Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 6 novembre 2011

La strega Elvira, la fata Costanza e i capricci dell'innamoramento non convenzionale (capitolo 12)


EPILOGO E CRITICA
E così bisognerà pur chiuderla questa storia, che doveva essere espletata in quattro capitoli ed invece ne sono occorsi ben dodici. L'argomento mi ha sedotta, soprattutto il lato psicologico, che più di questo si tratta che di  tema di sesso. Seppur il titolo, scaltramente ammiccante, può aver tratto in inganno. Ma ecco, ora davvero siamo giunti a quel punto finale che conclude i patimenti in reiterato dolore o in letizia finale.
Per chi il castigo e per chi l'assoluzione, e per chi, in mancanza di prove testimoniali, il non luogo a procedere.
Perché è questo, alla fine, il difficile compito dello scrittore, trovare un finale in cui tutto armoniosamente converga.
Ad ogni modo è saggio ricordare che anche gli autori sono soggetti alla partigianeria, l'importante è conservarne la consapevolezza quel tanto che basta per non inquinare la storia.

QUASI TUTTE LE STORIE INIZIANO DALLA FINE
Costanza s'affacciò nel sogno inquieto del Portoghese, lo vide correre lungo la carretera che sprofondava nel baratro, appena in tempo per ghermirlo, con i pallidi artigli dell'aquila, e collocarlo su una nube limitrofa a quella dove transitava, sospinta dagli alisei, la madonnina dalla caviglia ferita.
Il turchino dell'orizzonte si andava tingendo di viola, per poi incupirsi di nero, via via che le due nubi gemelle s'allontanavano col loro carico pesante di virtù e di struggimento.
Nell'istante parallelo, il Portoghese, si mosse nel letto al suo fianco, obliato dall'amnesico profumo di loto del suo ventre, mormorò il suo nome prima di riaddormentarsi e sognare di star risalendo la parete di un burrone aggrappato ad una lunga treccia bionda. Quando poi era emerso in superficie lei lo aveva accolto con naturalezza, nel suo ventre, senza altra magia se non quella dell'amore.

LA PITONESSA
Quella sera, Madame, lo aveva atteso invano al solito bistrot.
S'era arrabbiata nel modo in cui solo una strega può fare, dopo aver scoperto che Costanza era contravvenuta alle regole pattuite, usando la magia per entrare nel tumultuoso sogno del Portoghese, e trarlo in salvo.
Quest'inganno, questo oltraggio estremo ai regolamenti della disputa sarebbe costato, alla sua rivale, l'ostracismo ed il disonore, ma lei...lei aveva comunque perso.
Non c'era più in campo la bravura, la genialità della strategia, ma l'orgoglio della donna abiurata, il suo nome dimenticato, non per difetto d'amore, ma per via di un'astuzia, di quell'inganno con cui l'altra glielo aveva portato via usando la magia laddove ne era stato stabilito il divieto.
Madame s'era arrabbiata nel modo in cui solo una dea può fare, urlando nel suo mondo ed in quelli limitrofi, la sua giusta ira, con rimbombo di tuono che deflagra in fulmine e sommuove le acque, terremoto di terra e di mare,  eclissi e capovolgimenti termici, l'antartide ardente come un deserto, ghiaccioli sulle gobbe dei cammelli, e Parigi..le merveilleux Paris, ridotta all'occhio cieco di un ciclope, oscurata, buia, ristretta alle dimensioni di un bistrot dove una sparuta, ed alquanto impaurita, rappresentanza della fauna umana, composta per lo più da sartine, commessi, studenti della prospiciente Académie Des Beaux-Arts, un gruppetto di militari in libera uscita, una coppia adultera, si era rifugiata al suo interno senza immaginare di cacciarsi nelle spire mortali di una  pitonessa.
Che questa era la spettacolare immagine che Madame esibiva di se stessa: una pitonessa raggomitolata nelle sue spire e costretta a partorire, con dolori uterini ed in pubblico, la colomba dalle ali tarpate che testé aveva appena divorato come cena.

E così, quella notte, l'incolpevole Parigi fu in balia delle sue doglie, ostaggio circoscritto nella esigua planimetria del bistrot.

