Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 29 maggio 2021

Pessimismo Liquido

 

E' nelle giornate di pioggia che il pessimista vede il bicchiere mezzo pieno.

Mattine extra large

Adoro le mattine extra large quando ci risvegliamo abbracciati nello stesso letto dopo esserlo stati nello stesso sogno.

martedì 18 maggio 2021

Inganno di primavera.



Cazzo, la odio questa primavera incolore, insapore, inodore. Filtrata dalla mascherina, l'aria sa di caldo stantio e i colori sono ruvidi, una stampa su carta vetrata il paesaggio, sbreccati i contorni dell'orizzonte. 
 Tutto appare parziale. Indefinito. Come la parte cancellata del mio viso, dal naso al mento: scomparsi i sorrisi e le smorfie di disapprovazione o di allegria. Scomparsa la bocca, e il rossetto che la rivestiva. Rosso brillante per le giornate positive. Rosso scuro per quelle come questa. Se rinasco voglio labbra nuove, da sassofonista, o da cantante jazz.
Labbra che continuano ad esistere anche sotto una mascherina.
 Stamani sono di umore scontroso. Una giornata black out con un sole guardingo ma instabile...cazzo, quanto la odio questa primavera. E la giornata che mi si prospetta davanti, piena di cose di cui davvero non m'importa nulla ma che pure sono costretta ad assolvere, mettendo da parte quelle di cui, invece, necessito e...'fanculo, è sempre così quando mi gira storto. Dovrei fare qualcosa per  migliorare la mia visione del mondo. E di me stessa. Difficile, per entrambe le cose. E non mi viene alla mente nessun espediente valido, nessun piano B a cui far ricorso. Non ho strategie e sono a corto d'idee per inventarne di nuove. La primavera dovrebbe essere la stagione della rinascita e non, come questa, della sopravvivenza: mi sento defraudata di questi giorni e di queste ore che non torneranno più. Consapevolmente costretta a riconvertirmi, ad adeguarmi. Ad arrendermi. La mascherina sulla bocca e una veletta sugli occhi, total black per oscurare questo piccolo sole codardo, che non scalda e non illumina.
Parodia di sole. Inganno di primavera.

 


martedì 11 maggio 2021

"Il fiore del mio giardino": le battute finali


Ad attendermi, alla stazione di Napoli Centrale, ci sono proprio tutti: Veronica, Garfield e Perez. In realtà Garfield è scortato da due agenti di polizia, (uno piuttosto anziano, prossimo alla pensione, e l'altro molto giovane, al suo primo incarico) e quando mi vede mi dice astioso, mostrandomi i polsi ammanettati: «Non voglio passare nemmeno un giorno di più in galera, quindi cerca d'inventarti qualcosa per tirarmene fuori.»
«Quanti anni ti hanno dato, Max?» Domando, dispiaciuta
«Sette, e ne devo scontare ancora tre. E devo anche risarcire loro due.» Con la mano indica Veronica e Perez.
«Di cosa ti lamenti?» Domanda Veronica, aggressiva «se ti fossi comportato correttamente non saresti finito in prigione.»
«E tu, William, cosa ne pensi?» Interpello Perez, leggermente in disparte dal gruppo.
Lui sorride sornione: «Fallo uscire.»
«Appena esco pareggiamo i conti.» Lo minaccia Garfield.
Perez, risponde alzando il dito medio.
«Cosa volete che faccia?» Domando smarrita.
«Sei tu la scrittrice: sta a te trovare la soluzione. Comunque di me non devi più preoccuparti, sto per partire.» Annuncia Perez.
«Stai per partire?» Esclamiamo all'unisono Veronica ed io.
Lui fa segno di si, e ci fronteggia col suo sorriso beffardo, da pirata.
«Dove vai?» Gli domando, stupita.
«Top secret, bellezza.» Risponde facendomi l'occhiolino.
«Ha dato la stessa risposta anche a me.» Veronica dice infuriata «Nell'ultimo capitolo. Ricordi?»
«Certo che lo ricordo, L'ho scritto io!» Ribadisco piccata..
«Allora ricorderai pure che lui mi aveva fatto la promessa di raggiungermi a Napoli. Cosa che non è mai avvenuta.»
«Stai interpretando la trama a modo tuo: non c'è nessuna promessa formalizzata.» Insiste lui, imperterrito. Mi guarda in cerca di un supporto «Diglielo anche tu che con c'era niente di definitivo.»

