I Freaks sono sul piede di guerra, sempre più incessanti i loro assalti notturni, sempre più raffinate le loro tattiche di guerriglia. Non riesco a fronteggiarli con la lucidità necessaria perchè, ultimamente, troppo spesso mi lascio sopraffare dal languore: tolgo gli anfibi e svuoto le cartucciere, sciolgo i capelli ed indosso corpetti femminili. L'amazzone si riscopre donna. I miei capelli scompigliati recano traccia dell'impazienza delle sue dita. Non voglio tornare nel buio del sogno, almeno per un pò voglio lasciarmi cullare ancora dalle sue braccia e ridere delle sue battute e sentirmi voluttuosamente bene.
Non c'è Alice in quegli abiti minimi, nè la seduttiva Amaranta, nè l'oscura Kindred, ma ci sono io, Marilena, la donna. E la cosa meravigliosa è avere la certezza che lui vuole davvero me. Solo me. Così, come sono.
Per lungo tempo sono stata sulle barricate vivendo solo per fronteggiare il nemico.
Così, la guerra, sarebbe potuta diventare l'unica ragione della mia vita dove lo scopo ultimo non sarebbe stato nella necessità di una vittoria ma nell'esigenza di continuare a perpetrarla.
Non spaventa il nemico ma bensì la sua assenza, perchè la sua assenza è quella del mondo.
Guardo negli occhi i miei Freaks, e non mi riesce di odiarli e non perchè io sia estremamente buona o gandhiana (tutt'altro, io non concepisco la filosofia del "porgi l'altra guancia" e non sono facile al perdono), ma soltanto perchè loro hanno colmato quello spazio che, se fosse rimasto vuoto, avrebbe potuto riempirsi, in maniera abnorme e paranoica, di tanti ritagli di me.
Io, controparte di me stessa. Sono certa che questo, alla fine, mi avrebbe distrutta.
Ed invece sono apparsi loro, i Freaks, i miei piccoli attori, crudeli ed eroici, fantasiosi e distruttivi.
Hanno animato i miei scenari immobili, ossessivi. Hanno ristabilito il ritmo del tempo.
I miei piccoli cattivissimi Freaks hanno fatto si che i miei sensi non cedessero all'oblio. Mi hanno tenacemente impegnata in uno scontro per me impari, duro ma vitale. Mai avrei potuto vincere contro di loro, ma, in ultimo, non era la vittoria l'obiettivo da raggiungere.
Così ho imparato a sopravvivere e poi, di nuovo a vivere.
Non ho quindi nemici.
Non ho nemici, ma persone da cui prendere le distanze, beh quello si.
E lo sto facendo. Non perdono, non ci riesco.
Il male ricevuto è stato davvero grande e non posso far finta che nulla sia accaduto.
Dimenticare.
Cancellare.
Rimuovere.
No, non lo farò.
Bisogna conservare la memoria delle cose accadute.
Una memoria intatta e pulsante.
Marilena
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