Perfino gli atei, quella notte, auspicarono l'avvento miracolistico dell'Arcangelo Michele, il guerriero redento, colui che schiaccia la testa al drago, così da salvare gli ostaggi dall'ira apocalittica della strega tradita.


QUANDO LA MATEMATICA CONFLUISCE NELLA METAFISICA
 La matematica, ci è stato in questa storia ampiamente dimostrato, che non ha come scopo primario solo la risoluzione di complicati teoremi e la loro applicazione nei campi ad essa ascrivibili (quantità, spazio, strutture e calcoli) ma questa disciplina è estendibile all'intera metafisica dell'universo.
E' stata la matematica, e non la filosofia, a rivelarci la realtà dei molteplici universi paralleli:
quelli scientifici dei numeri, delle statistiche, delle equazioni. Della logica
quelli sotterranei dei sentimenti, degli amori, delle collere, dei tradimenti. Delle passioni
quelli irraggiungibili, delle streghe e delle fate.
...e quelli insondabili, dei naufraghi dall'amore obliati.

SOPRA LA SUPERFICIE DELLA CROSTA TERRESTRE
Il Portoghese destato era rimasto a contemplare la bellissima Costanza che ancora dormiva, lo splendido viso incorniciato dall'aureola diafana dei capelli, e una sua mano, ferma nel gesto di una carezza, posata sul petto di lui. Il Portoghese aveva sorriso al ricordo della notte appena trascorsa, a quel loro rincorrersi, perdersi e ritrovarsi, nei voluttuosi amplessi che l'avevano costellata, eppure...
...eppure in tutta quella luce aleggiava, in una zona del suo io più recondito, uno spazio vuoto, irrisolto. Come un ricordo malamente cancellato, che premeva per tornare alla memoria.
Il bisogno istantaneo di una sigaretta lo aveva indotto ad alzarsi, facendo attenzione a non destare la sua meravigliosa amante immersa nella soavità del sonno. Istintivamente aveva allungato la mano a cercare il portasigarette d'argento e le sue dita avevano trovato, invece, un foglietto su cui era scritto:

J'aurai peut-être encore besoin de vous.
À bientôt
M

Non avrebbe saputo spiegare perché quel breve messaggio, di cui nulla ricordava del mittente e neppure perché fosse finito sul suo tavolino, aveva suscitato in lui una sensazione così intima e profonda, di gioia dolorosa, di primitiva esaltazione, di sublime eccitazione.
Istintivamente predisponendosi all'attesa, mentre fuori la notte ardeva dell'incandescenza di miliardi di stelle che andavano illuminando il cielo come fosse mattino.

9 commenti:

  1. Se fosse stato solo amore, quello vero, allora qualsiasi teorema o formula sarebbe stata mandata al diavolo e l'amore, quello vero, ha il potere di trasformare ogni donna in fata estrega ed ogni uomo in portoghese.
    L'artefizio dell'inganno....ma ingannre un sogno per amore è aver raggiunto il massimo dell'appagamento nell'insicurezza dell'altro.
    Chi di noi non vorrebbe vivere il sogno di questo inganno?
    E se la pitonessa ora "partrisce" gridando di doglie che fan tremare Parigi... il resto del mondo non l'ode, ne l'ode il portoghese che nell'enfasi dell'essenza del sogno tramutata in realtà dall'odor di quel fiore di loto, altro non ode che la sua voce che invoca quel nome: Costanza!!!!!!!!
    Un bacio sorellastregamaggiore d'una partigianeria senza limiti nei confronti d'Elvira alla quale Camilla (essere che io odio), ha posto ogni fine, lasciandola per sempre gravida d'un voler mai più partorito!
    Elisena

