Ho finalmente preso il coraggio ed entro da Auchan con gli occhi bagnati e le mani tremanti e il respiro a singulti, cerco tra gli scaffali dei prodotti per uomo la scatolina delle lamette. Sono agitata e ho paura che qualcuno possa intuire quello che mi passa per la testa. Il tremito delle mani è davvero forte: quanto coraggio mi costa staccare la scatola dal suo supporto! Non posso andare alla cassa solo con quel troppo visibile acquisto e allora,prendo anche un block notes, una penna e una bottiglietta d'acqua. Non so a cosa possa servirmi l'acqua, ma il block notes e la penna hanno una loro funzione. Esco. Nessuno ha visto quanto sto male: il respiro si è rappreso nella gola, gli occhi mi bruciano e la testa è in subbuglio. Dietro gli occhiali la devastazione deve essere invece visibile. Stringo la scatolina delle lamette tra le mani e penso che il primo e davvero difficile passo l'ho compiuto.
Non è facile entrare in un supermarket per acquistare la morte. E' il primo atto: sto concretizzando quello che fino adesso ho solo immaginato, e per farlo mi occorre una dose massiccia di coraggio. Quel coraggio che non appartiene a tutti.
Mi sento calma e forte come non mi succede più da tanto tempo. Potente, è il termine giusto. Ho smesso di piangere e nella mia testa inizio a scrivere brevi e toccanti messaggi di addio anche se so, che all'atto, non scriverò nulla, perché non serve chiedere scusa quando stai per ammazzarti, è sbagliato ed è umiliante doversi giustificare nell'ultimo istante della vita, per il male fatto da altri.
Cazzo, almeno quelli che restano si prendano le loro colpe, s'interroghino sul perché, si chiedano cosa avrebbero dovuto fare e i motivi per cui, invece, non l' hanno fatto.
La magnanimità del dare e chiedere perdono prima della morte :no, non lo scriverò quell'ultimo biglietto
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