Ecco, si è destata dal catafalco polveroso dove è solita assopirsi nei lunghi periodi di coma letargico.
E' un risveglio non annunciato, anche se prevedibile.
Appena sveglia è già in fibrillazione.
Irrequieta s'aggira nell'appartamento in penombra, come un animale in gabbia.
Scruta, da dietro i tendaggi, quest'ora di flebile luce solatia e la tranquillità del cortile sottostante.
Tamburella con le dita sul vetro.
I lunghi sonni comatosi non giovano alla sua carnagione di donna eternamente infuriata.
S'addormenta con l'inferno nella testa e si risveglia con lo stesso identico inferno.
Lo sguardo, dietro le lenti scure, è ostile e malinconico.
I capelli malamente annodati ed uno sbaffo di rossetto viola, come un livido scuro, intorno alla bocca.
Inizia la conta dei passi espletando la maniacalità di un rito.
La sedicesima mattonella, nel perimetro del suo percorso, corrisponde alla parete in cui è affisso lo specchio che, assolutamente, non deve guardare per non imbattersi nell'alienazione della sua immagine parallela, discordante e disgiunta, non riconosciuta dalla sua realtà soggettiva.
In prossimità di quel passaggio stringe i pugni e serra le labbra sui denti da ghepardo.
Questo è un tratto difficile da oltrepassare perchè lo specchio l'attrae.
Con enorme sforzo riesce ad ignorarne il richiamo.
Non può oscurarlo quel vetro perchè altrimenti il rito non avrebbe più alcun valore.
La sua forza è nella determinazione a non cedere al magnetismo dello specchio che le rivelerebbe l'estraneità tra la sua immagine e quella del riflesso.
Un inganno.
Alla sedicesima mattonella si sposta di tre quadrati verso il centro del corridoio, per evitare il richiamo funesto del riflesso.
Poi prosegue, sulla stessa linea, per altri nove quadrati.
Ha così superato la parete dello specchio, quindi si sposta di nuovo di tre mattonelle per riposizionarsi sul cammino originario che costeggia il muro del corridoio, finalmente privo d'insidie.
Può procedere ora, incolume, sempre sulla stessa linea fino alla porta, da cui nuovamente ripartirà in un percorso inverso, seppur esattamente identico.
Per sconfiggere la nera malia dello specchio, il tragitto deve essere ripetuto cinque volte.
Solo allora potrà specchiarsi.
E riconoscersi.
So che l'immagine parallela mi sta osservando dallo specchio mentre percorro il breve tratto di pavimento del piccolo ingresso.
Devo compiere, senza errori, la mia liturgia.
Gli occhiali scuri.
I capelli arruffati in una fascia.
Le labbra serrate, macchiate di viola.
Le mani strette a pugno.
In prossimità dello specchio mi sposto al centro del corridoio, continuando a fissare il pavimento.
Oltrepassato lo specchio mi avvio di nuovo verso la parete, proseguendo fino alla porta.
Ripeto l' identico percorso, con le stesse modalità, altre quattro volte.
Brevemente esito in prossimità del vetro, davanti al quale, però, non mi soffermo.
Marilena
Lo specchio, il nostro doppio imperfettamente perfetto. Tutto è uguale, quella piega vicino alla bocca, quel ricciolo ribelle, quella luce trasversa negli occhi. Eppure non siamo totalmente noi, è un riflesso, molto simile, ma non uguale, è copia invertita ,dove la nostra sinistra è la sua destra, dove quella immagine che ripete i nostri gesti, è vuota, nonostante tutto è vuota, irrealmente vuota.
RispondiEliminaUn abbraccio amica mia, passa giorni sereni.
Ciao Marilena,un senso di vertigine mi assale nella lettura di questo tuo scritto,che è molto bello,molte volte non mi riconosco allo specchio,e i minuti passano poi qualcosa si muove,il tuo testo è scritto in modo intimo e ti vedo e quello che vedo,non riesco a non dirlo,mi piace proprio.
