Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

mercoledì 17 agosto 2011

Autobiografia di una signora qualunque




Squallida.
Sono stata definita così, ieri.
Squallida per via del post precedente in cui mi sono raccontata, ovviamente partendo dalle mie verità.
Tutti abbiamo le nostre verità.
Ed i nostri bisogni.
Il mio bisogno è quello di scrivere, di raccontarmi, nel bene e nel male, e penso di averlo fatto fino ad ora molto onestamente
A cosa serve, altrimenti, tenere un diario?
Però non mi sono mai attribuita meriti, né qualità che so di non avere.
Lamentarmi...sì quello l'ho fatto e, di sicuro, continuerò a farlo: la drammatizzazione è nel mio temperamento.
Come l'essere istintiva, quando sarebbe meglio riflettere.
Conta fino a cento e, se non basta, ricomincia a contare di nuovo.
Questo mi consigliava la nonna paterna, solo che è difficile metterlo in pratica, soprattutto quando scatta l'impulso di reazione.
Ma dov'è il mio sbaglio?
Qual' è la cosa che fa di me una persona squallida?
La narrazione, e la riflessione, su una parte della mia vita, scritta d'impulso e nell'urgenza di una reazione ad uno stato emotivo, e nevrotico, che non sarei riuscita altrimenti a controllare.
Conta fino a cento e, se non basta, ricomincia a contare di nuovo.
In questo caso avrei dovuto contare fino a mille e, quel post, forse, non ci sarebbe stato.
Non ora, almeno.
A sangue freddo le riflessioni sono più pacate e, quello che sembrava sobbollire in me come la piena di un vulcano, diventa più simile a sabbia trasportata da un vento impetuoso, ma domabile.
Avrei dovuto scrivere quel post su un foglio di carta, infilarlo in una bottiglia di vetro, lasciarlo decantare come un vino immaturo, in un angolo buio ed asciutto del mio antro e, a distanza di tempo, stappare la bottiglia e rileggerlo nell'acquiescenza del passato.

Una signora qualunque che si specchia in un pezzo di vetro e racconta di sé, strappando via parole come cerotti dai graffi che sarebbe stato meglio nascondere.
Lo squallore è in quei graffi mostrati.
Le cicatrici deturpano, oltraggiano la bellezza, anche quella dei sentimenti.
Perché una signora qualunque che si racconta è squallida mentre, invece, non lo è una scrittrice?
La signora qualunque parla dei  fatti propri, gli stessi fatti esposti in un libro sono, invece, un' autobiografia.
"Fatti propri" ed "autobiografia"
I termini hanno un loro valore costituito e non sono mai casuali.
Cos'è un diario se non un autobiografia?

Essere pubblici, anche se in una ristretta cerchia, costituisce un problema perchè entrano in gioco fisime ed ossessioni (ed io non ne sono affatto immune), sensi di colpa, paura di trasgredire a taciti  codici morali, risultare eccessivi, sbilanciarsi troppo o, di contro, rimanere in penombra, con il rischio di non dire nulla.
Allora non resta che romanzare mischiando verità e fantasia, in quel dire e non dire, che personalmente trovo odioso, che mille volte è meglio il giudizio sui fatti che sulle supposizioni e, quest'ultimo, seppur direttamente non ci condanna o assolve, può lasciar posto a qualsiasi tipo d'illazione.
E, poi, applicare sempre la regola del sottotitolo in cui si dichiara che ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.
Ma così non sarebbe più un diario.
Marilena

6 commenti:

  1. In un diario si scrive x se stessi, attribuendosi le poprie involantarie o meritate colpe e tu questo hai fatto, senza accusare nessuno. Esser definita "SQUALLIDA" per aver avuto il coraggio d'aver ammesso a te stessa una tua consapevole verità è più che infamante. Nel tuo antro tu sei più solare ed onesta che mai, non menti al sole, non menti al tuo cuore e vorresti solo che il sole ti restituisse anche parti di piccole verità che spesso si nascondo dietro le nubi, diventando solo ed unicamente volgari menzogne!
    Una signora qualunque? Nooo, una signora qualunque non avrebbe suscitato una tale ed infamante definizione. E' proprio perchè tu non lo sei che l'ha prodotta.
    Sensi di colpa? E chi di noi non ce l'ha!!!!!
    Ma se la coscenza è a posto, nulla si ha da temere e se si considera la parte dalla quale è venuta l'offesa, a questo punto essa non è neanche da ritenere tale perchè quel pulpito che l'ha generata è solo un tutto "NON LO SO"
    UNA NUBE CHE COPRE IL SOLE NELLE SUE VERITà!
    Un bacione ad una Signora con la S maiuscola!
    Elisena