William Perez è il mio personaggio preferito, e si, lo ammetto, mi sono presa una cotta per lui. Non è cambiato affatto in questi quattro anni, tranne per una piccola cicatrice sulla guancia destra che lo rende ancora più interessante. Ma quando si mette di traverso  è davvero un gran bastardo.
Annaspo in cerca di una risposta neutra che soddisfi entrambi i contendenti. A salvarmi in corner giunge Garfield, che infuriato reclama la priorità per la sua vicenda personale, accusandomi anche di perseguire, nei suoi riguardi, un trattamento discriminante: «Ti preoccupi di loro ma non di me. Mi tratti come fossi un personaggio secondario quando invece sono io che reggo l'intera trama. Che movimento la storia. Il racconto è finito, ma io sono ancora in galera. Non era questo il patto!« Urla, tentando di aggredirmi. Ma i due poliziotti lo bloccano.
«Stai buono o finirai di scontare la pena in una cella d'isolamento.» Lo ammonisce il poliziotto anziano.
«Tu e Garfield avevate un patto?» Perez mi guarda e scoppia in una gran risata. «Ah le donne: scaltre più del diavolo o terribilmente stupide.» Continua a ridere, e con lui anche l'agente giovane.
«Solo quelle che frequenti tu.» Ironizza, in tono aspro, Veronica.
Perez sogghigna, e le strizza l'occhio: «Parlo per esperienza.»
Veronica scuote la testa incredula: «E io, secondo te, mi sarei dovuta rifare una vita con lui?» Mi domanda sarcastica.
«No, se leggi bene il copione, non c'è nulla di definito, e il finale è aperto.» Spiego paziente, cercando di farmela alleata.
«Aperto, come lo sportellino della gabbia da cui Van Gogh ha preso il volo. Non potendo divorziare dalla padrona ha deciso di evadere.» 
Alla battuta, stavolta, ride anche il poliziotto anziano.
«Van Gogh è fuggito?» Chiedo sconvolta a Veronica.
Lei fa segno di si e abbassa gli occhi, mortificata.
«Come è accaduto? Soprattutto, quando?»
«Per una mia distrazione, un paio di mesi dopo l'ultimo capitolo. Sono davvero dispiaciuta.»
«Dispiaciuta?» S'intromette, Garfield «Ma se non ti sei presa neppure il disturbo di cercarlo, e quando hai saputo di questa nostra adunata hai tentato di sostituirlo all'ultimo momento, solo che il nuovo pappagallo non somigliava neppure un po' a Van Gogh, e così non ti è rimasto che sperare che lei non te ne chiedesse conto. Se Perez non avesse fatto la spia, avresti potuto dirle di averlo lasciato a casa »
«Io non faccio la spia! Sono quelli come te a farla. E pensare che ti ho pure salvato la vita» Dice sprezzante. Poi, dopo una pausa calcolata, annuncia «Ad ogni modo Van Gogh è al sicuro, a casa mia.»
«E che ci fa a casa tua?  Lo hai rapito?» Domanda Veronica, caustica.
 «Ma fammi il piacere.»
«Lo hai rapito per chiedere un riscatto. Ne saresti capace. Van Gogh ha un valore inestimabile, e lei ti avrebbe pagato, senza neppure denunciare l'estorsione.» Indica me.       
«Smettetela! » Urlo isterica «Tutti!» Con un segno circolare indico l'intero gruppo.
 Anche i due agenti si sentono inclusi e si stringono al gruppo, come in una foto di famiglia.
«Ho bisogno di pensare a come porre rimedio a questo casino.»
«Non vorrei farti fretta, ma tra un paio d'ore ho un aereo.» M'incalza Perez
«Tu non andrai da nessuna parte!» Ribatto infuriata «Nessuno di voi  potrà andarsene senza il mio permesso.»

 Mi avvicino al poliziotto giovane e gli chiedo sottovoce: «Potete ammanettare anche loro?» Con lo sguardo indico Perez e Veronica.
«No che non posso: non sono imputati di nessun reato.» Obietta, respingendo la mia richiesta.
«Ci sono problemi?» Interviene l'anziano
«La signora vuole che ammanetti anche loro. Ha paura che scappino.»
«Mi sembra una buona idea. Ammanettali.» E poi rivolto a me: «Trovi una soluzione in fretta che inizio ad averne piene le scatole di tutti voi. E' il mio ultimo giorno di lavoro e guarda cosa doveva capitarmi: una banda di svitati.» 
«Ho solo una coppia di manette.» Si lamenta il collega.
«Ammanettali insieme.» Gli ordina brusco. Poi mi guarda e dice: «Ha mezz'ora di tempo, neppure un minuto in più, per trovare una soluzione, altrimenti ammanetto anche lei e vi porto tutti in centrale. Stia certa che un capo d'imputazione lo trovo. E forse più d'uno.»