RispondiEliminaSai sorprendermi sempre e non sei mai scontata,
complimenti alla magia che esce dalle tue mani.
Auguri di una Pasqua serena.
Un bacio.
E' incredibile, non scherzo e neanche sono ipocrita ma, a tratti, mi sono riconosciuta in queste "immagini".
RispondiEliminaE mentre leggevo, pensavo e ripensavo ed ogni parola mi entrava e si richiudeva nella mente.
E sono tutte lì le tue espressioni, Marilena, nel silenzio della mia mente .. non so come spiegarti, diciamo, come "pietre".
Un diario estremamente "a piedi ben serrati per terra".
L'immagine parallela è come un'altra se stessa ...che però si ha il vantaggio di poterla osservare.E riflettere.
Osservare e riflettere sui parallelismi delle similitudini aiuta a guardare oltre ciò che vediamo di noi stessi.
Bellissimo!
Un bacio forte forte!
Serena Pasqua!
STAMANI HO SNELLITO E RICORRETTO QUESTO MIO POST, SENZA PERO' MUTARNE IL SENSO.
RispondiEliminaSOLO PER UNA ESIGENZA DI FORMA MIGLIORE E DI MAGGIOR COMPRENSIONE DEL TESTO CHE, E' STATO COMUNQUE BEN INTERPRETATO DA CHI HA GIA' QUI COMMENTATO.
Marilena
Capita di non ritrovarsi nella propria immagine.
RispondiEliminaO, addirittura, di temerla.
Soprattutto nei periodi bui in cui facciamo fatica a riconoscere noi stessi, nel nostro intimo.
La donna dello specchio sono sempre io.
Ma ho paura di vedermi nella realtà del momento.
La conta dei passi è un incantesimo per sconfiggere la malia nera dello specchio.
Un bacio, Lucy
ED UN MONDO INFINITO DI AUGURI
Marilena
Quanti di noi, Massimo, attuano riti segreti per sconfiggere le proprie ossessioni?
RispondiEliminaEd i rituali, nella loro sacralità superstiziosa, vanno sempre e solo celebrati quando subentra uno stato di vitale necessità
Non ritrovarsi nella propria immagine...... a me capita anche con le foto.
E questa mia idiosincrasia forse, alla fine, è anche positiva perchè limita di molto quell'egocentrismo che ho scoperto possedere anch'io e che qui già abbondantemente esplico negli scritti.
Un bacio, Massimo.
AUGURI PER UNA PASQUA DAVVERO SPECIALE
P.S. - Ci saranno riti anche nella Foresta Viola? :)
L'immagine parallela è come un'altra se stessa ...che però si ha il vantaggio di poterla osservare.E riflettere.
RispondiEliminaCome sempre, Miryam, sei entrata nel cuore del mio post.
In questo scritto è la mia immagine che, dallo specchio mi osserva.
E la mia paura di quell'immagine che raffiguro ancora più estrema di quella reale, m'impedisce l'accesso allo specchio.
Paura di me stessa.
Della realtà di certi momenti.
Di come mi percepisco.
E degli sforzi che faccio per nascondermi a me stessa.
Lo specchio è la cartina di tornasole.
La prova irrefutabile del nostro più intimo stato d'animo.
Forse sarebbe più correto scrivere stato mentale, perchè l'ubicazione delle nostre angosce è nell'offuscamento, in determinati momenti, della lucidità di pensiero.
Ci si perde negli specchi, Miryam.
Come negli intrappolamenti della vita.
Ma sempre se ne può uscire.
Ovviamente non con i miei rituali strategici ma con la forza della ragione.
Un bacio
AUGURI SPECIALI PER UNA PASQUA SERENA
P.S. - Riconoscersi nelle parole di un'altra, Miryam, capita spesso anche a me, con i tuoi post, ad esempio. E quando accade io lo trovo sempre positivo, nel bene e nel male. Ci si sente sempre un pochino meno soli quando si condivide un angoscia. Come è altrettanto bello condividere un entusiasmo. Una gioia.