    RispondiElimina
  2. In un diario si scrive per se stessi: è la seconda volta che mi viene rilevata quest'annotazione e, di questo ne sono convinta anch'io.
    Il mio diario......no, tutto il mio blog, è una scrittura di me stessa, la mia parte più vitale, quella che ancora si lascia andare ai sogni, alla fantasia, all'introspezione.
    Certo c'è più squallore nel raccontare bugie, omettere verità che, invece, andrebbero condivise, nascondere la propria vita a chi, invece, la sua l'ha mostrata nella sua interezza.
    Ma sai, alla fine, sono sempre le donne ad essere "puttane", "stronze" e nella dizione più soft "squallide", soprattutto quando aprono gli occhi e decidono di non subire più.
    Continuerò a scrivere il mio blog finalmente libera anche dalle costrizioni psicologiche alle quali, troppo spesso, mi sono sottomessa.
    Lascerò decantare questa storia in qualche angolo buio della mia mente, non ne parlerò più finchè diventerà uno dei tanti ricordi che fanno parte della mio passato.
    Un bacio, Eli

    RispondiElimina
  3. Ti chiedo scusa per la mia assenza. La faccio con un attimo di debolezza, nascondendo inutili ragioni prive di senso che accompagnano il mio tempo.
    Ho letto le tue righe, generose e forti, che hanno lasciato il segno ad una vita affontata con orgoglio e sicurezza. Tutti prima o poi arriviamo al bivio dove affrontiamo le nostre paure dove scegliere se resistere o chiudere le ali. Abbiamo imparato a volare, abbiamo imparato a sognare e mettiamo sempre tutta la nostra forza pèr andare avanti fuori dalle mode, dalle parole della gente, da mille strereotipi fuori dal tempo. Ma mi soffermo solo un attimo a qual cielo che ha le sue nuvole e a quel vento che prima o poi le allontanerà. mi soffermo a quel cielo che sempre azzurro nei nostri cuori rimarrà.Grazie Marilema per avermi regalato, leggendo te, un infinito di sincerità. Grazie di cuore

    Maurizio

    Cartatadiresche.blogspot

    (anonino per caso)

    RispondiElimina
  4. Ciao Maurizio, innanzitutto non devi scusarti di nulla, di assenza c'è anche la mia, da tanto tempo e su molti dei blog che seguo per problemi di tempo ma, soprattutto, per le vicissitudini di questo presente.
    La sincerità è d'obbligo per non ingannare sè stessi, prima ancora che il mondo, è una spinta ad ammettere i propri errori, le proprie debolezze senza troppo autoindulgere ma, anche, a riuscire a guardare in faccia una realtà vera, a capire di aver imboccato una strada che non porta da nessuna parte.
    Relazionarsi con se stessi e farlo pubblicamente, quasi mai è semplice, comporta molta consapevolezza e capacità di non lasciarsi influenzare (ma qui è davvero difficile) dal giudizio pregiudiziale che ne può, comunque, scaturire.
    Ti ringrazio davvero di questo commento e su questo post in particolare.
    Un bacio e a presto
    Marilena

    RispondiElimina
  5. Lo squallore è nella vita di chi non è capace di essere sincero e leale, di chi accusa per non ammettere i propri errori, di chi non è capace di vivere la realtà ma si sente un vero uomo solo nel mondo virtuale di internet...ma si sa, i falliti per sopravvivere hanno bisogno di una vita immaginaria...tu, invece, ne hai una vera.
    Cristiana M.

    RispondiElimina
  6. Innanzitutto grazie di questo commento, Cristiana, e devo dire che hai centrato appieno il problema, la vita nel virtuale e nel reale, se non addirittura una doppia vita.
    Si può accettare tutto per amore ma non le bugie, non la falsificazione del vero solo per plasmare una realtà di comodo da imporre all'altro come vera e senza possibilità di verifica.
    Io stessa, fino a che sono riuscita a chiudere gli occhi, a trovare giustificazioni l'ho accettato (e questo non diminuisce, nè giustifica, le mie resposnsabilità personali) ma sempre arriva il momento in cui la verità, nonostante tutto, emerge chiarissima, ti guardi allo specchio e sai che se vuoi conservare una traccia di dignità verso te stessa devi aprire gli occhi e guardare quella verità.
    Io l'ho fatto.
    Un bacio, Cristiana, e grazie infinite per questo commento.
    A presto
    Marilena

    RispondiElimina