Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

lunedì 24 giugno 2013

Il mare di Amaranta

Amaranta mi ha portato dal suo mare una conchiglia dagli incredibili colori di deserto.
Me l'ha porta con uno dei suoi rari sorrisi, stringendo la mia mano a pugno perché la racchiudesse tutta.
Quella conchiglia è il suo cuore, azzurro e tumultuoso, un mare in perenne tempesta.
 Un mare che non si concede alla facile poesia.
Avere dentro il petto un mare che pulsa, invece del solito cuore, è qualcosa che rende davvero diversi,  creature enigmatiche, imperscrutabili, generosi mutanti.
Il mare di Amaranta è ubicato nel deserto: dune soffiate dal vento, sfumate di nero nell'ombra notturna, più grigie all'aurora.
 Un deserto azzurro, ingannevolmente statico, abitato da conchiglie color zafferano.
 Ogni conchiglia un sole, per questo le dune apparentemente hanno colore di sabbia, è il riflesso d'oro di queste abitatrici. 
Amaranta è affiorata dal suo mare e il deserto ha sussultato quando, risalendo in superficie, il suo braccio ha tagliato le onde e lei ne è emersa cosparsa di polvere d'oro, granelli luccicanti sulle braccia e sui capelli bruni.

Mi sorride da una distanza lunare, gli occhi verdi e nudi, mi offre il suo meraviglioso dono.

venerdì 21 giugno 2013

Deus ex machina

Fino a pochi anni fa ero una persona totalmente diversa, vabbé...abbastanza diversa.
Più defilata e, per scelta personale, sempre in secondo piano. Sempre sullo sfondo.
Vivere da protagonista era fuori dai miei schemi.

Ho sempre pensato che in un ipotetico film mi sarebbe stato di sicuro assegnato un ruolo da comprimaria: amica della protagonista, cugina o semplice conoscente.
Una figura sullo sfondo.
Un po' questa percezione di me stessa vagamente m'umiliava e profondamente m'infastidiva, soprattutto quando ero più giovane, nel tempo in cui competizione ed affermazione possono costituire un perverso binomio esistenziale.

Col passare del tempo, invece, mi sono resa conto che in realtà non mi è costato molto sostare nelle retrovie di quell'ipotetico set virtuale, non è stata una rinuncia né una rassegnazione, semplicemente non ero interessata al ruolo principale perché miravo molto più in alto, ad esser quella che i copioni non l'interpreta ma li scrive.
Deus ex machina.
E non c'è nulla di più travolgente, adrenalico, del dirigere da dietro le quinte.
La maggior parte delle persone sognano il palco e la platea, mirano ad apparire.
Apparire significa esserci
Esserci significa esser visti.
Esser visti significa esistere.
E ai più non importa in che modo, e per quale scopo, si viene reclutati per la recita esistenziale, anzi spontaneamente ci si offre svestendosi senza troppi pudori e forse oggi, senza neppure più troppa malizia.
 Il mondo contemporaneo ha perso l'innocenza. Anche quella del peccato.

Quanto dura una scena da protagonista?
Quante sono quelle memorabili che saranno nel futuro ricordate?

Stabilito quindi che per chi opera dietro le quinte non è indispensabile possedere il "phisique du role e la fotogenia, doti invece richieste all'attore, il cui compito è quello di rendere indimenticabile il suo personaggio, personalizzarlo ma non stravolgerlo.

Anna Karenina, ad esempio, potrà avere tanti volti e voci diverse, quante sono le attrici chiamate ad interpretarla, ma attenzione, le battute, saranno sempre e solo quelle scritte da Tolstoj.
Nessuna potrà impedire il suicidio di Anna e travolgere le volontà del deus ex machina.
Perché è dietro le quinte che si decidono i destini delle storie.
Marilena

mercoledì 19 giugno 2013

Pensieri

 Risveglio
Nonostante ci sia il sole stamani gira storto.
L'indizio inconfutabile di questa giornata appena nata, e già abortita, non è solo insito nel tono velletario dell'interrogativo che al risveglio s'è affacciato alla mente: "che vojo fà? chi vojo esse?" ma, piuttosto, nell'averlo pensato in dialetto romanesco, perchè da qualche tempo ho fatto caso che la lingua in cui formulo il primo pensiero del mattino è sintomatica della mia predisposizione umorale.
Ed il dialetto romanesco non preannuncia mai nulla di buono.

 Pensieri
"Che vojo fa? Chi vojo esse?"
Come se potessi davvero liberamente decidere cosa fare e chi essere!

 Vita reale
Dopo aver scritto questa pagina di diario uscirò per fare la spesa.
Prima, però, dovrò passare al bancomat.
Prelievo doloroso, ma necessario.
Le poche centinaia di euro in entrata sul mio conto inesorabilmente vanno esaurendosi alla stessa velocità con cui le spese vanno aumentando.
Ho smesso perfino di fumare.
In realtà ho smesso tante altre cose.
Bancomat e spesa (questo sarà l'ordine degli eventi) e poi andrò a lavorare.
Ed oggi è mercoledì la giornata peggiore della mia settimana lavorativa.

Cazzo di vita è questa?
Centellinare gli spicci necessari per la spesa con cui comprare del cibo per mantenersi in forze per poter lavorare per guadagnare sempre gli stessi pochi spicci coi quali non potersi comprare neppure il "cancro consapevolmente scelto" delle sigarette ma, in compenso, dover subire l'avvelenamento ambientale, ed alimentare, sempre pagati con la forza lavoro!!!

