Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

mercoledì 17 agosto 2011

Divagazioni di una ventriloqua


Sto cercando di riappropriarmi di me stessa e di quella mia dignità che, consapevolmente, ho lasciato fosse oltraggiata, umiliata e ferita nell'obnubilamento scriteriato, volutamente passivo, che ho scambiato per sentimento.
Potrei scriverci la sceneggiatura di un film, magari diventerei ricca ma, in realtà, tutto quello che voglio ora è dimenticarmi di questi ultimi dodici anni di vaneggiamento in cui mi sono raccontata con la voce di una ventriloqua.

A cinquantacinque anni si può ancora rinsavire, riprendere in mano il proprio destino e guardare avanti, e sperare nel futuro.
E' quell'età in cui ci si guarda allo specchio e s'iniziano a contare gli anni nelle piccole rughe, nella pelle non più così fresca, nei colori del maquillage che risaltano, secondo la qualità del sonno, o dell'umore, troppo sgargianti o troppo smorti, mai comunque giusti per mettere in risalto quell'io interiore che vorrebbe emergere con lo stesso nitore di quella stagione, ormai passata, che è la gioventù.
Inutile giocare con i rossetti e le polveri colorate se a volte faccio fatica anche a lavarmi la faccia, e vorrei tanto essere già in quell'età più definita in cui non si hanno più desideri, né aspettative,  s'indossano abiti anonimi e si smette di ondeggiare sui tacchi, liberata da quella femminilità che finalmente si decide ad arrendersi all'età anagrafica.
Ho più orrore della vecchiaia che della morte.
In realtà le temo entrambe seppur in maniera diversa, con lo stesso terrore con cui ho sempre temuto la solitudine, che non è quella delle necessità, ma quella dei sentimenti.
Ed è nella solitudine che ho sprecato questi ultimi dodici anni: nell'assoggettamento consapevole ad una follia psicologica che si è divorata i miei nervi e, spesso, anche la mia ragione quando lucidamente preparavo la mia resa per evitare disfatte più grandi.
Ho bisogno di scriverle queste cose per potermene liberare e, sinceramente, non m'importa di ciò che si possa pensare.
E' mio questo spazio e, per quel che mi riguarda, qui, il mondo sono io.
Marilena
P.S. - Questa pagina di diario non è scritta in un momento di rabbia, piuttosto un messaggio meditato, lucido e definitivo.
Marilena

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