Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 6 dicembre 2009

Innocenti ossessioni



Aveva bisogno del suo specchio per avere la conferma di essere viva.
E di una sua fotografia, per avere la prova di essere davvero lei la donna nello specchio.
Fingeva, agli occhi del mondo, consapevolezza della sua identità.
Una recita.
Ma l'ossessione di quel dubbio la tormentava.
Così, quando nessuno la guardava, si fissava a lungo nello specchio.
Studiava i dettagli del suo viso confrontandoli con quelli della donna della fotografia.
Era vitale, per lei, questo riscontro tra l'immagine visiva e quella del ritratto.
Acquisiva, in questo modo, la certezza di essere viva.
E la conferma di essere davvero lei.
Rassicurata, riponeva lo specchio e la foto.
Fino al momento in cui il dubbio l'avrebbe di nuovo assalita.

8 commenti:

  1. Con estrema semplicità hai descritto la solitudine interiore dell'essere vivi senza un'anima.
    Molto malinconico sto racconto, ma vero!
    La conferma di essere se stessa spetta solo alla protagonista, creatura in ogni caso dominante poichè la sua trasparenza agli occhi del mondo si materializza nello specchio e dalla foto.
    E' difficile riconoscersi e una volta acquisita un'identità così precaria, è facile perderla di nuovo.
    Ma io nello specchio e nella foto ci "vedo" La Fenice, uccello immortale!
    Non so perchè ma la protagonista "muore" e rinasce ogni volta che confronta il suo sguardo nello specchio e nella foto!
    Elisena, colei che odia essere ripresa da obiettivi e macchine fotografiche!

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  2. Scritto interessante, con una verità sottile, come lo spessore di quello specchio, di quella fotografia che ci restituiscono una nostra immagine, che ci sembrerà sempre deformata, strana, impossibile, estranea nonostante tutto. L'immagine dello specchio siamo noi, ma è il riflesso di noi, quel piccolo segno sul viso che per tutti è a destra ora si fa a sinistra. Ci sconcerta, ci confonde ancora di più, eppure siamo noi visti da un'altra parte.
    Ecco che una foto ci può ridare quel senso di quotidianità, di quasi normalità, per ritrovare per qualche istante un miraggio di se stessi. Un bacio mia cara strega oscura

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  3. Elisena, ma è bellissimo davvero questo tuo commento. L'interpretazione che hai dato al mio racconto me lo fa rileggere in maniera diversa dalla motivazione da cui era, invece, scaturito.
    Molto più bella la tua lettura.
    Regali un'anima ed una speranza alla protagonista.
    Il mio punto di partenza era l'ossessione vera e propria. Quella patologica. Psichiatrica.
    Una maniacalità simile potrebbe ascriversi ai rituali del D.O.C. (Disturbo Ossessivo Compulsivo). Una patologia che mi ha sempre affascinato. Nel mio antro c'è Iggy, il killer-salamandra, che è affetto da D.O.C.
    Sono maniaca anch'io. Ho i miei riti. Ovviamente molto blandi.
    Ovviamente molto segreti :)
    Ma, nella ragionevolezza dell'evento, è tipico di molte persone.
    In questo racconto, invece, l'ossessione è vera. Una malattia.
    E non è affatto innocente.
    Un bacio, sorella strega, perchè al pari di me odi qualsiasi tipo d'intrappolamento da obiettivo.
    Marilena

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  4. In quanti modi possiamo vederci, Lucy?
    O cercarci?
    Perchè non sempre vedersi è facile.
    Essere sicuri di un corpo e di una vita.
    L'ossessione delle foto, io l'ho avuta in maniera molto blanda, ovviamente, e per un periodo davvero limitato.
    La difficoltà di riconoscermi nelle foto.
    Non scherzo.
    Non mi vedevo io.
    Non vedevo qualcun'altra.
    Sapevo di essere io.
    Ma, comunque,quelle foto mi sembravano il proponimento di un inganno.
    Un trucco.
    Dialoghi surreali con lo psicologo.
    Alla Woody Allen.
    Ora ci ironizzo Lucy, ma ricordo il mio imbarazzo solo a tirar fuori l'argomento
    Nel tuo commento, molto mi ci ravvedo.
    Ed è molto bella la parte conclusiva:

    "Ecco che una foto ci può ridare quel senso di quotidianità, di quasi normalità, per ritrovare per qualche istante un miraggio di se stessi"

    Un bacio, Lucy
    A presto
    Marilena

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  5. Guardardosi allo specchi con la volontà di sviscerare i dettagli ci fa capire chi siamo davvero. post davvero coinvolgente in uno stile, il tuo, davvero unico

    Clelia

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  6. Ricevere i tuoi complimenti, Clelia, per me è davvero un piacere, perchè penso che tu sia tra le blogger più interessanti, ed alternative.
    Grazie davvero
    Marilena

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  7. Ciao Marilena,bello il tuo scritto,molto intimo e personale,mi sono sempre chiesto se gli altri ci vedono, come noi ci vediamo allo specchio,o in modo diverso o distorto.
    Buona giornata Marilena.
    Un bacio.

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  8. ......mi sono sempre chiesto se gli altri ci vedono, come noi ci vediamo allo specchio,o in modo diverso o distorto.

    E' un bell'interrogativo, Massimo.
    Affascinante.
    Ed inquietante.
    La percezione di noi varia molto, suppongo, dalla diversità degli occhi che ci guardano.
    Siamo visti dall'esterno senza avere, noi stessi, la stessa possibilità in quello stesso momento di vederci.
    Siamo visibili agli altri, sotto questo aspetto, ed invisibili a noi stessi.
    Ma va bene così. O, altrimenti saremmo sempre troppo autocontrollati. Troppo presenti a noi stessi, in maniera ingombrante.
    Un bacio, Massimo
    Buona domenica
    Marilena

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