...però qualcosa si è spezzato in me, nonostante la mia risolutezza e la mia caparbietà di andare avanti, nulla è più come prima, nè forse sarebbe giusto lo fosse. Sarebbe come voler credere che il valore dell'esperienza è circoscritto al momento del presente, che non lascia code, positive o negative, o solo d'intensa riflessione.
Tanto di quello che io ho profondamente amato è parte di un mondo che non c'è più: e questo è la prova che l'eternità è solo un concetto umano, che il tempo è composto da fasi, e che noi viviamo tante vite ed abitiamo tanti mondi, in una unica esistenza.
Il mondo dell'infanzia, dell'adolescenza, del mio periodo matrimoniale e quello del dopo, non esistono più, cioè, continuano ad esistere i luoghi ma molti di coloro che li abitavano sono morti, altri andati via, altri ancora diventati estranei.
Ciò che prima mi apparteneva un giorno non è più stato mio: cancellati i miei punti di riferimento, annullate le parentele, universi interi inghiottiti da una morte o da un abbandono.
Ma pur rimane sempre l'esperienza.
Dio, quanto ci piace questa parola e quanto a sproposito la usiamo.
Se fosse vero il valore assoluto dell'esperienza non si farebbero più errori o, almeno, non si ripeterebbero, ma tante e diverse sono le occasioni che ci offrono opportunità di sbagli, che non abbiamo che l'imbarazzo della scelta per commetterne di nuovi.
Poi, dalle rovine, quasi sempre subentra l'imperativo della ricostruzione.
Dallo sfacelo di un mondo se ne ricava uno nuovo (passando attraverso il detto del "chiudi una porta, si spalanca un portone" peccato, però, che non valga per tutti) più bello, più solido, con dentro più opportunità.
Personalmente è da un bel po' di anni a questa parte che cerco di ricostruire salvando dalle macerie il salvabile, ma il portone, per me, non si è mai aperto nonostante mi sia spellata le dita a bussare e a gridare per palesare la mia presenza, e la mia volontà di passare dalla porta dei vincenti.
La mia timidezza esistenziale, l'insicurezza, i rifiuti e gli schiaffi, le occasioni mancate, il non esser davvero capita e, forse, qualche volta di troppo, solo usata, questo di certo non m'incentiva nel tentativo di ricostruire ancora una volta un mondo, forse l'ultimo, che gli anni non sono più dalla mia parte.
Un mondo possibilmente stabile, equilibrato quando occorre dal supporto dei farmaci e dal mio sempre più stentato autocontrollo; libero, dove quello che conta è la mia volontà e le mie esigenze (non desideri, che quelli sono altra cosa); indipendente, che questa è la conquista più bella, e forse l'unica cosa davvero positiva, che io abbia prodotto.
L'amore, in questa ipotesi di nuovo mondo...non lo so, io sono una persona strana, timidissima nel pubblico quanto tumultuosa nel privato, di certo non ho mai lesinato sui sentimenti.
Oggi sono di nuovo sola, ma in realtà, se vado a rileggere le mie due passate e più importanti esperienze sentimentali, il mio rapporto matrimoniale durato ventitre anni e questa lunga relazione durata, tra prendersi e lasciarsi, più di dieci anni, mi rendo conto di non averle sapute gestire, togliendo troppe opportunità nel primo caso e concedendone, invece, in sovrabbondanza nel secondo.
Ma è pur vero che il periodo del mio matrimonio è stato il più rassicurante della mia vita, quello dei progetti e della loro realizzazione, quello del calore della casa e della famiglia, soprattutto della condivisione.
Tutto quello che è accaduto dopo è stato un salto nel buio e senza rete.
Ma non è un vuoto recriminare il mio, o dare voti, (che a me stessa darei uno zero assoluto) ma una presa di coscienza, un capire quanto si può sbagliare e ostinatamente continuare nello sbaglio, sapendo poi che nella desolazione che sempre sopraggiunge, non ci sarà nessuna parola capace di consolarmi, nessuna carezza in grado di rianimarmi.
Guardo le mie macerie esistenziali e piango.
Ma vado avanti.
Perché al bivio della vita c'è solo quello della morte.
Altre ipotesi non riesco a prenderle in considerazione.
