La schiera dei miei
Freaks si è arricchita di una nuova presenza, una vecchia signora bassa, vestita con un impeccabile tailleur nocciola che la disegna perfettamente quadrata: la faccia ancora molto liscia, le guance un pò flosce ed il mento a punta, occhiali d'ordinanza. All'apice incredibili capelli spumeggianti simili ad una enorme meringa poggiata sulla testa, alla base, invece, gambe talmente storte da ricordare le zampe ricurve delle poltrone rococò. Sbucata chissà da dove è entrata di soppiatto in un mio sogno, subito perfettamente integrata nella variegata e poco angelica schiera dei miei Feaks. Bassa, quadrata, linda e all'apparenza innocua, mi ha soavemente sorriso alzandosi sulle punte dei suoi mocassini per arrivare al livello del mio viso, mettendo così in mostra una chiostra di denti orrendamente devastati sullo sfondo sfocato di una gola-voragine. Le sue braccia si sono allungate a dismisura per afferrarmi, e ho visto da vicino i suoi occhi, la pupilla grigia e acquosa. Cieca. Mi ha afferrato tra le sue braccia-corda e la sua faccia intanto si andava trasformando in quella di mia madre, orrendamente devastata dal male e che sibilava improperi in una lingua gutturale. Dalla sua bocca arida e ormai del tutto sdentata fuoriusciva un alito di putrefazione.
Deve bere, ho pensato. Ora la faccio bere e ritorna normale. Ha sete e non riesce a dirlo. Si sta disidratando e a nessuno dei maledetti infermieri, là dentro, frega un cazzo.
Nella sua minuscola casa di nemmeno 40 mq non riuscivo a trovare la cucina. Angosciata dalla richiesta disperata di quei suoni gutturali cercavo disperatamente un rubinetto a cui attingere acqua. D'improvviso, poi, mi sono resa conto di trovarmi in un ambiente estraneo, una enorme stanza vuota e male illuminata e, nel fondo, una donna seduta su una sedia a rotelle, rozzamente legata allo schienale con un cencio sporco, che si divincolava ridendo in maniera sgangherata facendomi cenno di avvicinarmi. Quando l'ho vista in faccia ho provato un orrore indicibile, non era la vecchia signora quadrata e non era nemmeno mia madre: ero io
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