Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

mercoledì 30 gennaio 2013

La storia di Andres Rubio, cerusico, sprimentatore ed ipnotista (cap 7)


Maria Engracia Naveros: questo miracolo, Andres, è opera vostra, ma sarà opportuno non farne parola.
Andres Rubio: non importa il nome dell'artefice, ciò che conta è che si sia realizzato.

 LA STORIA DI ANDRES RUBIO, CERUSICO, SPERIMENTATORE ED IPNOTISTA
 Galeno ha quasi guadagnato l'uscita quando avverte improvvisa l'urgenza di tornare indietro ed entrare nella stanzetta gremita, dove egli è il solo ad ignorare il miracoloso evento.
 Avanza in stato di trance col fagiano che lo guida fendendo la folla a colpi di becco.
Sta di fatto che questa perfomance, pagliaccesca e fuori tema, accolta all'inizio con malcelata meraviglia e molti improperi, subito espiati sul posto con un Ave Maria o un Pater Nostro, ha stemperato con note da baraccone quell'atmosfera già ultraterrena, con la luce che irradia remota a trasformare in altare da cattedrale il lettuccio che accoglie le spoglie mortali di Catilina.
Apertamente si ride quando il fagiano si pone al capezzale della santa, quasi fosse un arcangelo,
seppur nessuno interpreta quello spettacolino da fiera come un sacrilegio, ma piuttosto un divertimento escogitato dallo Spirito Santo per far volare Catilina in paradiso ridendo.
E' un miracolo all'insegna dell'allegria, diverso da tutti gli altri accaduti nel passato raccontati nei libri della Chiesa, più solenni ma meno partecipati, perché in nessuno si fa menzione di una rappresentazione come quella che sta andando in scena ai lati del capezzale di Catilina: alla sua destra l'uccellaccio arruffato e con una buffa aria mistica, e alla sua sinistra Galeno, in piedi su una seggiola con il sacabuche in mano e lo sguardo incantato su una nicchia nel muro.
Talmente concentrato che non sente le risate della folla e neppure gli sfottò, perché sta veendo qualcosa che nessun altro vede.
Una visione solo a lui concessa

 Insorge la folla contro quella discriminazione: davanti a Dio non si è tutti uguali?
S'alzano le voci e i toni. Non accettano che tra loro ci sia un privilegiato.

- Quando gli ultimi saranno i primi? - Chiede una voce sarcastica
- Di questo passo mai, se la precedenza l'hanno perfino i nani - Ribatte uno in tono amaro.
- Facciamolo sloggiare, e a turno saliamo sulla sedia. -  Propone uno tra gli applausi.

Ma pure c'è qualcuno che prende le sue difese

- Non sta facendo nulla di male, lasciatelo stare. -  Interviene una donna
- Magari è tocco e sorride al nulla. -  Le dà man forte un'altra
- Io lo conosco, gira per i mercati con quell'uccellaccio - dice un uomo indicando il fagiano -  è innocuo, tranne quando fruga nelle scarselle. -
Qualcuno ride alla battuta. Molti s'indignano.


 Andres sa che quel loro malumore non germoglia dalla rabbia ma dalla delusione del sentirsi ancora una volta esclusi. Una beffa. L'ennesima. E di sicuro non l'ultima.
Valuta che deve perfezionare il suo miracolo, confezionare una visione condivisa di fruscio d'ali e voci di vento. Corre a spalancare porte e finestre affinché il mormorio degli alberi e l'eco del vento propaghino fra le pareti con il loro sussurro ultraterreno. Non può suggestionare le menti di tutti ma se riesce a stimolare le più sensibili, le più fantasiose, allora ci sono buone possibilità di contagiare gli altri.
Ed è questo che accade quando la malia del giardino s'insinua nella stanza disadorna con le sue ombre di filigrana bisbiglianti di vento: fuggevoli contorni che si materializzano solo per un attimo alla mente prima ancora che alla vista. Ma tanto basta per compiere l'incantesimo, che una donna, cadendo in ginocchio, dice che un angelo le è passato accanto sfiorandola con le ali.