Tutti noi abbiamo una sola vita ma nel tempo di questa ne viviamo tante. Non solo per l'età, ma soprattutto per il susseguirsi delle vicende. Tanti le definiscono destino. Io no. Spesso un particolare stato d'animo ci porta a scambiar i sentimenti (c'è differenza tra amore, amicizia, liberazione e sottomissione....)ma non dobbiamo mai farcene una colpa. Però, nella vita, camminiano tutti su un campo e seminiamo sogni, dolori, speranze, amori, sperando che alcuni germoglino ed altri muoino senza lasciar cicatrici. E' impossibile. Il seme che è uscito da noi ha già prodotto la cicatrice.
RispondiEliminaE poi ci accorgiamo, un giorno, che la nostra mente è sempre "bambina", la voglia di continuare a seminare è sempre forte ed anche se il nostro corpo non è più lo stesso, non ci rassegniamo. Sopravvivenza? No, non credo. L'uomo, in genere, è per non la solitudine, per la condivisione e non s'arresta mai, neanche quando arriva a quel bivio!
TVB
Elisena
A quel bivio, Eli, c'è la rassegnazione (sia per continuare a vivere, sia per morire), è questa l'ipotesi che io non prendo in considerazione.
RispondiEliminaRassegnarsi......eh si che l'ho fatto, tante volte, ma credo che sia umano, per sopportare e limitare ma, sempre, c'era una motivazione a questa rassegnazione.
Oggi non ho neppure questa.
Ma hai ragione tu quando dici che l'uomo è per "la non solitudine", perchè la solitudine quasi mai è una scelta ma, di certo, un periodo necessario per decantare il passato, smaltire rabbia e delusione, piangere (se occorre)e dopo uscirne, in qualche modo ritemprati, rinvigoriti.
Così, però, è facile dirlo, ma applicarlo a stessi e alla propria vita è ben altra cosa.
Il rischio è quello di smarrirsi.
Ma a me non capiterà.
Un bacio, e grazie del tuo appassionato commento
TVB anch'io
Oscura davvero mia cara,
RispondiEliminama inuna donna come te, non ci sono solo quei ricordi che sembrano lontani di mondi finiti,
c'è un altra vita, diversa, ma sempre interessante e da vivere.
La ricchezza fervida della tua mente lo dimostra ad ogni riga.
Un bacio e mille fusa
E' una vita difficile da tirar fuori, Lucy, oscillo, come si vede dia miei testi, tra momenti d'enfasi e di depressione acuta.
RispondiEliminaL'equilibrio, che mi sembra di afferrare, continua sempre, però, a sfuggirmi.
Eppoi il passato è molto più semplice da leggere del presente perchè ha un inizio ed una fine anche se, mi rendo conto, che non serve a nulla questo tipo di analisi.
La mia fantasia, Lucy, è depressa anche quella......si sta inaridendo.
Ed anche Blogosphere è un mondo che inizia a starmi stretto: L'entusiasmo è scemato, non credo di avere più molto da dire, forse anche questa esperienza s'avvia alla sua conclusione.
Il mondo reale e quello virtuale iniziano a somigliarsi troppo, la stessa noia, la stessa apatia, come dejavù che si rincorrono.
Un bacio, e grazie sempre, della tua preziosa amicizia
A volte basta un alibi scintillante perché il più inafferrabile degli intenti assuma contorni confortevoli e consistenza sufficiente a rendere il futuro malleabile!
RispondiEliminaE'sempre possibile nascondere una cicatrice
dimenticarne la causa non si può, il percorso tortuoso di crepe profonde diviene un pentagramma dell'inconscio.
Non ci sono parole che possano fare breccia se non quelle maturate dal tuo istinto e coscienza, se pensi di perdere... hai già perso.
Capisco la nostalgia del passato e alcuni rimpianti, ma quella era la cosa giusta, la scelta di quel momento, in quella situazione...ora stai guardando da una finestra, non sei tra la folla di allora...
Mari, la forza l'hai dentro... lo so che c'é... lascia che ti guidi...
Un abbraccio con tanto affetto
Giulia
Ciao Giulia, grazie innanzitutto per questo tuo commento, come sempre molto attento e molto profondo, e che mi da la possibilità del confronto.
RispondiEliminaCerto, hai ragione, non si vive di ricordi e, credimi, non lo faccio che, altrimenti, avrei gettato la spugna già da un pezzo.
L'enorme differenza tra la mia vita di un tempo e quella di oggi......no, neppure da parlarne.
Ho sempre rivendicato, anzi, la mia indipendenza acquisita con le mie sole forze per pensare di ritornare ai modelli del passato, sia di quello remoto, sia di quello più recente.
