« Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»
«Dove andiamo?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare»
(Jack Kerouac - On the road)
On the road
E così, stamani, farei volentieri la valigia e partirei per una destinazione qualunque, lontano dalle mie storie di Roma, lontano da me stessa (è solo un sognare, quest'ultima cosa, che il peso dei miei desideri, al pari di quello delle mie ossa, sono imprenscindibili gli uni dalle altre, e devo per forza di cose trascinarmeli dietro, ovunque io vada e con qualunque stato d'animo).
Più una fuga che un viaggio, lo confesso.
Poi, il mese d'Agosto, ha da sempre la facoltà di deprimermi.
Reciprocamente ci detestiamo, seppur le abbiamo provate tutte per trovare un punto di contatto, abbiamo, alla fine, dovuto convenire che questo non esiste e che siamo ormai troppo oltre per un ulteriore, e di certo fallimentare, tentativo.
Ma stamani il richiamo della strada è davvero forte se fa così presa su di me, refrattaria da sempre al fascino della vita on the road, che la mia casa me la trascinerei sul dorso come il guscio di una chiocciola, ma che oggi, volentieri, mi strapperei di dosso per vagare mutilata, ma leggera, con le scapole sanguinanti laddove c'erano le fondamenta ora estirpate, permettendo perfino a qualche passante d'insidiarmi con la domanda: che fine hanno fatto le tue ali?
Perchè, in realtà, quello è il posto delle ali e, forse, anche per me lo sarebbe stato se io non mi fossi improvvisata, nel corso della vita, costruttrice edile di una struttura precaria e traballante, materialmente fragile, perchè di mattoni effimeri e di malta scadente, cosicchè quelle ali sulla mia schiena sarebbero risultate incongrue, quasi una bestemmia, perchè chi aspira alla solidità del suolo, così come ho fatto io, non ne ha diritto.
Presuppongo che questo mio pressante desiderio di strada, e di libertà, sia solo un bisogno dei miei nervi troppo provati, risultato delle notti insonni e dei pensieri in balia del caldo e delle ossessioni, e del vuoto, profondo ed assoluto, che di nuovo si spalanca come l'unico spazio possibile dove potermi involare con le mie ali fasulle.
Marilena
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