocciola, e  la gente ha la brutta abitudine di fissarmi. Non lo fanno con intenzione, ma non possono farne a meno. Dovrei esserci abituato, ma non è così. Non mi va di essere al centro dell'attenzione. Non per questo dettaglio. -

- Anche a me non piace sentirmi troppo gli occhi addosso. Bruce, invece, ama essere guardato, soprattutto dalle donne.- Nella sua voce non c'era traccia di gelosia.

- Così il tuo ex è un tipo che attira l'attenzione. Ha attirato anche la tua, no? -

- E' il tipo yankee, biondo, occhi azzurri e fisico da surfista, anche se non sa nuotare. Annegherebbe in una pozzanghera -

- Stando al tuo racconto, neanche i puledri sa cavalcare. Disarcionato al primo tentativo! -

- Te l'ho detto che lui ama essere comunque al centro della scena! -
Ribadì Scarlett, ridendo di cuore.

venerdì 19 aprile 2019

Una storia ameriKana (cap. 1)



ALL'INCROCIO TRA ELDES CORNER E PROCTOR

Dylan si svegliò dopo la notte trascorsa nell'incavo di una grotta, scaldato da un fuocherello striminzito e a stomaco vuoto. Si consolò con la metà di una sigaretta, conservata con cura nel fondo di una tasca: rimedio, quello, per i momenti più critici.
Sfidando il freddo si rimise subito in cammino.
A tracolla la custodia di una chitarra, la barba incolta e i capelli arruffati, striati di grigio, gli conferivano, a dispetto degli anni e delle vicissitudini, un'aria giovanile. Cavò di tasca i Ray-Ban Wayfarer che indossò con una certa soddisfazione. Si sentiva a posto. Perfetto.
Procedeva confidando nel suo senso d'orientamento e nella sua prodigiosa memoria, perché la cartina geografica l'aveva smarrita, chissà dove e chissà quando, durante i suoi innumerevoli spostamenti. Lui, però, non se n'era fatto un cruccio, che la sua filosofia esistenziale gli impediva cedimenti per inezie del genere, soprattutto in una mattina limpida come quella, dove tutto appariva ben definito e allo scoperto.
...e alla città di Duluth non doveva mancare poi molto.

Dalla direzione opposta proveniva, invece, Scarlett, alla guida di uno scrambler piuttosto malridotto e del quale aveva rischiato più volte di perdere il controllo Ma pure proseguiva indomita, ristabilendo con audaci acrobazie un fittizio equilibrio destinato, però, a durare solo per poco, nonostante lei  lo incitasse a gran voce come fosse un puledro, ora minacciando ora blandendo, rischiando sempre di essere disarcionata.
La moto, e il giubbotto d'aviatore di almeno due di taglie più grande che indossava sopra pantaloni rosa, costituivano il suo unico bagaglio oltreché la  quota di beni sancita dal contratto di divorzio.
A Bruce, l'ex marito, era andata la casa e il vasto appezzamento di terreno coltivato a mais.  Ma lei, assolutamente soddisfatta di quella suddivisione all'apparenza iniqua, non aveva provato nessun rancore e nessuna nostalgia quando, inforcando la moto e indossando il giubbotto, se n'era andata via da quella che era stata per lungo tempo la sua casa. E la sua vita.
... e all'incrocio tra Eldes Corner e Proctor che Dylan e Scarlett fecero la reciproca conoscenza.

Dylan vide la moto sopraggiungere a gran velocità e in maniera scomposta, impennarsi e disarcionare il centauro a bordo, mandandolo a ruzzolare a terra a qualche metro di distanza dove rimase a giacere immobile. Subito si precipitò in suo soccorso, scoprendo con sorpresa che il motociclista a terra era una donna che imprecava, però, come un uomo.

- Riesci a muoverti ? - Chiese chinandosi su di lei.

- Si...credo di si. - Confermò Scarlett mentre Dylan l'aiutava a rialzarsi.
- Niente di rotto. - Stabilì una volta riconquistata la posizione eretta.

- Beh dopotutto ti è andata bene...forse, non altrettanto però, alla tua moto -. Lui disse indicando lo scrambler dal quale fuoriusciva un sottile filo di fumo.

- Ne sai qualcosa di motori? - Domandò lei dopo aver tentato invano di metterlo in moto.

Dylan scosse la testa. -No. Mi spiace. Mai posseduto né una macchina né una moto.-
Lei lo guardò stupita e poi esclamò: - oddio, da quale pianeta provieni? -

- Dylan. Non è il nome del pianeta, ma il mio. - Specificò sorridendo.