Ma come per tutte le cose vissute davvero, in cui si è dato l'anima e, se possibile, qualcosa di più, il dolore e l'amarezza sono così grandi e devastanti che non è possibile guardare con pacatezza, saggezza, parsimonia emozionale al futuro se prima non si è diluito il presente appena passato.
Ho smesso di urlare, che tanto non serve a nulla, e pure a discorrere, che serve ancor di meno, agisco, vado avanti, seppur con difficoltà ma ho bisogno di questo spazio non per i rimpianti ma per le mie riflessioni.
E' questo il senso del mio diario.
Poi, se i rimpianti ci sono, è giusto saperlo dire, non vergognarsene, se questo serve a ristabilire una giustizia, una verità, o solo uno stato d'animo.
Eppoi, i ricordi fanno parte della vita, anche quelli brutti: io non voglio dimenticare nulla nè, tantomeno, fare la superiore davanti al mondo con un atteggiamento blasè, quando avrei solo voglia di piangere (e non mi riesce).
Davanti al mondo devi sempre mostrarti forte, strafottente se occorre, "con le palle": il mondo non accetta gli sconfitti.
Qui, su queste pagine, il mondo non esiste: ci sono solo io e le mie esigenze.
Se dovessi controllarmi anche qui, farmi bella, essere figa, allettante, seducente e menzognera, riguardo al periodo che sto passando, sarei solo una parodia.
Sto male e sto cercando di andare avanti.
Le parole mi aiutano a farlo e i ricordi fanno parte della vita e credo di non usarli come alibi di assoluzione o di condanna.
Grazie davvero, Giulia della tua vicinanza
Contraccambio l'abbraccio
Un bacio
Marilena
P.S. - Non ho perso ma non ho neppure vinto :)
Cara Marilena,
RispondiEliminaA volte la realtà non è quella che vorremmo e a volte le parole non le intendiamo per quello che rappresentano o vogliono esprimere, così, attraverso una evoluzione mentale s’innesca un processo di trasformazione che ribalta in un certo senso i significati. Realtà e parole, sfaccettature diverse secondo l’angolazione da cui le guardiamo e le interpretiamo.
Non ho mai pensato che qui devi essere diversa, controllata, non é per questo che molti di noi vengono qui, ma per l'opposto contrario, per la tua vera personalità, per il modo di esprimerla, per la potenza della parola, per quella forza e forma con cui la esprimi e per tutto quello che sentiamo nel leggerti.
Penso che la linea dell'equilibrio dell'animo (parlo in generis) abbia non solo nel tempo la sua matrice, per quanto possa essere concepita e mantenuta viva nell’esercizio del pensiero, diventa inevitabilmente precaria nella pratica della vita. (ne sono io stessa testimone)
L’alternativa dei ruoli crea scambi continui di posizioni e di azioni; le passioni si accavallano, le ansie ci affaticano, i nostri ricordi ci plasmano e ci modificano “Ho più ricordi che se avessi mille anni...” diceva Baudelaire.
Ribatto... "ho mille anni di ricordi"... e aggiungo "dolorosi"...
E' anche questo che avvicina gli animi...
Ti auguro una notte tranquilla
Un bacio
Giulia
E' esattamente questo il senso del mio scritto ma anche fare un punto, per l'ennesima volta, di quello che è stata e di quello che è, la mia vita.
RispondiEliminaLo psicologo ha sottolineato come, ancora una volta, io non abbia progetti per il futuro.
Ma quali progetti posso fare?
Vorrei mollare tutto e andarmene, ma non posso farlo, la mia precarietà materiale (casa e lavoro) mi legano a Roma.
Non ho alcuna prospettiva di cambiamento vero: abito la casa dei ricordi, questa dove vivo, e non posso venirne via.
I ricordi del passato ed ora anche i ricordi di ieri che, di certo, non mi facilita nelle mie crisi esistenziali.
Trovare un lavoro da un'altra parte......ma cosa trovo? Questo part time almeno è in regola......non posso fare, alla mia età, un salto nel buio definitivo, irreversibile. Devo fare i conti con la realtà e, credimi, è piuttosto difficile.
Fossi un pò più giovane qualche rischio lo correrei e, questo, rende ancora più pesante il tutto, questo essere indissolubilmente legati a un luogo, a una realtà, ed avere la consapevolezza di non poterne venire via.
