Un piccolo sole bianchissimo e freddo, così diverso da quello rosso e ardente dell'estate, che tutt'oggi le mie ossa hanno inutilmente invocato. Detesto l'opaca cornice di argento annerito entro la quale svogliatamente trascino, con movimenti lenti di lucertola, le mie ossa umide già infiacchite dall'inverno e dalla quotidianità.
Lizard si allunga e sbadiglia, adocchia uno stretto rettangolo di sole e ci si incapsula dentro come in un utero, caldo e provvisorio, di certo insufficiente per una vera rigenerazione, ma bastevole per una breve sosta ristoratrice.
E si lascia così facilmente irretire da quella effimera promessa di calore, concedendosi ai raggi, nodosi ed incerti, del senile gennaio che le sussurra ingannevoli promesse di estati ardenti e premature.
Languida, Lizard, si lascia sedurre dal lussurioso miraggio.
Immobile, quasi trasparente nella controluce, finalmente s'acquieta.
Ciao, come vedi ho iniziato a costruire il mio blog. Adesso devo metterci i contenuti!
RispondiEliminaCiao a presto
Giovanni