- Scarlett. - Rispose lei

- Dov'eri diretta, Scarlett? -

- Il più lontano possibile da questi paraggi. -

- Il più lontano possibile a bordo di una moto non è lo stesso che a piedi. Duluth è il posto più vicino, là potresti trovare un meccanico che ti ripari la motocicletta in modo da poter poi proseguire. Non hai comunque altra alternativa. Io sono diretto lì, se ti va possiamo fare la strada insieme. -

S'erano incamminati, lui con passo misurato lei, invece, spedita. Dylan consigliò di moderare l'andatura per non bruciare subito tutte le energie perché di strada ne mancava ancora molta.


- E' stato di certo quel bastardo di Bruce a manomettere lo scrambler. Che possa crepare all'inferno! -
Scarlett imprecò.

- Chi è Bruce? Sembri molto arrabbiata con lui. -

- Il mio ex marito. -

 - A quanto pare tutti gli ex sono destinati ad essere dei bastardi. -

Non le era era sfuggito il tono ironico di quella risposta e il sorriso leggermente canzonatorio, così replicò sarcastica: - anche tu un ex? -

A quella domanda Dylan rise divertito, scuotendo la testa in segno di diniego: - No, non mi sono mai sposato. -

- Ma l'avrai avuta una relazione? -

- Più di una. -

 - Allora fai parte anche tu della categoria degli ex.- Ribadì convinta

 - Se valuti come relazione le storie nate e finite nell'arco delle ventiquattr'ore... -

Scarlett lo guardò con un misto di curiosità e disapprovazione, senza più fare domande.


Avevano poi proseguito per un lungo tratto affiancati e in silenzio.
- Conviene fermarci e riposarci un po'. Di strada ancora ne manca - Suggerì Dylan posando a terra la custodia della sua chitarra e sedendosi su un massetto affiorante oltre il bordo del marciapiede, dove fece posto anche a lei.

- Ma su questa strada non passa nessuno? Abbiamo camminato per chilometri e neppure l'ombra di una macchina o di un camion. -

- Credo che questo sia un percorso secondario, almeno a giudicare dallo stato malmesso dell'asfalto. In parallelo c'è la via  principale, una grande arteria molto trafficata, ma questa, sulla cartina, è indicata come la più breve per Duluth. Ed anche la più sicura per chi viaggia a piedi. - Disse Dylan togliendosi le scarpe e invitandola a fare altrettanto.

- Il suolo è freddo e bagnato. - Si lamentò lei. - Non le tolgo. -

- Come ti pare, ma di strada ne abbiamo ancora da fare molta e ai piedi bisogna dare sollievo. Sarebbe stato peggio col caldo, però. -
Le aveva sorriso e poi, dopo essersi inutilmente frugato in tasca, domandò: hai mica una sigaretta?

Scarlett cavò dalla tasca del suo giubbotto un pacchetto di Lucky Strike e porgendogliele disse:-  puoi tenerle. Io non fumo. -

- Immagino siano di Bruce. Come pure il giubbotto. - Dylan sorrise grato, accendendone subito una. 
- Non mi è mai riuscito di smettere. - Aggiunse  aspirando con soddisfazione la sigaretta, e  guardandosi intorno rilassato.

Scarlett, invece, era tesa. Guardava avanti a sé o dietro di sé,  mai intorno. - Staremo fermi ancora per molto?- C'era impazienza nella sua voce. 

Dylan buttò via la cicca, rimise le scarpe e dopo aver tirato su la custodia della chitarra, si predispose a riprendere il cammino.

- Sei un musicista? - Scarlett chiese indicando la voluminosa tracolla che ballonzolava sulla sua schiena, dando per scontata la risposta.

 Dylan confermò con un cenno del capo.

- E che genere suoni? - Chiese lei  più per gentilezza che per un vero interesse.

- Requiem. -

- Ma per quel genere non si usa il violino? E là dentro, invece, scommetto che c'è una chitarra. -

Per la prima volta provò una genuina curiosità nei confronti del suo compagno di viaggio, col quale aveva condiviso parecchia strada e poche parole. Ma anche lei, d'altronde, non era un tipo molto loquace, cioè, non lo era più con tutti. E da un sacco di tempo. Esattamente da quando s'era sposata con Bruce.

- Sono un musicista estemporaneo. Ma alla guida di una moto, però, estemporanea lo sei anche tu.-
L'ironia, volutamente marcata della risposta, la indusse ad un sorriso.

- Che fai, sfotti?- Ribattè Scarlett, ridendo.