La magnanimità del dare e chiedere perdono prima della morte: no, non lo avrei mai scritto quell'ultimo biglietto.
...ma quella sera ho chiesto aiuto: non lasciarmi da sola per favore non stanotte ho paura di non farcela non lo sopporto il silenzio e le ombre, ti prometto che non ti disturbo che non ti chiamo solo mi conforta sapere che c'è qualcuno con me nell'altra stanza mentre io conto le ore eterne della notte e combatto la mia ennesima battaglia per arrivare all'alba.
Ma Peter Pan si è velocemente involato verso l'IsolaCheNonC'è, non ce l'ha proprio fatta a sentire le mani adunche della strega che si aggrappano isteriche ad un lembo della sua consapevolezza, si è spaventato dei suoi occhi bui e della sua bocca implorante prima, urlante dopo: un antro profondo e nero. L'ha lasciata sulla soglia della notte, come un sacco pesante di cui è meglio disfarsi.
Peter Pan se ne è andato senza voltarsi indietro neppure una volta.
E il portone ha inghiottito la strega.
E il silenzio l'ha frastornata.
E la paura l'ha travolta.
Quante lacrime ha versato fino a che gli occhi sono diventati asciutti, e ha smesso di torcersi le mani, e una gran calma è scesa sul silenzio di un palcoscenico senza spettatori.
Le streghe non hanno paura della morte: ma è davvero così?
Io ho cercato di capire se ero solo capace di minacciare o anche di realizzare.
La scatolina delle lamette è bianca e anonima ma di comprovata garanzia, marca storica nel campo, perché la morte esige, comunque, un minimo di rispetto. L'acqua tiepida del rubinetto che scorre come una carezza sulle mie vene e il filo tagliente che le incide: ehy Peter Pan, mi ascolti? sto tagliandomi le vene e la mia mano non trema, e che tu possa fotterti in eterno nella tua IsolaCheNonC'è.
Perdono?
Cazzo significa sta parola?
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