Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 19 giugno 2011

Requiem per un poeta (capitolo 5)


L'antimonia del mentitore
Io mento:
se dico il vero, allora mento.
se dico il falso (mento), allora dico il vero.

Indagini
I database della polizia rivelarono che le impronte digitali riscontrate sul manico del coltello col quale era stato assassinato il poeta appartenevano ad  Oliviero Piscopo, ex attore e gigolò di professione, con precedenti per reiterate faccende di droga e di prostituzione.
Oltre alle impronte sul coltello erano state riscontrate sul cadavere anche tracce di dna che non erano risultate compatibili con nessuno dei campioni presente nel database.
Il commissario Sangemini aveva impartito severissimi ordini ai suoi uomini di non far trapelare nulla delle indagini in corso, pena il trasferimento immediato in qualche sperduto avamposto di frontiera.

Che i giornali titolassero pure, a caratteri cubitali, l'abusata frase "nessuna svolta nelle indagini, gli inquirenti brancolano nel buio" : il suo orgoglio non ne avrebbe di sicuro sofferto se questo contribuiva a tenere la stampa fuori dai piedi.

Agire con discrezione, questa la parola d'ordine.
Così, quando giorno ancora non era fatto, due poliziotti vennero inviati ad arrestare Oliviero Piscopo, indagato per l'omicidio di Jacopo Imperiale.

 Interrogatori
Al commissario Guerrino Sangemini, Mariana Malavento non piaceva affatto, perché apparteneva a quella categoria di donne abituate ad imporre la loro presenza in qualunque contesto, e senza crearsene problema.
Durante gli interrogatori si era sempre mostrata sicurissima di sé: nessun tentennamento, nessuna sbavatura, né contraddizione.
Parlava del genero assassinato in maniera distaccata e con palese disprezzo.
Un uomo tranquillo, appagato, che non aveva nemici, almeno all'apparenza.
In definitiva un uomo noioso.

Mariana:
“Mia figlia, però, ci andava d'accordo, anche se non ho ancora capito cosa davvero ci avesse trovato in lui. Lo accontentava in tutto, perfino ad accompagnarlo a quelle tediose conferenze dove c'è da sbadigliare fino a rompersi le mascelle. Adempiva con diligenza, e senza bisogno di alcun'altra sollecitazione, agli obblighi sociali e culturali, che richiedevano la sua presenza. Ed anche a quelli dove poteva esimersi. Una moglie perfetta, seppur i codini dell'ambiente intellettuale non le perdonavano quel matrimonio. Insomma, in pubblico era trattata col rispetto dovuto al cognome acquisito, ma dietro... arrampicatrice sociale e ninfetta, erano le etichettature meno offensive che le venivano attribuite. Perfino dall’entourage editoriale di Jacopo erano state fatte pressioni per impedire questo matrimonio.”

La ragazza, invece, al commissario, era piaciuta. Simile a tutte le sue coetanee, jeans a vita bassa ed ombelico in bella vista, con l'immancabile piercing. Era graziosa, niente di più. Forse, con gli anni, la sua bellezza sarebbe maturata: aveva un modo così elegante di camminare, in punta di piedi, come una ballerina classica. O una donna graziosamente timida.


Helga:
“Lo so che sembra difficile crederlo dal momento che c'erano quarant'anni di differenza tra me e Jacopo, ma stavamo bene insieme. Gli volevo bene. Lui mi trattava con rispetto ed accontentava ogni mio desiderio. Aveva molta pazienza con me, ed anche con la mamma, che è molto più difficile andarci d'accordo. La sopportava perché mi voleva bene. Cioè, più che bene, era innamorato di me. Penso che la mamma fosse un po’ gelosa di questo. Lei è così bella, però nessuno l'ha mai davvero amata. Almeno non come Jacopo amava me.  Non glielo dirà questo particolare, vero, commissario? Le sue storie sono sempre finite male. Non voleva che mi sposassi con lui, anche lei pensava, come tutti, che era troppo vecchio per me, ma io avevo fiducia in Jacopo, stavo bene con lui, mi raccontava storie fantastiche, mi spiegava le cose senza mai arrabbiarsi, chiedeva sempre il mio parere e, soprattutto, mi faceva ridere, perché non è vero che fosse così noioso come racconta la mamma. Mi faceva anche tanti regali. Era molto generoso. Con tutti. Non riesco proprio ad immaginare qualcuno che potesse avercela così tanto con lui, fino ad arrivare ad ucciderlo. Mi manca. Tanto.”

12 commenti:

  1. Ok! Il confronto delle impronte è importante per trarre in arresto prebentivo un indagato, ma il movente? Sai quella ragazzina che cammina in punta di piedi non tanto mi piace. Chi non fa alcun rumore, serpeggia :)))))
    Ciao, Signora in giallo vestita di viola....sei sempre più coinvolgente!
    Ma...sto Commissario avrà il suo bel da farsi per trovare un movente!!!!!
    Alla prossima puntanta, stregasorelladellalunamaggioreeingiallo!
    Un bacionisssimo

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  2. Hai ragione, Eli: il movente?