Ciao cara Amica,scusa ti rispondo ora,ieri ho visto la tua risposta,ma mi sono battuto con i demoni nella foresta viola,e a tale proposito ti dico che noi nella foresta viola festeggiamo un tipo di Pasqua particolare,senza tanti orpelli della vita moderna che a noi non servono,un fuoco al centro e in circolo i seguaci dell'ombra,poi si aspetta il buio,e quando arriva si aprono le danze fino all'alba del giorno dopo.
RispondiEliminaAncora auguri e buona serata.
Un bacio.
Principe achab, mi sembra un bellissimo modo, quello della Foresta Viola, di festeggiare la Pasqua.
RispondiEliminaIl calore del fuoco.
E quello dei corpi nella danza.
Sacro e pagano, nella cornice di una natura non contaminata.
Doveva essere così un tempo anche qui sulla terra, pur non disconoscendo, in questi giorni, la goduriosa volluttà di scorpacciate di cioccolata che, pur avendo poco di sacro, riconciliano con la vita e con l'inclemenza del tempo di questa primavera che tarda ad arrivare, e rende meno amaro il fatto che domani si ricomincia di nuovo con gli stress di sempre.
L'unico orpello, del quale non potrei fare a meno nella Pasqua, è la cioccolata :)
Per il resto assolutamente condivido la sobrietà dei riti pasquali della Foresta Viola.
Un bacio, principe achab, con l'augurio che tu riesca a sconfiggere definitivamente i tuoi demoni.
Ma le persone egocentriche si vedono allo specchio ma non si guardano, si limitano ad osservarsi. Aggiungo, si guardano i vestiti, i capelli, le scarpe, le forme ma mai gli occhi, in questo modo non avranno mai paura della loro immagine.
RispondiEliminaNon è bello quello che hai scritto, se riferito a te, ma è così vero e reale per tutti.
Chi, anche inconsciamente, non ha riti propiziatori? Mettere il bancomat con la mano destra, per dirne una. Ma è nulla in confronto al guardarsi allo specchio per vedersi davvero. La paura di vedere chi si è veramente in certi momenti della giornata.
Mi è piaciuto il coraggio di dirlo, non è da molti, anzi.
I tuoi scritti sono come i sogni che, a volte, sono più reali della realtà stessa.
Quasi nessun tuo scritto passa attraverso le nostre coscienze senza lasciare una traccia, un segno, una riscoperta o il sentire un nervo scoperto.
Vai sempre direttamente alle nostre sensazioni, fino nel profondo, nelle stanze oscure della nostra anima.
Lorenzo
Riconcigliata con gli specchi da questa poesia così meravigliosamente bella.
RispondiEliminaI poeti sono creature magnifiche e lungimiranti.
Inizio ad amare le poesie, soprattutto come questa, pulsante e viva.
Sà di respiro.
E di uomo.
E lo splendore delle immagini......
......non sono l’uomo
con cui sarai felice, sono solo il nome
di una stella cadente.
Quando ti sveglierai
sarò già morto eppure illuminandoti
E' un finale meraviglioso.
Grazie per il dono di queste poesie e, per quello della tua presenza.
E per le tue parole, davvero gratificanti, nei miei riguardi.
Un bacio
Marilena
E' bello che tu non mi veda egocentrica, Lò, anche se un pò penso di esserlo.
RispondiEliminaNon egocentrica nel mostrarmi ma nel raccontarmi.
Che, forse, è anche più presuntuoso.
Ma lo dico come presa di coscienza, improntata ad un ridimensionamento, e con ironia, sempre atta a quel ridimensionamento.
Il mio egocentrismo è, alla fine, imperfetto e fallato, come tante cose che mi riguardano.
E' un egocentrismo da adpeta, che mi piacerebbe fosse visto con occhio benevolo e con simpatia. Tanto so già che troppo oltre non mi riuscirà di andare, perchè la mia severità, critica ed analitica, sarà naturale ostacolo a che io lo diventi in maniera assoluta.