E non posso nemmmeno più raccontarmi favole :)
Un bacio e grazie, dal profondo del cuore
Marilena
Cara Marilena,
RispondiEliminala mia non é presunzione, ma credimi, le cose non sono come tu le vedi! Tutto quello che tu dici di non poter fare, io l'ho fatto 5 mesi fa... ho lasciato casa e lavoro e mi sono riinventata la vita, sono partita da zero, da un'altra parte del mondo, il tutto in una settimana... se vorrai parlarne, lo possiamo fare in privato...
Volere é potere, io ci ho solo creduto fino in fondo...
Un grande bacio
Giulia
Volere è potere
RispondiEliminaE' giusto e, nella stragrande maggioranza dei casi è vero.
Forse anche nel mio.
Trovare il coraggio di mollare anche quelle minime certezze......ma è proprio questo il punto: se fallisco non avrei più un posto dove tornare.
Sò che non è presunzione, quella tua, Giulia, ma esperienza e, per questo, il tuo stimolo, il tuo incoraggiamento, hanno un valore aggiunto perchè non si tratta solo di bei discorsi ma di vita vera.
Mi piacerebbe conoscere la tua esperienza perchè la trovo esaltante e coraggiosa.
Lasciare un lavoro, ed una casa, in tempi così neri, ci vuole davvero un coraggio immenso e tanta determinazione.
Sei stata davvero in gamba!
Un bacio immenso
Marilena
L'esperienza aiuta a non commettere gli stessi errori ma non ci tutala dal commetterne altri, magari più gravi.
RispondiEliminaMi ha colpito quel portone che per Te non si apre ad ogni porta che si chiude.
Parli di Te in modo pessimo,distruttivo. Perdonami se Te lo sottolineo, ma lo trovo sbagliato, così non ne verrai mai fuori.
Dici di non avere più sogni da realizzare, ma ce n'è uno che secondo me hai trascurato da sempre e che ora dovresti prendere in seria considerazione.
Dici di avere dato tanto, e senz'altro è vero, di avere lottato per la Tua indipendenza e libertà, ma come lo hai fatto? Davvero pensi che chi ha ricevuto si sia sentito tanto amato e per incapacità di comprensione e riconoscenza Ti abbia ferita? O meglio, pensi che non era all'altezza di ricambiare il Tuo amore?
No, Marilena,non è così. Ciò che a Te manca è l'amarTi. Ti sei mai voluta bene? Ora sorriderai pensando che ho detto una bestialità, ma non è così. Volersi bene insegna l'amore, che si riflette sugli altri, su chi ci è accanto, naturalmente. L'amore non è dare solamente, non è pretendere con ribellioni e sottomissioni repentine... Non ho la presunzione di insegnartelo io, nè penso possa farlo nessun altro, ma se non ami Te stessa non amerai mai nessuno, e ogni Tuo buon proposito si ritorcerà inevitabilmente contro Te.
Belli i commenti di Giulia, ecco...Lei si sa amare, con armonia. Sconfitti lo siamo agli occhi degli altri se tali ci riteniamo noi stessi. Tutto torna, e se Ti ami... Ti ameranno in tanti. Inteso come tante persone, dai parenti, agli amici, ai conoscenti.
Ti regalo un sogno... impara ad amarTi :))
Scusami se sono stata un pò... realisticamente dura?... Ma sai che sono sincera e mi dispiace vedere una Donna intelligente come Te... ritenersi sconfitta!
Un bacione e buon fine settimana.
Ciao francesca......non so da che parte iniziare.
RispondiEliminaCioè, il mio primi impeto, è stato quello di pensare: facile parlare quando non si è dentro la storia.
Ma poi mi sono detta che avendo lasciato possibilità di commento, sarebbe stato più opportuno accettare il confronto e cercare di esprimere al meglio il mio pensiero, che non è cercare nè di convincere, nè di tirare dalla mia parte, che non è di sicuro questo lo scopo del mio scritto, nè tanto meno avere il coro di vestali che compiangono o lusingano.
Tu, Francesca, ovviamente, parti da presupposti parziali, da ciò che è trapelato dalle pagine del mio diario, e che, mea culpa, non possono di certo sopperire ad una cronaca giornaliera ed in tempo diretto.
Scrivo quando trovo il tempo e la voglia (che ormai anche quella scarseggia)e, di solito, scrivere queste pagine mi dà sollievo e sensi di colpa al contempo.
