Senza nessun filtro, catturata dall'obiettivo, impietosamente imprigionata in un troppo reale bianco e nero, preclusa ogni via di fuga, la me stessa di superficie mostra tutta la stanchezza e il passaggio del tempo. Poco può mascherare la larga fascia posta tra i capelli e la fronte, inutile leziosità, tentativo di leggiadria, che il biancore crudele della luce traduce come una patetica necessità di fermare il tempo.
Odio le foto.
Odio gli specchi.
Come i vampiri vorrei non avere immagine e, come gli angeli, non possedere un corpo.
Se solo riuscissi a guardare con il candore di Alice forse, finalmente, accetterei anche la mia apparenza di superficie nell'incorruttibilità rigorosa della luce: en plein air.
Marilena
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