Ennui: noia, tradotta in francese, suona meno devastante ed un po più accettabile.
Ennui che trascina, lenta e svogliata, il suo lungo strascico da sposa, e raccoglie pigramente lungo il percorso sassolini ed erbette e piccoli insetti, strappandolo in più parti e imbrattandolo di polvere e di terra.
Il bianco dello strascico nuziale ha perso di splendore: una riga, imprecisa e scura, ne disegna il bordo, macchioline verdastre, come paillettes opache, lo ricamano sparse un po' dovunque.
Ennui ha già dileguato l'entusiasmo all'inizio del suo cammino verso l'altare.
Detesto la domenica. La noia della quotidianità, la lentezza dei gesti con cui esplico i riti di sempre, come una sacerdotessa che ha smarrito il credo nella sua religione ed ormai, solo per abitudine, officia le sue funzioni. E ancora la noia che mi rallenta le braccia e mi lega i pensieri, e forte è l'impulso di sedermi qui, davanti alla tastiera e scrivere di cose fantastiche per non cedere al pessimismo del lunedì imminente, continuando, però, a sentirmi comunque pressata dall'inevitabilità del quotidiano, per quel fottutissimo senso del dovere che da sempre mi limita.
Spalancare le porte alla polvere e all'incuria e permettere ai piccoli insetti dell'aria e della terra di trovare adeguata ospitalità nel mio appartamento. Immagino una casa surreale dove crescono i funghi sul legno e l'erba rigogliosa prolifica sulla soglia del terrazzo, un piccolo passero ha nidificato tra le stampelle dell'armadio e, ogni volta che apro un cassetto, mille farfalle colorate s'involano da quel loro rifugio per posarsi sui muri bianchi e giocare col sole.
Lasciare che il vento gonfi le tende e spazzi il pavimento, per invaderlo poi di foglie scricchiolanti, accartocciate dal sole, e godere dello stupore della lucertolina che da sempre abita un angolo remoto del balcone, di trovarsi d'improvviso nel centro di un fantasmagorico sabba di vento e luce e foglie e insetti...sulla soglia di quella chiesa che Ennui, consapevolmente, si rifiuta di varcare.
Marilena.
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