Ovviamente Perez e Veronica si ribellano alle manette, soprattutto perché ora sono costretti a stare attaccati l'uno all'altro, e dopo le cose che si sono rinfacciati non è piacevole per nessuno dei due.
Veronica cerca di mettere quanta più distanza può tra loro, ma lui, imperterrito, la strattona verso di sé. 
«Hai un buon profumo. E sei sempre bellissima.» Le sussurra a distanza ravvicinata.
«Non parlo con i traditori.» Risponde lei, sulle sue.
«Non ti ho tradito, e non ho infranto nessuna promessa. Non si è mai parlato di amore ma di sesso. Sei tu che volutamente hai frainteso.»
Veronica e Perez, continuano a discutere animatamente, mentre Garfield, strettamente incassato tra i due poliziotti, mi lancia mute occhiate accusatorie.

Le soluzioni adottate nell'ultimo capitolo si sono rivelate un vero disastro: i protagonisti si detestano e il pappagallo si è dato alla macchia. 

«E' un racconto horror, questo. Ed io che pensavo d'aver scritto una commedia brillante.» Rifletto a voce alta.
«Hai un concetto molto personale della commedia brillante. L'unica cosa che nella tua trama ha brillato è stata la miccia che ha causato l'incendio» Dice Perez, sornione.
«Ha ragione, signora "Arsenico e vecchi merletti" è una commedia brillante "A piedi nudi nel parco"  "Stregata dalla luna", "Tutti pazzi per Mary", "Io e Annie" solo per citarne alcune, ma questa sua no...decisamente non rientra nella categoria.» Puntualizza l'agente anziano.
«Visto? Anche il rappresentante della legge dice che "Il fiore del mio giardino" non è una commedia brillante.» Mi sfotte ancora Perez, ridendo
«E allora a quale genere appartiene?» Gli domando acida.
«Catastrofico: viste le conseguenze.» Risponde per lui Garfield.
Tutti annuiscono, con risolini di scherno.
«La sola cosa che ha brillato nella tua strampalata storia è stata la miccia che ha causato l'incendio.» Perez, impietoso, gira il dito nella piaga.
«Avete sentito anche voi?» Urla Garfield ai due agenti « Ha appena confessato di essere stato lui ad accendere la miccia e provocare l'incendio.»
Il poliziotto anziano scuote la testa: «Sarebbe stata una confessione se avesse detto "è stata la miccia con cui io ho causato l'incendio" ma le parole pronunciate sono "è stata la miccia che ha causato l'incendio". Non è un'ammissione di colpa ma una  metafora per descrivere causa/effetto» 
Il poliziotto giovane  annuisce alle parole del collega: «Mi spiace, amico, ma non è una confessione.»

Alzo la voce per chiedere la loro attenzione, e poi in tono più conciliante per avere la loro collaborazione :«Ho bisogno del vostro aiuto per fare il punto su questi quattro anni in cui ci siamo persi di vista, sui motivi della vostra ...»
«Non ci siamo persi di vista.» Perez, m'interrompe sarcastico «hai tagliato la corda quando sul finale non sapevi più che pesci prendere. Hai liquidato tutti noi in maniera spiccia, secondo il tuo stile.»
«Sei ingiusto, e si vede che non hai letto nessun altro dei miei racconti. Sei un mercenario, Perez, è questa la verità.»
«Un mercenario» Lo ripete come se gli avessi fatto un complimento. «Anche tu, come Veronica, vorresti redimermi? Scordatelo! Io sono quello che sono e non intendo cambiare! Vuoi che diventi uno smidollato  come il suo defunto marito?»
«Non ti permettere di parlare così di Danny, lui era un uomo perbene che manteneva le sue promesse.» Risponde Veronica, reprimendo un singhiozzo.
«Un uomo perbene che però, non faceva sesso.» Replica Perez
«Il sesso non è poi così importante.» Ribatte stizzita
«Questo è quello che dicono le frigide, ma tu non lo sei, perché per i due capitoli non hai fatto altro che lamentarne la mancanza nella tua vita matrimoniale. Che il sesso non è importante lo hai detto solo per contraddirmi.» La provoca Perez, e lei, in risposta, gli strattona, con violenza il polso ammanettato.


Il poliziotto anziano, attira la mia attenzione sull'orologio al suo polso, e con le dieci dita spalancate, mi fa capire che mi restano solo dieci minuti di tempo per chiudere la faccenda.
Per che quel che riguarda Max Garfield la soluzione è facile, lo faccio uscire di prigione in modo legale, con un'amnistia, e poi lo spedisco a Point Nemo, il luogo più remoto e inaccessibile del pianeta, così sarò sicura che non farà altri danni. Rimarrà li per un po' a riflettere e a smaltire gli eccessi della sua arroganza.
Ma quale destino potrei invece programmare per Veronica Sorrentino e William Perez?

