Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

martedì 23 settembre 2008

La stanza rosa

Adoro queste sue lenzuola da puttana.
Mi avvoltolo nel loro profumo sgargiante e ci ritrovo il suo odore.
La individuo nella penombra, poggiata contro la finestra, tra le dita la minuscola brace di una sigaretta.
Stasera è taciturna.
Diverso anche il suo modo di fare l'amore.
Troppa furia, non è da lei.
Vuole concludere in fretta per rimanere poi da sola con i suoi pensieri.
Mi guarda nel buio, la bocca leggermente contratta.
Si morde il labbro.
Una mimica da lolita che la rende ancora più sensuale.
Stasera, per la prima volta, c'è questa distanza infinita tra il letto e la finestra, e la mia valigia ancora intatta sulla soglia.
Come il presagio di un destino già forse deciso.
Troppa furia nel concedersi e nel prendermi.
Un odore nuovo sulla sua pelle bionda.
Ed un modo diverso di muoversi.
Sesso rabbioso.
Graffi di unghie e di parole.
Parlava ad un altro.
Ha preteso il buio, lei che ama gli specchi e le luci, e il  kitsch di queste lenzuola nere a magnificare la bianca perfezione del suo corpo.
E risaltare l'oro rosso dei suoi capelli irlandesi.
Un palcoscenico, questa stanza incredibile, dove lei si esibisce nel ruolo che le è più congeniale, quello della puttana.
E lo recita magnificamente.
Libera da ogni inibizione, docile o crudele, secondo l'estro del suo umore.
Nuda, in tutto questo rosa, a gambe aperte sulle lenzuola nere, con la bocca che sa di fumo.
Ma lei stasera non c'era, al suo posto solo una donna malinconica, molto bella e molto distante.
Un' estranea.
Ho trascorso tutta la notte ad aspettare la mia bellissima puttana, quella che sa eccitare le mie voglie e ingolosirmi di nuove.
L'attendo ancora, fingendo di dormire.
Ha finito di fumare e spento la sigaretta nella terra posticcia del vaso di un finto ciclamino.
Stucchi dorati e ciclamini di stoffa.
La sua meravigliosa bellezza.
E le sue splendide performance.
Rivoglio le sue dita pesanti di anelli e quel suo smalto volgare.
Rivoglio la puttana kitsch e non questa donna sconosciuta che indugia nel buio.
Questa donna mi è indifferente.
Non più angelo o lucifero, ma solo una come tante altre.
La rivoglio, ma lei non c'è già più.
Cancellata dall'amore per un solo uomo.
Cancellerà anche questa stanza.
Ridipingerà le pareti di asettico bianco e vestirà il letto con oneste lenzuola provenzali e, di tutto questo incredibile rosa, resterà solo il finto ciclamino concimato dalle braci ardenti delle sue sigarette.


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