Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 29 gennaio 2015

La lampada di Aladino




Mi risulta complicato scrivere della mia vita, perché non distinguo tra i ricordi e ciò che è frutto della mia immaginazione; la pura verità può risultare tediosa e per questa ragione, senza rendermene conto, la modifico o la enfatizzo, anche se mi sono proposta di correggere questo difetto e di mentire il meno possibile in futuro"
(Isabel Allende - Il diario di Maya)

Difficile, per chi lo legge, districarsi tra le pagine del mio blog, ne sono consapevole io per prima, perché qui tutto si accumula, la mia vita di superficie e quella sotterranea, ed immaginifica, dell'antro.
Eppure, quest'ultima, nonostante sia popolata di personaggi di pura fantasia, è vera quanto quella reale.
Principio di uno scrittore è non annoiare il lettore, saper rendere emozionante ciò che, visto con la lente della normalità, può risultare banale. Nessuna vita è mediocre se la si interpreta con lo sguardo innocente di un bambino che, rovistando nel fondo di un cassetto, scopre inedite meraviglie negli oggetti che gli adulti, invece, hanno etichettato cianfrusaglie, dopo che usurati dal loro continuo impiego hanno perso smalto e spessore, fino a diventare invisibili, depotenziati di qualsiasi attrattiva quando è venuta a mancare quella della pratica.
 La loro visibilità è strettamente legata all'uso, a quella loro indispensabilità che, una volta decaduta, causa un inceppo o un funzionamento più lento, sbrigativamente, quando non sono gettati subito via vengono accantonati in un cassetto con l'onorevole intento di una loro futura riparazione, che quasi mai avviene, perché fuori, nelle vetrine occhieggiano facsimili più attraenti e più moderni.
Così, quelle cose inutilizzate sono destinate all'abbandono, finché un giorno, un bimbo curioso ed annoiato, apre quel cassetto e li riporta alla luce e, attraverso il suo sguardo, risplendono nuovi, inediti, fantastici.
Una resurrezione.
La possibilità, per quegli oggetti, di una seconda vita più eccitante di quella fino allora vissuta e unicamente finalizzata allo scopo della loro funzionalità, cosicché una vecchia teiera, nell'immaginario del bambino, si trasforma in qualcosa di magico e prezioso: la lampada di Aladino.
Qualcosa a cui affidarsi e non su cui fare affidamento.
Irrazionale, certo, questo mio ultimo ragionamento, se non fosse che la fantasia non conosce limiti né confini, perché la fantasia è quel luogo dove tutto è possibile.
Dove tutto può essere.
Dove tutto può accadere.

E' così che un giorno ho scoperto la botola segreta, ubicata nell'armadio della mia camera da letto, che tramite una scala a chiocciola conduce ai sotterranei del mio antro.
Ho aperto, una sera, l'anta dell'armadio e mi sono accorta che un angolo del suo fondo risultava leggermente sollevato dalla base. Ho pensato al deterioramento del tempo, che anche il legname migliore, dopo tanti anni di uso continuo, può subire cedimenti. Ho provato allora a  spingere, col palmo della mano per vedere se ci fosse un qualche modo per ricompattare la frattura, e con l'aiuto di una torcia, poiché era proprio uno dei due angoli più interni, ho provato a valutare il danno e la possibilità di una sua riparazione, rendendomi conto che la scollatura aveva prodotto una fessura di un certo spessore e dalla quale trapelava un vaghissimo chiarore lunare.
Impossibile, mi sono detta, che la luce della luna, attraverso la mia finestra, rifulga fin dentro l'interno del mio armadio.
Impossibile.
Ho scoperto quella sera che "impossibile" è una parola che dovrebbe essere cancellata dai dizionari, perché guardando più attentamente nella fenditura, ho capito che la luce che intravedevo nel fondo proveniva dalla luna che s'affacciava da un'altra finestra, ubicata in un accesso, fino a quel momento segreto, del mio armadio.
Ho provato allora a sollevare ancor di più l'angolo scollato e ho sentito, sotto le dita, l'impugnatura di una maniglia, una solida manopola che facilmente potevo sollevare e così scendere, tramite una scala a chiocciola, che si snodava proprio sotto i miei piedi, in una stanza segreta, silenziosa, dominata dalla penombra, e che aveva come unico arredo un divano rosso.
E le tende spalancate sulla meraviglia di un paesaggio sconosciuto, illuminato dalla stessa luna che intravedevo dalla finestra della mia camera da letto, nell'eternità delle mie notti insonni.
Impossibile, è una parola inventata dagli uomini per circoscrivere, con la razionalità, la sicurezza dei propri territori mentali, ed erigere barriere di protezione dietro cui trincerarsi per respingere, insieme alle proprie paure, tutto ciò che non rientra nei parametri prestabiliti del sensato, cosicchè tutto ciò che non trova riscontro in tali schemi è visione, allucinazione. Follia
Marilena