Sensi di colpa perchè è impossibile parlare di me stesssa in maniera astratta o per metafore e, quel parlare di me, inevitabilmente coinvolge anche un intero mondo, il mio, sconosciuto a tutti.
Raccontare non è facile, raccontarsi ancor meno. Cerco di farlo onestamente, non concedendomi sconti, nè abbellimenti, ed ora, a differenza del passato, anche in maniera più sommessa, meno irruenta.
Mi sono trovata spesso anch'io nella posizione di esprimere, se non un giudizio, almeno un parere e, davanti a realtà palesi mi sono resa conto che il mio parere era sbagliato perchè condizionato, in primis, dal modo in cui IO concepisco il mondo e mi muovo al suo interno, e che vedere, appunto, le situazioni dall'esterno è molto diverso dal viverle.
Io non ho mai parlato nel dettaglio dei fattori, e ci sono, che condizionano le mie scelte e non ho mai adebbitato i miei sbagli, e le mie responsabilità, a nessun altro che a me stessa.
In questo sono una Giovanna D'arco, creedimi, e l'unica dote che mi riconosco è la coerenza nei riguardi degli altri, seppur non sempre ne sono stata contraccambiata.
@Francesca
RispondiEliminaUna sconfitta......si è sempre sconfitti davanti ai fallimenti (se rimane meno duro possiamo dire progetti non realizzati, ma la sostanza non cambia)e i fallimenti nella vita li sconti o, almeno, le persone normali, quelle che tutti i giorni devono destreggiarsi, da sole, con problemi non sempre facilmente risolvibili.
Non mi voglio bene......forse hai ragione, su questo. Quando stavo iniziando a volermi bene sono precipitata di nuovo nell'inferno dei sentimenti. Non voglio più parlare di questo, ma la devastazione la sto pagando di nuovo ed è un prezzo altissimo.
Forse non sono capace di voler bene.
Forse lo faccio in maniera stupida.
Ma sono sempre una persona sincera: non racconto balle, la mia verità di ciò che sono e di ciò che ho è visibile agli occhi del mondo, ho una sola parola, non farnetico e, soprattutto, quando occorre, mi prendo le mie rsponsabilità.
Non mi creo alibi, nè diminuisco la portata delle mie azioni.
Forse, per questo, che non mi voglio bene:)
Bè, mi sto producendo in una sorta di difesa di me stessa......chiedo scusa, ma ho capito, seppur tardi, che fare la puttana, anche nei sentimenti, rende molto più che essere onesti.
Che non ho più la voglia di allinearmi e nemmeno cercare di farlo al pensiero comune di ciò che è giusto e sbagliato, opportuno o meno, e di tutti quei discorsi psicologici che non portano a nulla, solo a scavare un divario ancora più grande tra me e il mondo.
No, Francesca, io ho saputo amare, solo che ho amato uomini che non erano all'altezza.
Ammetto l'alterigia di questa mia affermazione e, credimi, se ti dico ancora, che non lo scrivo tanto per una rivalsa o un tardivo scatto d'orgoglio, no, è una presa di coscienza che non è di adesso ma che, come tu scrivi, sbagliare non ci esime dal commettere nuovi errori.
Il sentimento non lo domi con la ragione ma le umiliazioni costanti e continuate, ad onta di ogni ragione e raziocinio, possono alla fine, ucciderlo.
Ho amato davvero, ho messo in gioco tutto e di più, persino orgoglio e stima, non ho nulla da rimproverarmi, da parte mia c'è sempre stata lealtà e verità.
Mi spiace, Francesca, solo la fine di questo tuo commento, quella frase:
Ti regalo un sogno......impara ad amarti
La durezza di questa frase la trovo eccessiva......un giudizio stabilito, ma su cosa?
Un bacio, Francesca, e comunque grazie :)
Marilena
Cara Marilena,
RispondiEliminahai pienamente ragione. Ti chiedo scusa se Ti sono apparsa indelicata. Cancellalo pure il mio commento se in Te suscita dispiacere, non era questo il mio intento.
Quel mio “Ti regalo un sogno …” era solo per strapparTi un sorriso, sappiamo bene entrambe che simili doni non sono fattibili, non c’era nulla di duro o di offensivo.
Ti ringrazio per la Tua garbatissima risposta.
Ti Auguro ogni bene,
sempre con stima :)
Francesca
Ehy Francsesca, io non ce l'ho con te, con questo tuo commento, intendo.
