Ho liberato la mia scrittura dalla presunzione del genio riconducendola a mera esigenza personale, ed ancora ci ho ritrovato intatta tutta la mia passione.
(Amaranta)
Blogosphere mi ha dato la grande possibilità, col rendere pubblici i miei scritti, di vagliare personalmente il mio valore di scrittrice e ne sono emersi, prima ancora che i meriti, i limiti.
La fatica di scrivere partendo dalle mie limitatissime esperienze personali e col supporto di una cultura, seppur molto entusiasta, essenzialmente autodidattica e nozionistica, mi ha edotta di non essere assolutamente in grado di aspirare ad alcun altro traguardo da quello offerto da un blog.
In realtà il gioco della scrittrice mi seduce ancora ma, cadendo le ambizioni di protagonismo letterario, quello che resta è solo "pelle viva" e, d'altronde, ho sempre ritenuto arido lo scrivere senza esser letti, motivo per cui non ho mai tenuto un diario ma piuttosto ho coltivato l'abitudine degli appunti e delle annotazioni.
La certezza, oggi, è che non sarei potuta diventare null'altro che quella che sono per via della mia indole e dei miei bisogni esistenziali, della paura di vivere, di affrontare il mondo come singola persona.
Non credo al destino ma ad una nostra connaturata propensione a renderlo reale.
La paura di vivere ha compromesso la mia capacità sperimentale e, quando il castello di certezze e di agi della mia vita matrimoniale si è sfaldato, sono rimasta allo scoperto, assolutamente sola, in balia del mondo e delle mie insicurezze.
Un mondo che conoscevo davvero poco essendomi io volontariamente reclusa in una esistenza quotidiana e selettiva, tenendo a freno le mie irruenze, mortificando i miei desideri, decapitando le mie aspirazioni: il risultato è stato quello di essere una donna a metà, insoddisfatta ed incompleta.
Mi sono limitata a sopravvivere non riuscendo neppure a sfruttare quegli agi, quelle sicurezze, per cui avevo sacrificato buona parte di me, ma contribuendo, invece, in maniera efficace, a costruire l'infelicità a due.
Il mio estremo bisogno di rassicurazioni, quelle che nell'infanzia mi sono mancate, le ho cercate nella mia vita di adulta, all'interno della coppia e, col matrimonio, nell'ambito della famiglia che andavo costituendo.
L'opera, a cui mi sono accinta per lunga parte della mia esistenza, si è rivelata, alla fine, una mostruosità inconfessabile anche a me stessa.
A dire il vero, in tutti questi anni, non sono stata neppure troppo capita, forse mi sono anche espressa male, ma è questo che accade quando passivamente si accumula insoddisfazione, frustrazione e noia.
Negli anni del mio matrimonio mi sono letteralmente occultata al mondo.
I capelli eternamente spioventi sugli occhi, mi nascondevo dentro maglioni over size.
Avrei potuto permettermi un armadio di vestiti e ne avevo solo lo stretto indispensabile.
Mi rinnegavo.
Scientemente, non sono voluta esistere.
E' triste ammetterlo ma come donna sono venuta fuori dopo la separazione.
Per sopravvivere, prima ancora che per una scelta di emancipazione.
Marilena
Mia strega. Forse è ciò che vedi o ciò che hai percepito solo tu, o forse no. Ma, così fosse, la consapevolezza è il gradino più alto per potersi spingere oltre. E tu, sei oltre. Sei una spanna (in senso figurato, perché altrimenti si parlerebbe di km) sopra a molti.
RispondiEliminaE non ne fai un vanto.
Adoro chi si costruisce autodidatticamente.
Io sono di quelle costruzioni destinate a rimanere incompiute, un pò come le immagini del tuo blog.
RispondiEliminaGrazie davvero, Matteo, della tua stima che trapela da questo commento così lusignhiero.
Un bacio
A presto
Marilena
Siamo sorelle, ma abbiamo avuto vite diverse.
RispondiEliminaNon creder che io non t'abbia capita, anzi, una parte di me t'ha anche odiata, ma questa è un'altra storia, troppi anni son passati.
