Due cani molto grandi si contendono un osso che, invece, è davvero molto piccolo, e all'aspetto poco appetitoso.
Un osso come tanti che puoi trovare tra gli scarti delle macellerie o nei paraggi dei cassonetti delle immondizie.
Quest'osso, misero come abbiamo detto, giace solitario e seminascosto sotto il bordo di un marciapiede.
E' li da lungo tempo e nessuno ci ha fatto davvero mai caso, protetto comunque da quell'improbabile riparo.
L'osso, che ha subito ogni sorta d'intemperie, tra cui lo sbiancamento dovuto al sole, risulta ora fin troppo visibile, ed entrambi i cani lo hanno visto quasi nello stesso istante.
Si studiano per un breve momento soppesando ognuno la stazza dell'altro.
Uno dei due, però, gli è molto più vicino e gli basterebbe solo uno scatto veloce per afferrarlo e correre via.
Eppure rimane lì, in attesa, digrignando i denti e in posizione d'attacco.
L'altro, che forse avrebbe agito molto più astutamente, rimane sorpreso dalla reazione del molosso che, invece, è rimasto impassibile, in atteggiamento di sfida, aspettando una mossa. dell'avversario.
Gli ha dato un vantaggio che quello nemmeno si sognava.
Guadagnare terreno.
Avvicinarsi alla preda.
Avere una possibilità.
Così ora i due cagnoni, a distanza ravvicinata, si possono finalmente guardare minacciosi negli occhi, sbavare tutta la loro rabbia per potersi, da ultimo, azzannare a sangue.
Due possenti maori che si contendono il possesso di un fragile concentrato di calcio e cartilagine che giace lì, sorpreso esso stesso (semmai un osso possieda la capacità di potersi sorprendere) per quello strano e morboso interesse suscitato nei due giganti che, terminato il rito tribale haka, ora inizieranno a darsele di santa ragione.
Senza esclusione di colpi.
Ne rimarrà soltanto uno.
L'ossicino presto vedrà scorrere il sangue dei due contendenti.
E' un osso che odia la violenza, nonostante lui ne abbia subita dal momento che è rimasto unico reperto di un assemblaggio molto più complesso e, una volta, anche molto più vivo.
E, come previsto da copione, i giganti terminata la danza tribale iniziano la mattanza.
Ringhi. Ululati.
Morsi e colpi vietati, in un frenetico movimento di zampe e tumulto di corpi.
La battaglia è subito nel suo pieno.
Gran scuotimento di aria e odore di sangue.
Una lotta sleale, senza esclusione di colpi.
Nessuno cederà all'altro.
Ne rimarrà soltanto uno.
A questo punto, l'ossetto che non tifa davvero per nessuno dei due dal momento che la sua sorte è ormai segnata, attende rassegnato il suo destino.
Il festoso zampillo di una giugulare recisa stabilisce il vincitore che, stremato e ferito, addenta il trofeo.
Lo afferra tra i forti denti, friabile ed insipido.
Un'osso davvero da poco che neppure valeva la vita del suo pur valoroso nemico.
Il molosso, ora rilassato, se lo rigira tra i denti, ci giocherella con la lingua, lo ammorbidisce di saliva, lo succhia e lo rimpasta.
L'ossicino, ormai irrimediabilmente in balia delle potenti mascelle del gigante, annaspa frenetico nell'umido salivare come un naufrago che disperatamente cerca di risalire la corrente per non precipitare nel turbine delle cascate.
Non gli riesce il tentativo d'incastrarsi tra due solidi molari perché un colpo di lingua, ben assestato, lo spinge nel tunnel della faringe. Ma è qui, durante il terremoto sussultorio della deglutizione, che trova la strada della salvezza.
Di traverso, incagliato nella laringe, arroccato tra due pareti, tenacemente resistendo al violento scuotimento, tutto interno, che sconvolge la bestia in apnea, soffocata da quell'osso di cui non riesce a liberarsi, e che gli impedisce il respiro
Con l'ultimo colpo di tosse il cane vomita insieme anima e osso.
Al riparo sotto il bordo di un marciapiede, la piccola scheggia si è guadagnata l'immortalità.
Nessun commento:
Posta un commento