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  2. ......e l'amore, quindi, Eli, secondo te, alla fine vince! :))))))))))
    Bè, la mia interpretazione è diversa, nel senso che nessuno alla fine vince, neppure l'amor o, almeno, quello che io intendo amore (visione personale, ovvio, quanto lo è la tua, ma è giusto che sia così)
    Nessuno vince in questa storia, nè Elvira che è cancellata dalla mente (e dal cuore) del portoghese, nè Costanza che, nella sua azione salvifica tradisce l'etica del confronto (ma, si sa, che in amore ogni tattica è valida al raggiungimento dello scopo, seppur io nutro qualche dubbio), nè il portoghese che alla fine non sceglie consapevolmente e, forse, avrebbe optato per il baratro, non per evitare Costanza, ma per la disperazione di non avere Elvira.
    Insomma......un pasticciaccio.
    Un bacio, sorellastregaminoreinnamoratadellamore

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  3. @Eli
    L'imperatrice Camilla non capisce la tua antipatia nei suoi confronti dal momento che, spessissimo, mi fa i tuoi stessi appunti e condivide, molto più di quello che tu immagini, i tuoi punti di vista!

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  4. Diciamocelo Marilena, il Portoghese lo hai lasciato in un limbo indecisionale apposta per riesumarlo in una altra epopea amorosa, dove forse con ferite dentro di cui non comprende l'origine, possa decidere se vuole amare qualcuno, in tal caso a modo suo .
    Però qualcuno dovrebbe dirglielo che dove esiste follia d'amore qualche magia è sempre in atto. Miaoooooooooooooooùùùùùùùùùù

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  5. La magia dell'amore, Lucy, quando c'è è sempre pura follia.
    Follia nell'innamoramento del portoghese verso Elvira (alias Madame)che completamente lo stravolge nella sua essenza di uomo (da dominante si trasforma in sottomesso); follia, nell'innamoramento dei Costanza, che per salvare il portoghese, si consegna all'ostracismo; follia, nell'amore di Elvira, che riesce a sottomettere, e questa sì che è pura magia, con la sua femminilità oscura, un uomo arrogante ed egocentrico.
    Follie dell'amore......senza le quali sarebbe solo routine.
    One kiss, my cat with the boots

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  6. Ciao Marilena,ho letto più volte questo finale e devo dire che è sorprendente,un finale forse legato ad un nuovo percorso per un altro racconto...mah..devo dire che questa è una delle sensazioni che ho percepito..molto geniale come sei riuscita a chiudere il tuo racconto,complimenti,ho riletto tutto il racconto dalla prima parte all'ultima ieri notte,avvincente e sorprendente,bravissima.
    Buona serata.
    Un bacio.

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  7. Grazie, Massimo, per questo commento così lusignhiero :)
    No, con i racconti per ora ho finito, ste due, Elvira e Costanza, si sono prese un bel pò del mio tempo.
    Ed il portoghese......anche.
    Ma quest'uomo, verso cui nutro un rapporto quasi incestuoso, essendo egli una mia creatura, concepito da me, molto modernamente senza un padre biologico, figlio maschio, quello che porterà in eredità il nome del casato, è colui che propagherà la stirpe......
    Bè, se dovessi scegliere lo sperma per il suo concepimento sceglierei quello di Ulisse :)))))))))))))
    Il portoguese è, infatti, nel mio immaginario, somigliantissimo al fascinoso eroe di Omero.
    Riguardo al finale......ne ho vagliati davvero tanti,(non che dalla mia decisione sarebbero dipese le sorti della LATTERATURA :)ma perchè su questo racconto ci ho lavorato davvero tanto ed il finale l'ho rimandato per un bel pò di capitoli, ma poi una decisione andava presa, ed il lieto fine era scontato allo stesso modo del melò e così, ho pensato, a ciò che accade nella vita vera, che spesso si vince con l'inganno, che i buoni non sono così leali come sembrano, ma che se ami davvero qualcuno non rimani a guardare se questo sta precipitando in un burrone e, quindi, ben venga anche la magia, se questa concorre alla sua salvezza.
    Perchè così è la vita, giusta ed ingiusta insieme, più ingiusta, mi verrebbe di dire, ma questa è un'altra storia.......
    Grazie davvero Massimo.
    Un bacio
    Marilena

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  8. Sei gentile, Antoine, ma fa che in quell'oblio non ti dimentichi di me, Marlene :)
    Un bacio
    E grazie

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