 Imperativo
Devo trovarmi un secondo lavoro.
Questo è l'imperativo.
Come lo trovo?
Lancio un appello su FB?
FB fa miracoli.
O almeno così si vocifera.
Con FB si riempiono le piazze, si creano società, si organizzano matrimoni, si progettano rivoluzioni.
Io voglio solo un lavoro.

L'appello
L'appello, intanto, lo faccio qui:
AAA signora over 50, seria professionista nel settore delle pulizie, offresi per uffici e condomini, nella zona di Roma.
Telefonare solo se seriamente interessati. Esclusi perdigiorno.

 Tutto ha uno scopo
Un'amica mi ha detto che tutto ha uno scopo nella vita.
Il mio dev'essere quello di lucidare le scrivanie!
 A questo punto una sigaretta quanto ci starebbe bene!
Una sigaretta farebbe sembrare addirittura romantica tutta questa mediocrità: io, in sottoveste rosa seduta al computer con la sigaretta tra le labbra, l'aria blasè, mentre computo pensieri esistenzialmente cinici che diligentemente poi appunterò su un block notes, perché i pensieri, quelli giusti, al pari dei soldi guadagnati non dovrebbero andare mai sprecati.

 Necessità
Ho bisogno di un altro caffè per dar l'avvio a questa giornata, stabilita stramba, dalla mia convinzione sul potere occulto dei pensieri formulati nel dialetto romanesco.

"Vado in cucina  a prepararmi un altro caffè."
Lo dico al mio pubblico immaginario (ho sempre avuto un pubblico immaginario fin dai tempi delle scuole elementari, quando ripetevo a voce alta le lezioni. Lo stesso pubblico al quale ora propino i miei racconti)

Mi rendo conto, però, che stamani i miei spettatori  non sono troppo convinti della mia perfomance, perplessi, non sanno risolversi ad applaudire e restano in silenzio: ce n'è uno nell' ultima fila che tossisce imbarazzato, qualcuno si agita sulla sedia, qualcun'altro esce di sala.

"Vado in cucina a prepararmi un altro caffè."
Ripeto la battuta con più convinzione.
 E, finalmente, arrivano gli applausi.
Marilena

martedì 11 giugno 2013

La Repubblica Delle Madri


 « La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine - maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale - che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia »
(Marcela Lagarde)

 LA REPUBBLICA DELLE MADRI
 Bellissime, seducenti e fiere, talvolta crudeli, altre ancora spavalde, spesso ironiche, ma sempre assolutamente consapevoli: femmine con gli attributi ma, per favore, non etichettatele amazzoni.
Questa, sommariamente, è la tipologia delle donne che abitano il mio blog, una comunità, profumata e rumorosa, di madri di tutte le età e di tutte le epoche, pronte a far esplodere, attraverso il racconto delle soluzioni personali, quella miccia innescata agli albori della rivoluzione francese, nel 1789, da Olympe de Gouges, antesignana di tutti i futuri movimenti per l'emancipazione delle donne che, al di là delle conquiste ottenute, è ai nostri giorni ancora inesplosa.
...che le donne sono le principale nemiche della loro stessa causa, e che quelle di oggi lo sono più di tutte, avendo adottando gli stessi metodi, e le stesse aberrazioni, di cui normalmente fanno sfoggio i maschi.
E, consapevolmente, uso il termine "maschi" per esaltare la natura predatrice e primordiale che, purtroppo, ancora molti appartenenti a questa progenie millantano come virtù.
Con la parola "uomini", invece, faccio riferimento all'evoluzione positiva della specie: un distinguo necessario.

Ma non del femminismo, realizzato o meno, che qui voglio parlare ma, piuttosto, della mia necessità di raccontare le potenzialità di un universo al femminile, attraverso queste mie storie che hanno come protagoniste donne, madri consapevoli di quel mondo il cui destino non hanno ancora potuto cambiare perché le leve sono in altre mani, meno compassionevoli e più rapaci.
Queste donne non sono nè amazzoni nè soldatesse, non vestono divise, non si ergono a tutrici di alcun'altra morale che non sia quella del rispetto e dell'accettazione, i cardini rappresentativi di quella civiltà, e di quel progresso, ancora per noi così lontani.
Queste madri, che non imbracciano fucili perché ripudiano la violenza come sistema risolutivo, sanno avvalersi, con malizia ed ironia, dell'intelligenza, della bellezza e della determinazione, per sovvertire l'ordine imposto all'interno delle mura domestiche, decretando così l'inizio di quella rivoluzione pacifica, seppur non indolore, che contribuirebbe a migliorare le società ed i governi.
 ...perché le rivoluzioni che portano ai veri cambiamenti, quelli strutturali, sono quelle che iniziano, in primis, dall'educazione dei figli e dalla rieducazione dei mariti e dei padri, contemplano il rifiuto delle regole ataviche di sottomissione e la denuncia di quelle violenze, morali e fisiche, che troppe volte terminano nel sangue.
 ... e non è lavando il sangue con altro sangue che si determinano i cambiamenti societari ma, piuttosto, attraverso l'acquisizione, espansa e condivisa, di quella cultura umanitaria ed illuminista, propugnata dai padri progressisti, con lo scopo primario di spronare all'evoluzione il "buon selvaggio" di J.J. Rosseau.