Sono le tre del mattino ma ancora non mi riesce di dormire. Parole urgono dentro di me che non mi riuscirà di dire. La stanchezza di questo giorno così caldo e pesante ha lasciato ora il posto ad un'ansia senza limiti: stati paranoici, esaltazione e frustrazione che s'incalzano. Devo fissare i miei pensieri su qualcosa di positivo, oppure devo stordirmi con qualsiasi cosa possa sortire l'effetto di una mascherina di etere. Quello che veramente adesso vorrei è una stanza insonorizzata, con pareti tappezzate da schermi di computer e potenti casse acustiche, per farmi ingoiare dalla musica. Niente altro che bianco e nero, e una voce incazzata che urla a piena gola e strangola un microfono, e si controce su stessa. Invece sono intrappolata in questo angolo di stanza, accecata quasi dalla luce violenta e caldissima della lampada, con gli occhi fissi sulla copertina verde del mio quaderno, ingobbita sulla tastiera come un pianista che cerca nel suo strumento la nota perfetta, e fissa esausto i tasti, bianconerobianconerobianconerobianconero smarrendosi in quel rigido e ordinatissimo percorso. Bianconerobianconerobianconerobianconero e pigia, ma i tasti sono muti e allora imprime violenza alle sue dita, ma quello che ottiene è solo un suono lungo e stridente.
Esaltazionefrustrazioneesaltazionefrustrazioneesaltazionefrustrazioneesaltazione.
Ho bisogno di qualcosa per arrivare al chiarore del giorno: un pensiero positivo, niente di malato o incoerente. Ho urgenza di quelle parole che sono però incastrate nel fondo della gola e non riesco a vomitarle fuori. Ho bisogno di una voce incazzata in un microfono o di una mascherina d'etere o di qualsiasi cosa con cui stordirmi.
Non sento l'esigenza di arrivare lucida all'alba, ma solo di arrivarci.
Marilena
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