Guardo mia madre e vorrei non vederla. Non essere qui. Avere una possibilità di fuga. Tutto di lei mi dà dolore. I lineamenti deformati dalla malattia. Gli occhi che, rimpicciolendosi, hanno assunto un taglio asiatico. La mano sinistra ormai del tutto chiusa. Un pugno serrato. Come orgolioso gesto di sfida. Questo vorrei riuscire a credere. Ma no, è soltanto l'avanzare impietoso del male.
Impotente, posso solo abbracciarla, nella sua estrema, sfinita fragilità.
Le sue ossa sono noccioli tintinnanti. Il suo cuore un seme d'uva. I suoi capelli......
I capelli sono la parte di lei che più mi fa male.
Ostinatamente scuri. Sottili. Incredibilmente lisci. Come quelli di una bambina.
Capelli vivi su un fragilissimo teschio.
E le unghie.
Che velocemente ricrescono, lunghe e dure.
Su dita che ora sono solo ossa.
Cosicchè le sue mani ricordano quelle di un vampiro.
Mani che mi affascinano. E mi ipnotizzano.
Quando danzano cieche nell'aria.
E disegnano misteriosi geroglifici.
O cercano di afferrare ombre.
Cerco di parlarle. Ma non ci riesco.
Cosa le racconto?
Di un mondo che lei ha dimenticato. O che, se ancora ne conserva sbiadita memoria, le farebbe ancora più male sentirne la storia, dal momento che da un tempo infinito non ne fa più parte?
Così rimango in silenzio. L'accarezzo. La stringo. Ma non mi riesce di parlarle.
Muove le mani inseguendo contorni d'ombra. Cosa vede?
Cerca di afferrare i folletti dell'aria.
Che la irridono.
E la fanno arrabbiare. Così lei tenta, a fatica, di sporgersi dalla sedia a rotelle per catturarli.
Si agita. Suoni stentati le escono dalla gola.
La calmo. L'abbraccio.
Sono qua io. La rassicuro.
Ma vorrei essere lontana.
E' questo che invece penso.
Ad una possibilità di fuga.
Marilena
Se vuoi farti una risatina guarda le vignette su Metil sul mio blog
RispondiEliminaGrazie dell'invito Bibi e Bibò. Non ho guardato solo le vignette, ma letto anche il resto.
RispondiEliminaInteressante il tuo blog.
Fà sorridere, ma anche riflettere.
Ti leggerò ancora
Marilena
Grazie per la visita,ciao
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