Io, addirittura, ho dovuto iniziare dal costruirmerlo l'armadio e questo m'è servito a molto, a tutto. Ho dovuto imparare ad amare, ad alzare la voce, a fare ciò che mai avrei voluto, ma anche questa è un'altra storia.
Il presente, quello d'oggi è l'accettazione di se stessi, priva dei rimpianti, priva dei se e dei ma o delle colpe da ricercare per forza da attribuire a qualcuno.
Non siamo più bambine.
I mezzi per crescere, se lo si vuole veramente li abbiamo tutti.
Ah....dimenticavo....alcuni demoni tuoi a volte, hanno invaso anche la mia vita, forse perchè siamo sorelle?
TVB
Elisena
Amore ed odio, spesso, viaggiano sullo stesso binario, ed il confronto, seppur acceso, io sono convinta che sia sempre essenziale.
RispondiEliminaIo non attribuisco colpe a nessuno, è solo una sorta di autolettura della mia vita.
Non è nemmeno un rimuginare nel passato ma, a ben leggere, una sintesi del mio presente.
Ripudio la mediocrità e la retorica, soprattutto per ciò che mi compete, e questo è già un passo importante che significa darsi un valore seppur nel riconoscimento dei propri limiti.
E' un punto di forza e non di debolezza.
Sono stata eccelsa nelle mie debolezze così come aspiro ad esserlo nella mia forza.
Un traguardo solitario.
TVB anch'io
Ma grazie, Lucy, soprattutto della frase conclusiva del tuo commento, che ancora una volta attesta che Blogosphere non è astrazione ma luogo vero d'incontri, di condivisioni e d'amicizia.
RispondiEliminaE quanto fanno bene al cuore queste tue ultime parole :)
Ma io non dimentico il positivo, ciò che ho costruito è sotto i miei occhi, facente parte del presente e che mi dà la spinta ad andare avanti.
Non è mai negativa un'analisi sincera di se stessi, cercare di capire/capirsi, penso dovrebbe essere obblogatorio nell'età della ragione. Dopo qusta sorta di autoanalisi mi sento meglio, mi svincolo da me stessa, da quella che sono stata e che, in tutta sincerità, ancora mi capita di essere, non più con la stessa cieca ostinazione, certo, ma è caratteriale e, questo, seppur non è una giustifica la voglio considerare una minuscola attenuante che, nonostante le forzature a cui mi sono sottoposta, più di tanto, cambiamenti, da me stessa, non riesco ad ottenere.
Le cose belle ci sono, un mio intimo vanto, di cui però ne tengo conto e non azzero davanti alle storture ma sono proprio le storture che vanno rivisitate e riviste, questo mio desiderio di chiarezza nei miei stessi riguardi alla fine libera, dalla soma delle responsabilità gratuite, chi fino a ieri gliene facevo carico.
E', in defintiva, un assunzione di responsabilità: una crescita.
Considerazioni sul mio passato e sul mio presente. E sulla scrittura.
Ed anche qui, in questo campo, c'è il rischio di essere fraintesi, che non è cercare consensi o incoraggiamenti, ma più semplicemente, ancora una volta, stabilire un punto da cui forse ripartire ma, sempre, tenendo conto della verità di se stessi.
Quando asserisco che la mia scrittura non può aspirare ad altro che al mezzo di un blog, non lo dico in senso negativo (io adoro Blogosphere e l'assenza, in essa, di referenti di qualsiasi tipo)ma, proprio grazie a questa opportunità è subentratata la consapevolezza dei miei limiti, e questo non significa la fine di un sogno ma ristabilire le cose nel loro giusto ambito e, ancora, andare avanti, con la stessa identica passione e la stessa abnegazione(la scrittura, infine, è solo questo che esige, dandoci in cambio moltissimo)che si ha quando si coltiva un sogno.
Il tuo commento non è assolutamente sconnesso, Lucy, io ho perfettamente capito ciò che volevi dire e te ne sono grata.
Un bacio immenso
Marilena
sei grande !!!
RispondiEliminaDetto da te, Antoine, mi commuove.
RispondiEliminaGrazie, davvero, per la stima.
Un bacio
A presto
Marlene