Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 27 febbraio 2022

Nazzareno/Banderas, l'intruso in Chicago Blues (Caccia all'uomo)


«
Hai ventiquattro ore, da questo momento, per sistemare la faccenda. Non un minuto di più.»
Mi aveva intimato Jack Randazzo prima di andar via, ed io, conoscendolo nel profondo (l'immagine tramandata ai lettori del tirapiedi di Vito Lo Cascio, corrisponde solo in piccola parte alla realtà perché, come ho già esplicitato nel capitolo precedente, Jack è uno psicopatico manifesto, ma per esigenze del racconto è stato epurato delle sue caratteristiche più compromettenti) l'ho preso in parola e senza porre indugi mi sono subito messa al lavoro. Dopo aver silenziato il cellulare e sprangata la porta di casa, mi sono seduta alla scrivania munita di un grosso thermos del caffè e di un pacchetto di Chesterfield Blue, che giaceva da tempo immemore  nel fondo di un cassetto (sono una ex fumatrice ormai da decenni), poeticamente conservato, in caso di apocalisse, come ultimo peccato e ultimo conforto. E cos'altro è la minaccia di Jack se non il suo preannuncio?

Da dove inizio? Mi sono chiesta accingendomi a sfogliare le pagine del romanzo, consapevole di non avere un tempo illimitato e quindi di non poterlo rileggere dal primo capitolo.
Da quale varco del racconto, Nazzareno/Banderas, si è intrufolato? Mnemonicamente ho iniziato a vagliare i vari passaggi del racconto, immaginando che il primo contatto tra Nazzareno/Banderas e Paddy O'Reilly, verosimilmente doveva essere avvenuto in un luogo molto affollato, dove l'approccio è più facile ed immediato, e non desta troppi sospetti. Basandomi su questa ipotesi ho da subito escluso tutti quei capitoli dove Paddy non viene mai tirato in ballo, ed anche quelli dove la scena è circoscritta a lui e ai personaggi principali. Questa considerazione mi ha permesso di scartare dalla ricerca anche determinate, location come la palestra di Sam e il "Blues Serenade", luoghi aperti al pubblico ma controllati dai tirapiedi di Vito Lo Cascio. Così non mi è rimasto che esplorare gli spazi esterni, quelli che per le esigenze della trama avevamo gremito di anonimi figuranti, senza volto e senza storia, letteralmente presi dalla strada. Questa selezione mi ha permesso a restringere il campo a soli quattro capitoli: "L'Assemblea" (cap. 33);" Incontro In City Hall"(cap. 39); "L'Agguato" (cap. 41); "Sweet Home Chicago" (cap. 47).
Da subito escludo "L'Agguato" perché credo sia impossibile per Nazzareno/Banderas, dai tratti fortemente latini e l'accento marchigiano, (anche se qualche somiglianza ce l'ha con Farrel Montero, uno dei capi dell'I.R.A in territorio americano, ma giuro che è del tutto casuale), potersi mimetizzare con gli uomini dell'I.R.A , preposti a portare in salvo in Irlanda, Paddy O'Reilly. Ma elimino anche "Sweet Home Chicago" e l'ipotesi che possa essersi intrufolato nella folla dei giornalisti che accolgono Paddy, novello scrittore dell'acclamato, seppur controverso, best seller "Chicago Blues" all'uscita dell'aeroporto, o tra quelli che l'indomani gremiscono, per la sua conferenza stampa, la sala del Drake Hotel, perché su tutti vigila come un mastino Hetta Delaney, la sua agente negli U.S.A.

Febbrilmente mi predispongo ad una full immersion tra le pagine de "L'Assemblea": l'aula gremita all'inverosimile, voci che si sovrappongono; il fumo delle sigarette e dei sigari è tutt'uno con quello delle parole; applausi e fischi; qualche battuta volgare che vorrebbe essere ironica (ma qui, d'altronde sono tutti uomini...) Intercetto Paddy O'Reilly, seduto sul palco dietro il tavolo dei rappresentanti sindacali, un po' defilato, ma dell'intruso, Nazzareno/Banderas, neppure l'ombra. Inizio ad innervosirmi. Guardo l'orologio e al posto delle lancette si materializza la minacciosa canna della Colt 1911 di Jack Randazzo. E così mi precipito a setacciare il capitolo 39 "Incontro in City Hall". Bla bla bla bla bla...anche qui non si fa altro che parlare e allora mi concentro sulle presenze ma soprattutto sulle assenze, dato che di Banderas e O'Reilly, non rilevo alcuna traccia. Niente che mi conduca a loro, almeno fino a pagina 288 dove, nella spaziatura che indica un scambio di scena c'è un vuoto temporale, forse il varco attraverso cui l'intruso si è infiltrato nella trama.
Cito testualmente da pagina 288, in questo inizio di dialogo tra il segretario Soundstrom e Hoffman, il sindacalista avversato da Paddy.

«Mi pare che manchi qualcuno», disse il segretario Soundstrom aprendo la riunione del direttivo sindacale.
Hoffman si guardò in giro.
«Si, ha ragione, manca quell'irlandese, O'Reilly».

Bingo!

