Abbiamo bussato alle porte, mendicando un pò d'acqua.
Ma nessuna s'è aperta.
Nessuno s'è mosso a compassione.
Forse quest'enorme palazzo è abitato da clandestini.
Licantropi e vampiri.
Gente che si nasconde o che teme la luce del giorno.
Wanted: i nostri identikit, affissi sul muro del pianerottolo, ci guardano sfottendoci.
Non siamo noi quelle due "Barbarelle" futuriste, sommariamente vestite e armate di vertiginosi tacchi a stiletto, accuminati come lame.
Un oltraggioso travisamento?
Un depistaggio programmato?
Una spregiudicata operazione di marketing?
Nella realtà (semmai esiste una realtà materiale al dodicesimo piano di questo illusorio palazzo/miraggio) io sono quella con un sandalo in una mano e la sigaretta nell'altra.
Rebecca è la ragazzina che potrebbe essere mia figlia.
Potrebbe, e vorrei lo fosse o, ancor di più, vorrei essere lei.
D'altronde donne coi capelli rossi, gli occhi scuri e la carnagione chiara, ce ne sono nella mia famiglia e, al pari di Rebecca, niente affatto remissive.
Ma le similitudini terminano qui, che le femmine della mia progenie, nevrotiche, umorali ed istintive, si distinguono per quella spiccatissima, e più volte da me ribadita propensione alla tregenda, che pur m' appartiene e che fieramente rivendico come codifica di un nostro ipotetico blasone.
Aggressività e compassione, un binomio caratteriale alquanto faticoso da vivere e da condividere, così che quelle note di dolcezza, che pur ci sono e permeano il fondo, grezze come zucchero di canna, stentano ad imporsi come peculiarità predominante.
Dodicesimo piano, e chissà quanto altro ancora c'è da salire per giungere in cima
Fa caldo e Rebecca è vestita fuori stagione e durante la salita s'è fatta insofferente e disseminato di tracce il suo passaggio: un fazzolettino con le iniziali, un nastro strappato al corpetto, le calze da prima comunione e un guanto di pizzo.
Guardo con tenerezza questi suoi accessori da bambola, dai colori diurni e odorosi di lavanda, sparpagliati lungo le scale di questo palazzo/miraggio, apparentemente deserto.
Wanted.
Confronto la sua immagine proposta dall'identikit con la Rebecca che ho davanti e penso che non le somigli nemmeno un pò.
Il fumettista, sedotto dalla sua chioma di fiamma e dagli occhi di giaietto, l'ha travisata e rivisitata, immaginata straordinariamente perfetta, così perfino i suoi denti irregolari hanno subito un lifting odontoiatrico.
E' la solita vecchia storia che lo scrittore crea un personaggio e il lettore lo intende a suo modo, perfino nella connotazione visiva, non corrispondono i colori o le dimensioni, e così anche per la trama, suscettibile d'interpretazioni arbitrarie, al limite dell'abusivismo, molte volte per nulla inerenti al contesto o a quello che l'autore si è prefisso.
Il tutto sbrigativamente riportato sotto la dicitura: soggetto liberamente tratto...
Queste non siamo noi!
Urlo infuriata lanciando il sandalo mutilato contro il manifesto affisso al muro.
Non siamo noi!
Grido rivolta alle porte sbarrate.
Dodicesimo piano.
E dobbiamo ancora salire.
Per i perché dei tacchi vai a Dubai, Burj Khalifa, 163
RispondiEliminaSenza speranza di cavicchio, o gnocche!
Fin'all'ultimo piano son maschietti castrati da signore ormai sergenti
Il Burj Dubai a Roma......ma è meraviglioso!
RispondiEliminaEh si, direi che i tacchi sono all'altezza (mai termine fu più appropriato) della situazione.
Dunque tu sospetti che questo palazzo sia un harem a ruoli invertiti?
Come darti torto: le due signore sono vestite in lattex e gli stivali da domina non promettono nulla di buono!
Ruoli invertiti: uomini che non sono più uomini e donne che sono uomini: che brutto mondo!
Quei tacchi alti e affilati, che van tanto di moda, sembrano voler reggere l'insicurezza delle donne disposte anche a incespicare pur di apparire ciò che non sono.
RispondiEliminaChe esche interessanti che lanci!
Cristiana
Disposte ad apparir ciò che non sono o, peggio ancora, convincersi di esserlo, ancor di più, ambire di diventare.
EliminaNon importa a costo di quali sacrifici, rinunce e mutilazioni ed umiliazioni.
Un falso mirggio, questo si, che l'altezza morale non è mai determinata dai centimetri del tacco.
Grazie a te Cristiana, di espandere ed approfondire, con l'intelligenza sensibile dei tuoi commenti, gli argomenti trattati nei miei post.
Un caro saluto :)
Incespicare sul 12 piano con tacco 12 a spillo : ha una sua speculare coerenza suicida.
RispondiEliminammmmmmmmmmm, quei tacchi, Lucy, mi sà che sono molto di più che 12 cm, ma concordo con la coerenza suicida (o, di ceto, la possibiltià di potersi fare molto male inc aso di caduta :)
Elimina... E, andare oltre (13° piano...) a piedi nudi, ha una sua diabolica coerenza... vitale o suicida???
RispondiEliminaEhilà, Claudiotta, che fai da contrappunto a Lucy?
EliminaVitale o suicida......dipende da quanto fiato resta una volta arrivati in cima.
Non direi da contrappunto...! Piuttosto, elaborazione... Il fiato, spesso, è una questione di motivazioni...
RispondiEliminaTVB
Hai assolutamente ragione, Cla: il fiato, spesso, è una questione di motivazioni...
EliminaE se prendessimo l'ascensore con un comodo tacco 6/8 non spilloso ma femminile e glamour
RispondiEliminaper questo 13° piano ?
Giusto, più si va in alto e più cala l'altezza dei cm dei tacchi.
RispondiEliminaFattore di comodità e di sopravvivenza.
Ammiro il tuo pragmatismo felino, Lucy.
Baciotti, dal mio quarto piano, ovviamente privo d'ascensore :)