Dove? Chiedono tutti
Proprio qui, risponde indicando lo spazio fra il suo braccio e quello del suo vicino.
L'ho sentito anch'io passarmi vicino, ribadisce un giovane, e dai fruscii nella stanza credo che debbano essercene altri. Non li sentite?
E' vero, conferma un uomo, ho sentito odore d'incenso quando mi sono passati vicino.
Sono gli angeli che scortano le anime in paradiso. Sono venuti a prendere la santa, spiega un'anziana facendosi il segno della croce.

Galeno, sul suo piedistallo di fortuna, è sempre immobile concentrato nella sua visione, che differisce da quella della folla.
Un'apparizione ad personam, dove la nicchia nel muro è diventata il "golfo mistico"  (e mai termine fu più appropriato) dove gli angeli musicanti stanno accordando gli strumenti o si dilettano nell'improvvisazione. Galeno, in piedi sulla seggiola, è pronto, quando attaccheranno i fiati, a dar man forte col suo sacabuche.

Nel frattempo, gli angeli addetti alla traslazione dell'anima di Catilina si sono posizionati ai lati del suo letto, seguendo un cerimoniale invariato dall'inizio dei secoli, talmente ben collaudato che anche gli angeli minori, all'occorrenza, sarebbero in grado di eseguire. Poi solleveranno i lembi del lenzuolo su cui lei giace, e sulle dolci sinfonie della celeste orchestra s'involeranno in cielo esibendosi in spericolate volute acrobatiche. Ma è alla scena finale, quella dell'assunzione di Catilina in paradiso, che sono riservati gli effetti speciali più sofisticati, enfatizzati da un portentoso assolo di tromba che squarcerà la buia nube da cui eromperà la luce di Dio, e verso cui s'involerà
Ma qualcosa in quel meccanismo, nei secoli lungamente testato, s'inceppa, che l'angelo trombettista  invano soffia nell'ancia da cui non esce alcun suono. Ritenta ancora, e ancora, ma lo strumento rimane muto, impedendo alla schiera degli angeli di prendere il volo
Tutti guardano verso l'alto, col fiato sospeso, sorpresi da quell'imprevedibile fallimento divino quando da basso giunge in soccorso Galeno col suo sacabuche, esibendosi in un assolo fenomenale, e così potente da infrangere la barriera del suono, irrompere nel silenzio del purgatorio e coprire il clangore dell'inferno, spianando, al corteo degli angeli, la strada verso il paradiso.
Il miracolo è compiuto e la folla è in delirio.
Galeno, che in quell'assolo ci ha messo l'anima, s'accascia sfinito sulla sedia, ma è sollevato di peso e portato in trionfo dalla folla osannante che vede in lui il suo santo laico, insieme a Dio coartefice di quel miracolo

Nel suo angolo invisibile, Andres Rubio, stremato da quella regia oltremodo impegnativa, può finalmente abbandonarsi al sonno.

6 commenti:

  1. Risposte
    1. ahahahahah, non dire così, Antoine, che ho il forte sospetto che Dante si stia rigirando nella tomba!

      Baciotto

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  2. mentre Andres si riposa, anche io mi accingo a farlo, cara Amaranta! sono anche caduta vittima dell'influenza e guardo lo schermo fra le lacrime. un abbraccioooooooooo

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  3. Pupy, per l'influenza posso chiedere ad Andres d'intervenire con un piccolo miracolo :)))))


    Riposo, qualche rimedio farmaceutico e tante, tante coccole: questo il mio consiglio che, seppur scontato,di sicuro funziona :)))))

    In bocca al lupo!

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  4. Bellissimo finale Marilena, adoro i contrasti, e portare questo personaggio irriverente con le sue allegre buffonerie tra gli altri, esalta il racconto che ha tutt'altra atmosfera. Un bacio buffo mia cara fffrrrrr

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    1. L'irriverenza, alla fine, ha generato poesia e quella partecipazione squisitamente umana, di allegria e di risate grasse, libera ed entusiasta, priva di quella fredda solennità, maestosa e distaccata, che di solito si riserva a tali eventi, a rimarcare il confine tra l'umano e il divino.

      Qui i confini sono annullati, e l'umano si concede al divino (o a quello che presagisce divino) con la gioia pura, ed ingenua, di un bambino davanti allo spettacolo di un circo.
      Niente di più bello, e di più sacro, della condivisione di un miracolo come di un "mistero buffo".

      Bacio :)))))))


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