Anche se non ho la più pallida idea di dove Paddy si sia cacciato, in compagnia di chi, però, potrei darlo per certo!

continua...

domenica 13 febbraio 2022

Nazzareno/Banderas, l'intruso, in "Chicago Blues" (L'antefatto)


 «Mi è giunta voce che lo conosci. Dov'è? Vito Lo Cascio lo sta cercando!» Jack Randazzo sibila minaccioso nel mio orecchio, sbattendomi sotto gli occhi la fotografia di Nazzareno Banderas.»
«Ti hanno informato male, l'ho visto una sola volta e non ho la più pallida idea di dove sia.» Controbatto, spostando la sua manaccia e cercando di non mostrarmi intimorita anche se, invece, ho una fottuta paura, perché io ed Angelo  Fabbri, in "Chicago Blues" abbiamo sottaciuto che Jack è un soggetto borderline.

In realtà, per quel che ci riguarda, è stata una scelta forzata, davanti alla sua minaccia di finire in fondo al Tevere con i piedi incatramati in due casse piene di cemento, la stessa tecnica usata per far fuori i due stupratori di Tina   (cap 16 "Up The River")  cosicché entrambi saremmo stati disposti a giurare, e spergiurare, che quel losco figuro fosse l'aiutante di camera del Papa anziché il braccio destro di Don Vito Lo Cascio.  Anche se, a onor del vero, ad accomunare Sandro Mariotti, l'assistente di Sua Santità, e Jack Randazzo, il tirapiedi di un mafioso, c'è solo la stessa stazza imponente e la mascella volitiva, ché le somiglianze, per fortuna, si fermano qui. Diversi i caratteri; diversi i datori di lavoro; diversa la missione che sono chiamati a svolgere. Soprattutto diversi i loro modus operandi.

Fingo disinvoltura mentre frugo nella borsetta alla ricerca delle chiavi, come se ritenessi la faccenda chiusa, quando quello, con un ghigno, mi spiana sotto il naso una Colt 1911 semiautomatica (realizzo in un lampo che era la pistola  preferita da Al Capone e...come lo so? Bè, per scrivere "Chicago Blues" io e Angelo abbiamo fatto una full immersion nei fatti e misfatti di quel periodo, tenendo conto anche dei gingilli allora in uso) e con un cenno del capo mi fa segno di entrare in casa.

«Cristo, Jack...metti via quell'arma!»
Per tutta risposta lui mi spintona dentro e con un calcio chiude la porta, e senza troppi complimenti mi spinge verso la cucina.
«Posso offrirti un caffè?» Domando conciliante, abbozzando un sorriso che vorrebbe essere seducente ma che mi viene sghembo. Una smorfia per niente attraente.
«Siediti!» Mi ordina indicandomi con la colt la sedia incuneata tra la parete ed il tavolo. Così non ha bisogno neppure di legarmi.
«Non ho molto tempo, Jack, devo andare a lavorare (lavoro in una ditta di pulizie perché almeno ho di che pagare le bollette e la connessione ad Internet, in attesa dei diritti di autore, semmai verranno) e se non mi vedono quelli si preoccupano e mi vengono a cercare. Quindi facciamo presto.» Dico, deglutendo.
Lui tira indietro il capo e scoppia in una fragorosa risata, battendosi le mani sulle cosce: «No so se hai più fantasia o senso dell'humor, piccerè.» Poi, in tono di nuovo minaccioso, aggiunge: «Te lo chiedo per l'ultima volta: dov'è Nazzareno Banderas?»
A questa domanda rispondo irata: «Ti ho già detto che non lo so! Non lo conosco. L'ho visto una sola volta, quando ha accompagnato qui mia madre che si era persa. Devi credermi!»
«Se non lo conosci, spiegami come diavolo è finito nella trama di "Chicago Blues"? Urla, battendo un pugno sul tavolo. «E' entrato in combutta con  Paddy O'Reilly e lo ha convinto a cambiare il finale della storia, per avere un ruolo di primo piano, mettendo così  a repentaglio gli affari e la carriera politica di don Vito.»
«Paddy O'Reilly non può cambiare il finale: siamo solo io ed Angelo Fabbri, gli autori, a poterlo fare, e non c'è possibilità per altri di manomettere la trama.» Ribatto ridendo, sollevata dalla soluzione così facile ed immediata dell'intera faccenda.
«Paddy O' Reilly non può cambiare il finale» Mi fa eco, Jack, facendomi il verso. «Allora spiegami come mai don Vito è finito sotto processo, insieme ad Al Capone, per evasione fiscale?» Replica sarcastico, con una luce omicida negli occhi.
«Non ci credo...non è possibile.» Ripeto smarrita, scuotendo la testa e fissandolo attonita.
«Non mi è mai piaciuto quell'irlandese, avrei dovuto farlo fuori già dalla sua prima apparizione. Ma questo Nazzareno Banderas mi piace ancora meno.» Poi scandendo le parole e mostrandomi la pistola, intima: «Hai ventiquattro ore, da questo momento, per sistemare la faccenda. Non un minuto di più.»
«Perché sei venuto a cercare me e non Angelo Fabbri? Il romanzo lo abbiamo scritto insieme e quindi, in tutto questo, anche lui ha una parte di responsabilità.» Chiedo, mentre lui è già sulla porta.
«Perché in "Chicago Blues" Nazzareno Banderas, l'intruso, è giunto tramite te, quindi sei tu a dover rimettere a posto le cose!» Esclama chiudendosi la porta alle spalle e negandomi ogni possibilità di replica.