6 commenti:

  1. bello pensare che in ogni casa abitata ci sia un accesso nascosto. bello pensare che dentro di noi ci sia un accesso nascosto che ci porta al nostro più intimo io.

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    1. Ci sono endi, queste stanze segrete, dentro e fuori di noi: solo che non sempre le vediamo, o forse più semplicemente, non ne sentiamo l'esigenza.
      Una vita pienamente soddisfacente, ad esempio, non ha bisogno di un supplemento di fantasia, se poi c'è è un ulteriore arricchimento.
      Per alcuni altri, invece, rappresenta una sopravvivenza alla solitudine, alla prigionia, alla insoddisfazione di una vita che non ci gratifica.
      Ma in ogni casa abitata, endi, c'è sempre un accesso nascosto.
      E quella casa abitata siamo noi stessi.
      Un abbracccio :)

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  2. Impossibile, sì: l'impossibile che solo un'invenzione al non sentirsi i certi, ormai i compiuti — accanto un dio qualunque a tener banco —, il non volersi confessare il sapere il non capire quel ciò che sta d'attorno e si lascia accadere ad un mai da capire

    E quanti son gli armadi dentro a armadi che tu li scavi; e allora tu ti accorgi, che ci sei già, stessa luna, a raccontare il te che sempre cerca i suoi dubbi e sempre trova quello che i certi e senza armadi — un dio di scorciatoia da paradiso — non troveranno, non cercheranno mai per non soffrirsi carne di una carne

    Un saluto

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    1. Andres, i tuoi commenti mi emozionano sempre.
      Immagino tutti quegli armadi in una sorta di scatole cinesi, dove puoi perderti, oppure ritrovarti se davvero cerchi e non accetti solo ciò che l'esterno appare.
      Un abbraccio
      E grazie :)


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  3. Razionalità e ragione sono parole che ci hanno aiutato a uscire dai secoli bui dell'ignoranza e della paura. Purtroppo siamo talmente grati a questi concetti, che li abbiamo elevati a modus vivendi.
    Tutto quello che non rientra in queste piccole scatole semplicemente sembra non esistere. Ma così non è.
    Gli splendidi spiriti della fantasia, della magia, dell'occulto ci permeano e ci chiamano.
    Fortunata tu che in un domestico angolo buio hai trovato la porta per un nuovo fantastico reame.

    Ancora una volta un punto di contatto tra noi. Se ti va leggi "Il mio gatto" (http://racconti-brevi.blogspot.it/2012/06/il-mio-gatto-racconto-fantastico.html)

    Un abbraccio
    Ago

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    1. Certo che lo leggerò, AGO, e con vero piacere.
      Finalmente domani è sabato e avrò tempo per fare un giro nei blog amici, da molti dei quali latito, per le ragioni note, da troppo tempo.
      ......e non è mai facile sfuggire alla realtà, soprattutto se a quella realtà sei costretto e non ti piace, una via di fuga c'è sempre: ed è la fantasia.
      E così tutto diventa casa: la mia casa reale, che pur mi rappresenta, e l'antro immaginifico che sempre m'accoglie e mi rassicura.
      Un abbraccio, AGO
      Passerò durnte il week end dalle tue parti.
      A presto :)

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