Scansato questo pericolo, Lò, rimangono le mie idiosincrasie.
E quelle proprio non riesco a vincerle.
Le posso raccontare.
E, a volte, mi cimento nella sfida.
Ma non ho mai vinto.
Seppur parlarne è già una specie di vittoria.
Non ne sono ossessionata.
Ma cosciente.
Ci convivo.
Fanno parte di me.
Grazie, Lorenzo, per queste tue parole così intense e sincere.
Hai scritto cose davvero belle di cui ti sono grata.
Grazie, sempre, per esserci.
Un bacio
TVB
Marilena
Lo specchio, da sempre uno dei temi letterari, quanti romanzi e favole ha ispirato. L'oggetto più magico che esista, tormento e delizia di tanti.
RispondiEliminaNon è l'immagine che ci inquieta ma lo sguardo e ciò che vi possiamo leggere dentro perchè, a differenza delle foto che segnano ii ricordo di un momento vissuto o il tempo passato, lo specchio ci parla spietato rivelandoci l'anima che riflette insieme all'immagine.
Forse è questa la sua magia.. non mente!
Solo chi ha il coraggio e il timore di non ritenerlo bugiardo si ritrova a contare mattonelle per evitarlo.
Un bacione
Buona Giornata
Francesca
......lo specchio ci parla spietato rivelandoci l'anima che riflette insieme all'immagine.
RispondiEliminaE' vero, Francesca, lo specchio rivela molto di noi attraverso l'immagine, ed oltre.
Il nostro intimo più recondito, ci piace immaginarlo irrangiungibile, nascosto in qualche parte di noi ma, in realtà, è solo un atollo sommerso che aspetta di poter emergere alla superficie.
E solo noi possiamo farlo riaffiorare.
A volte, Francesca, la consapevolezza di noi stessi può essere così dolorosa, o insopportabile, da non essere capaci di affrontarla.
Possiamo evitare lo specchio, ma non la nostra cosciente lucidità, perchè l'atollo è comunque emerso alla superficie.
Un bacio, Francesca
E grazie del tuo passaggio
E di questo commento
Marilena
Per vedere realmente la nostra immagine lo specchio dovrebbe rifletterla in un altro specchio, ed è quella l'immagine reale da guardare all'infinito.
RispondiEliminaOgni persona a suo modo è egocentrica ed ogni persona è costretta a riflettersi in uno specchio, ma non è detto che in quel momento lo specchio restituisca l'immagine che si vuole.
Lui spesso restituisce ciò che noi soltanto vogliamo vedere e solo esteriormente.
Tu puoi contare passi e mattonelle, ma non puoi impedire che quell'immagine di te non ti catturi in un riflesso.
E' un bel rito, peccato che oltre gli specchi ci siano anche i vetri delle finestre a rifletterci, o lo specchio di una pozzanghera.
TVB STREGACCIA.
P.S.: Sul mio specchio ho impresso la mia immagine di 20anni fa. ORA MI SPECCHIO SERENAMENTE, CON TUTTA LA MIA EGOCENTRICITà DA MATTA!
Epperò, mica male l'idea di specchiarsi in una foto di 20 anni fa.
RispondiEliminaForse anche di 30, và.
Potrebbe essere una soluzione :)
Ogni persona a suo modo è egocentrica ed ogni persona è costretta a riflettersi in uno specchio, ma non è detto che in quel momento lo specchio restituisca l'immagine che si vuole.
Lui spesso restituisce ciò che noi soltanto vogliamo vedere e solo esteriormente.
Hai ragione.
Lo specchio restituisce la nostra immagine così come la vogliamo vedere.
Eppure è reale, Eli, perchè in quel momento noi così siamo.
Così ci sentiamo essere.
Ci sono infiniti modi di percepire la realtà, e tutti condizionati dal nostro sentire.
Ed è sempre un riflesso vero di noi stssi.
Un bacio, streghetta rossa
Marilena