RispondiEliminaIo capisco, invece, le motivazioni delle critiche, e sono consapevole di espormi, ogni volta che scrivo qualcosa, ad un giudizio, ad una critica.
Non temo il confronto ma ho paura dei giudizi netti, anche di quelli dati per stimolo.
La mia vita, qui, non è che posso raccontarla tutta e nel dettaglio, coinvolgerei altre persone ma, quando parlo dei sentimenti o faccio delle valutazioni sul mio passato o sul mio presente, inevitabilmente rischio, sempre, di tirare in ballo qualcuno.
Questa è la difficoltà del tenere un diario on-line ma non posso di certo rimanere indifferente su cose che personalmente mi toccano e fanno ancora molto male.
Dovrei raccontare della mia infanzia (eh si ci ho provato, tanto tempo fa ma non sono andata avanti, troppe persone dentro, troppo dolore per me)della mia adolescenza, della solitudine, del mio matrimonio, della sua rottura, del mio malessere esistenziale, di tutto quello che è avvenuto dopo, del mio entrare ed uscire dalla depressione, delle mie piccole vittorie e delle mie grandi ricadute. Ma dietro a tutto questo, quando non c'è solo la solitudine, ci sono altre persone ed altre storie che, scritto così sembra una lamentazione stolida, un piangersi addosso e basta, e cercare un conforto virtuale nella scrittura e nei commenti.
Ora anche scrivere per me sta diventando una conquista con le parole che si fanno estranee ed inafferabili, perdono di significato e di sapore, ed ogni riga la strappo all'apatia, è anche quella una conquista, una specie di vittoria, come la mia decantata indipendenza (che non mi riferisco ovviamente ai soldi che davvero, quelli, non li ho).
La mia decantata indipendenza, una cosa normalissima che hanno la maggior parte delle persone, quel raziocinio che impedisce di scivolare nel suicidio, io l'ho dovuto conquistare e troppo forte sono stata, credimi, nel non soccombere ancora una volta a quest'ennessima beffa della vita.
Sono così stanca che manderei a puttane tutto e 'fanculo i doveri, le quotidianeità improcrastinabili, lo schifo di vita di oggi per cui pago gli errori non solo miei ma quelli prodotti dal "volersi bene" degli altri.
Sono stanca, credimi, di nuovo sotto antidepressivi, per dormire, per capire quello che faccio, per non fare casini, per non pregiudicare quel poco che ho e di cui non posso fare a meno e, per cui, non posso permettermi "botte di testa".
Le storie personali sono fatte di tante cose e, spesso, vanno al di là della nostra leggittima, ed umana, comprensione.
Volermi bene lo faccio, perchè ancora vivo.
Non è sufficente, lo so, ma non sarà mai sufficente e, quindi, devo essere brava a farmelo bastare.
Non mi hai offeso, Francesca, sono altre le offese che la vita ci fa.
Ho solo paura dei giudizi netti che qui, in Blogosphere, o ti esaltano o ti sotterrano, senza neppure sapere chi sei davvero.
Un bacio, e grazie sempre della tua sincerità
Marilena
Carissima Marlène,
RispondiEliminanon immagini quanto questo Tuo commento mi abbia fatto piacere, ho temuto di avere urtato i Tuoi sentimenti, cosa che non vorrei per nessuna ragione al mondo. Ormai dovresti conoscermi un pò, non amo dare giudizi o muovere critiche, il mio è sempre un dialogo aperto con l'interocutore, non sempre all'unisono con l'interessato, ma sincero anche se a volte mi mette in una posizione scomoda.
No, non butto il salvagente o la cordicella a chi annega nella speranza che l'afferri, mi tuffo con slancio e girandogli intorno lo spingo vigorosamente verso l'esterno, magari facendogli un pò male :)
Lo so bene che non si può raccontare nel dettaglio la propria vita personale, per quei motivi che Tu stessa elenchi, però credimi fra le righe appare spesso quanto si tace.
Dici: "volermi bene, lo faccio, perchè ancora vivo...", ma cacchio!! Così come la scrittura è per Te ogni giorno orgoglio di conquista, altrettanto deve esserlo il volerTi bene, e poi Noi donne abbiamo un Amore che supera le barriere dello spazio e del tempo... quello per i Nostri figli. Una mamma serena è la cosa più importante per le Sue creature.
Ce la farai,sei in gamba. Coraggio, "non può piovere per sempre".
Un abbraccio ,con affetto
Francesca
Grazie, Francesca, e a presto
RispondiEliminaMarilena