Stamani è andato in onda, in diretta, su uno dei tanti blog, un film di una violenza unica.
Oscena.
Un film senza immagini.
Sullo schermo non scorrevano fotogrammi. Ma parole.
Un blog aperto. Accessibile a tutti.
Una porta con le chiavi lasciate nella toppa.
Senza la protezione del moderacommenti, la serratura, la sicurezza che sempre andrebbe inserita per prudenza quando ci si assenta per un tempo abbastanza lungo.
Non per paura dei ladri, in un blog non esiste nulla che si possa materialmente portar via, ma per timore dei folli e degli stolti.
E di ciò che la follia e la stupidità possono produrrre a nostra insaputa
Una porta fiduciosamente lasciata aperta.
Ma con un avviso chiarissimo.
Una richiesta per la verità: Per favore non mettete commenti, nessuna mail, faccio fatica a rispondere, grazie.
Dopo aver dato una sbirciatina all'interno ed essersi accertati che il padrone di casa non può o non vuol ricevere nessuno, sarebbe morale attenersi a quel suo desiderio.
Elementare rispetto per una richiesta garbata. Esistenziale. O solo di sfinimento.
Niente c'è di più detestabile dell'invasione del proprio spazio quando espressamente s'implora la solitudine. Come momento necessario e vitale per se stessi.
Fosse solo per piangere. Per urlare.
Per fissare un muro. Per infrangere stoviglie.
Ed ancora più odioso se questa invadenza viene imposta in nome dell'amicizia.
L'amicizia non può arrogarsi nessun altro diritto se non quello della comprensione.
L'amico rispetta il silenzio.
Ed il bisogno di solitudine.
Permane nelle vicinanze se la situazione lo richiede. Discreto. Attento. Empatico.
Non s'impone granitico e perentorio.
Con la sua mole e la sua voce.
Ad elargire consigli, proverbi.
Perle di saggezza.
O ad assilare con la similitudine delle sue esperienze.
L'amico resta ad aspettare, per tutto il tempo necessario, dietro l'uscio.
Discretamente accertandosi dei tuoi bisogni immediati.
Magari l'esigenza di un kleenex.
Da porgere con una carezza e tornare dietro la porta.
Lui sa che tu sei là fuori.
Lui sa di non essere solo.
Lui sa che nel momento in cui avrà bisogno delle tue parole, del tuo conforto, della tua tenerezza, gli basterà spalancare quella porta e farti entrare.
Invece, stamani, la richiesta garbata affissa sull'uscio era stata strappata via.
C'erano urla ed invettive.
Consigli pratici.
Teorie.
Faccine amorfe.
Considerazioni musicali.
Considerazioni politiche.
Ed ancora urla ed invettive.
Ed ancora i sorrisini idioti delle faccine.
Un incubo.
Violenza.
Indifferenza.
Superficialità.
Supponenza.
Un film dell'orrore.
Un moderno cannibalismo.
L'odiosa indifferenza a quel dolore che aveva indotto a scrivere: Per favore non mettete commenti, nessuna mail, faccio fatica a rispondere, grazie.
Invece c'è stata l'invadenza manicomiale di tutti quei commenti che contenevano solo frasi assurde. Estranee.
Chiassose. Eccessive.
Provocatorie. Cattive.
Retoriche. Vuote.
Di circostanza.
Buttate lì, con la fretta e l'indifferenza di un passaggio dovuto.
Stamani si è consumata una dura violenza dietro quella porta lasciata fiduciosamente aperta.
Marilena
Nessun commento:
Posta un commento