    "Quel che appare non sempre è. Quel che è non sempre appare"

    Helga, dunque, non riscuote le tue simpatie :)
    Ma in che percentuale, ed in quali casi, possiamo applicare quel tuo "chi non fa alcun rumore, serpeggia" ?

    E se fosse solo questione di portamento o, molto più semplicemente, di ottime suole?????????

    Un bacio
    stregadipanatricedintrighi e mia collaboratrice nel caso specifico :)))))))

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  3. Ciao Marilena,molto molto coinvolgente,mi è capitato di dire la verità e non essere creduto,allora ho mentito e sono stato creduto,
    anche se la tua frase ha un significato diverso dalla mia interpretazione,ma si lega a un certo discorso che molte volte torna nella realtà di tutti i giorni,il tuo racconto è molto bello e ricco di particolari che tengono sul filo del rasoio il lettore,sembra sempre evidente una certa soluzione ma alla fine solo nuvole che svaniscono,la tua è una arte,l'arte di far sentire l'odore della sorpresa senza farla vedere,il tuo racconto rappresenta anche la tragedia umana,complimenti.
    Buona serata.
    Un bacio.

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  4. Adoro i polizieschi, e questo sta diventando sempre più intrigante, capitolo dopo capitolo. Ogni volta che passo da te trovo uno scritto che affascinana, rapisce, una narratrice eccezionale. Miaaaooooooo

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  5. L'ho detto io ke da strega sta diventando la Sig.ra in Giallo DDDDDD!!!!!!!!!
    Buona giorntat a tutti!
    Elisena

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  6. Troppo spesso la verità, Massimo, si basa su ciò che noi vediamo, o crediamo di vedere.
    A volte, quando sono oneste, queste verità sono corredate dall'appendice di un dubbio, ma troppo spesso, invece, sono acclarate come vere, perchè tali paiono o, così, vogliamo siano.
    La soluzione......non tirerò fuori dal cilindro magico il fattore ics, quello inaspettato scaturisce chissà da dove,quello denominato come il fattore sorpresa.
    No, la logica deve essere nelle azioni dei protagonisti.
    E, su queste, possiamo fare congetture!
    Grazie, Massimo
    Marilena
    P.S. - La prima rappresentazione dell'uomo fu una tragedia: la cacciata dal paradiso

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  7. Ma grazie, Lucy, devo solo far attenzione a non menarlo troppo per le lunghe o rischio di perdere l'attenzione di chi legge e, di sicuro, il mio stesso interesse: penso di chiuderlo tra un paio, massimo tre, capitoli, allora vedrai la mia ombra, alla maniera di Hitch, delinearsi sul tuo schermo :)
    Un bacio
    Che sto filmando l'arresto di Oliviero Piscopo

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  8. I giali mi piace leggerli, scriverli è tutt'altra cosa e, questo alla fine, non è neppure davvero d'ascriversi al genere che richiede competenze, ed approfondimenti, ben superiori a quelle in mio possesso.
    Epppoi, Eli, le detective classiche femminili sono abbastanza "anciennes et si peu sexy" :(
    Un bacio

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  9. Le antinomie, si sa, contengono una contraddizione, che è poi di tipo regressivo, nel senso che più si va indietro con il ragionamento più ci si contraddice. Una verità e una falsità contenuta in sè.
    Io penso, ed è un mio pensiero, che le antinomie, derivanti dalla logica matematica, possono o non possono avere un senso logico.
    In matematica esistono i numeri immaginari per poter spiegare alcune teorie, ma sono immaginari, accettati dalla logica ma senza un riscontro reale. Qui è la stessa cosa; se uso una antinomia tipo la tua devo fare uno sforzo di immaginazione come per i numeri di cui sopra, quindi non ha riscontro nella realtà.
    Se ne evince che il mentitore del tuo racconto non può esistere, nemmeno nella fantasia:DDDDDDD E' una immaginazione di un racconto immaginario:))))))
    Ergo, non esiste nessun assassino, ma c'è un cadavere! Ahhh la logica filosofica quanti guai ha portato!!!

    " Sono sicuro che ci sia un assassino, ma non ci credo" - Antinomia dell'Antro della strega

    Lorenzo

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  10. Ti chiedo scusa, Lò, se rispondo con così gran ritardo a questo bellissimo, ed originale, commento apre una nuova strada ad una possibilità di un finale diverso :)
    La filosofia a me serve per ingarbugliarmi ancor di più le idee perchè ben mi riesce a seguire i ragionamenti astrusi, trovare una logica in quelli strampalati, la limpidità del pensiero filosofico, invece, troppo spesso pare sfuggirmi e, a dirla tutta, le antinomie, sono tra i concetti filosofici, le più inafferabili.
    Vedi che hai ragione quando scrivi: quanti guai ha portato la filosofia!
    Ora il guaio più grande, riguardo questo racconto, è che "Sono sicura che ci sia un assassino, ma non ci credo"
    Grazie, Lò, davvero, di questo commento così illuminante
    Un bacio
    TCOM
    Mari

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