E' evidente che provano una forte attrazione fisica l'uno per l'altra, che nelle mie intenzioni avrebbe dovuta trasformarsi in amore, ma non avevo tenuto conto dell'irrequietezza di Perez e dell'impazienza di Veronica, insomma...non si sono dati il tempo necessario perché questo avvenisse.
Al diavolo...che se la sbrighino loro! E' questa l'unica soluzione.

Faccio cenno al poliziotto anziano di avvicinarsi: «Noi ora ce ne andiamo, ma loro due li lasciamo qui» Indico col capo Veronica e Perez «e non gli tolga le manette.» Dico decisa.
«Ne è sicura?» Mi domanda incredulo, mentre i due hanno di nuovo ripreso a litigare.
«Sì!» Rispondo senza tentennamenti «Perez ha in tasca un biglietto aereo...vorrà dire che quell'aereo lo prenderanno insieme.» Gli strizzo l'occhio e lui, che è un tipo sveglio capisce dove voglio arrivare. «Harry ti presento Sally"» Dice, schioccando le dita
«"Orgoglio e pregiudizio"» Rilancio io.
«"C'è posta per te"» Controbatte fulmineo.
«"Molto rumore per nulla"» Butto giù, il mio asso nella manica. 
«Non l'ho visto, ma colmerò al più presto il vuoto»  Si appunta il titolo del film sul taccuino.
Sono colpita perché  ha capito, senza che io dovessi spiegarlo, che sto puntando allo schema dell'incontro/scontro, usato con successo in molte com - rom, dove lui e lei al principio si detestano, fanno casini e poi finisce che si amano, anche se non era questa la mia idea iniziale, insomma Veronica innamorata di lui lo è già, anche se probabilmente s'è portata un po' troppo avanti nella trama, puntando all'amore eterno e al matrimonio. Perez, invece, è attratto da lei sessualmente. Tutto qui. Nulla di male. Anzi, sarà proprio questa attrazione il traino verso il lieto fine. Proprio come è nel finale dei film citati.

«E' ferrato nel genere.» Gli dico ammirata.
«Ho fatto la comparsa in molti romanzi di successo. Ho un nutrito curriculum.» Ammette, orgoglioso.
«Sono stata fortunata, allora, ad averla incontrata. Chissà, magari potrei darle un ruolo importante nel mio prossimo romanzo. Le piacerebbe?»
Lui scuote la testa e sorride: «La ringrazio ma da domani sarò in pensione e finalmente potrò interpretare solo me stesso.» Lo ha detto come una battuta, ma io ho capito che è vero.
«Quindi non ci resta che salutarci.» Gli porgo la mano e lui me la stringe cordiale.
«E di Garfield cosa ne facciamo?» Mi chiede incerto.
«A breve ci sarà un'amnistia, ma per il momento resta in galera.»

Ritorniamo entrambi verso il gruppo. 
«Max, devo salutarti, ma ci rivedremo presto.» 
«Non puoi liquidarmi così.» Urla infuriato, scalciando fra i due agenti che lo trascinano via.
«Verrò a trovarti a trovarti.» Lo rassicuro. Lui mi risponde con una sequela d'improperi che non mi sento di riportare. 

«Ehy...le manette...tornate indietro, dovete liberarci dalle manette.» Grida Perez agli agenti mentre li rincorre, tirandosi dietro Veronica che stavolta lo asseconda senza neppure recriminare per le strattonate. Ma i poliziotti e Garfield sono scomparsi, e a loro non resta che ritornare indietro.

«Le hai tu le chiavi, vero?» Mi chiede Veronica, speranzosa.
«No, non le ho.» Rispondo serafica
La mia risposta li fa infuriare coalizzandoli contro di me.
Finalmente hanno trovato una cosa su cui andar d'accordo, penso sorridendo, mentre salgo sul treno che mi riporta a Roma.

sabato 1 maggio 2021

A immagine di Rebecca


Esattamente ad un anno di distanza dall'ultimo capitolo, il 19, riprendo a scrivere, stavolta con l'intento di terminarlo, il racconto "Rebecca".

In questo lungo lasso di tempo ho prodotto qualche nuovo racconto, e in collaborazione col mio amico Angelo Fabbri "Chicago Blues"  un romanzo ambientato in America nel periodo della depressione.

 "Rebecca" sarà il mio ultimo racconto lungo.
O forse il mio ultimo in assoluto.

Per chi lo sto scrivendo?
Per me stessa (e per quel che mi riguarda non è un modo di dire), e per lei, Rebecca, alla quale ho dato un'intelligenza ed un cuore, ma non un destino.

Voglio, invece, che sia compiuta, perché lei, fra tutte le protagoniste dei miei racconti, è quella a cui tengo di più: quella alla quale vorrei somigliare se mi fosse data la possibilità di una seconda vita.