Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

martedì 27 aprile 2010

Sola nel buio

 Ai bambini soli nel buio.
Ai bambini che non hanno voce.

SOLA NEL BUIO
I santi mi fissano dalle cornici, appese alle pareti, con occhi veggenti che squarciano la penombra.
Le ombre dei rami si protendono verso i vetri della finestra sbarrata come goffe dita di una creatura notturna che lotta, sfinita, contro la tempesta di vento.
Mentre i ragni filano, instancabili ed ossessivi, le loro tele nel silenzio degli angoli.
Vorrei piangere ma le lacrime sono fredde.
Allora le ricaccio indietro e mi rintano in un angolo remoto del letto.
Ho imparato a non piangere.
E a non chiedere.
Ho imparato a vivere in silenzio.
Senza voce.
La pioggia martella ancora più forte contro i vetri mentre un fulmine si disegna rosso nella notte.
Poi il buio inghiotte la penombra facendomi precipitare nell'oscurità più profonda.
Ho terrore del buio come di quelle luci che, improvvise, squarciano l'oscurità.
Così la paura m'inchioda nel mio angolo di letto e la pipì mi bagna le gambe, mentre nel silenzio ascolto il frenetico sventagliare della pioggia.
Circondata dai ragni che ondeggiano sopra di me nelle loro culle di bava appese ai travi.
Mi accuccio nel bagnato, incapace di fare un solo movimento.
Trattengo il respiro.
Se mi riuscisse di gridare forse potrei salvarmi.
Spalanco la bocca ma non esce niente.
C'è solo questa mimica impotente delle mie dita convulse che fendono, mute, l'aria.
Ma che nessuno vede.
Non parlo più da tanto tempo, come potrei urlare?
Non urlo perché so che le mie grida non avrebbero suono.
C'è solo la mia bocca che si spalanca, e niente altro.
E poi il rumore di vetri infranti della finestra che cede sotto l'impeto furioso del vento, e la figura incappucciata di un santo fuoriesce dal suo quadro.
Quando i morti sono in agguato i vivi devono nascondersi.
Ed allora urlo.
Urlo.
Urlo.
Urlo.
Con la mia voce che vibra di suono senza la coerenza delle parole.
Mentre graffio a sangue la gola per avere la certezza concreta di quel grido.
Non riesco a smettere di urlare nemmeno quando mio padre mi strappa dal letto e mi raccoglie tra le sue braccia.
E sento il suo cuore impazzito battere contro il mio petto.
E le sue dita frenetiche toccarmi la bocca per essere davvero sicuro che sia proprio io a gridare dopo tutto questo tempo di ostinato silenzio.

12 commenti:

  1. NON SI PUO' RISPONDERE CHE CON UN CLASSICO :
    Se tu non parli
    -Rabindranath Tagore
    Se tu non parli
    riempirò il mio cuore del tuo silenzio
    e lo sopporterò.
    Resterò qui fermo ad aspettare come la notte
    nella sua veglia stellata
    con il capo chino a terra
    paziente.
    Ma arriverà il mattino
    le ombre della notte svaniranno
    e la tua voce
    in rivoli dorati inonderà il cielo.
    Allora le tue parole
    nel canto
    prenderanno ali
    da tutti i miei nidi di uccelli
    e le tue melodie
    spunteranno come fiori
    su tutti gli alberi della mia foresta.

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  2. La voce come canto di vita.
    Rinascita.
    Affermazione dell'IO.
    Conferma della propria esistenza.
    E, negli splendidi versi di Tagore, ricompensa alla paziente attesa dell'amore.
    Un bacio, Antonio
    E l'augurio di un buona giornata
    Marilena

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  3. Mi hai rifatto rivivere la paura del buio che tanto mi terrorizzava da piccola.E ci hai messo proprio tutto: ragni, fulmini e...papà!
    Ma questo, è solo il mio pensiero.
    Niente complimenti, sennò dici che sono di parte, sorella!
    Un bacione pieno di notti stellate!

    @ X Giardigno65
    Complimenti, i tuoi commenti sono sempre inaspettate poesie!
    Buona serata

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  4. Quando i morti sono in agguato, i vivi devono nascondersi.
    Ed allora urlo.
    Urlo.
    Urlo.
    Urlo.
    Hai messo radici profonde nell'inconscio di tutti noi con il tuo racconto. I tuoi testi sono sempre delle rappresentazioni innattese, creano universi paralleli che più sono fantasiosi e più si fanno realtà.
    Un bacione sorella streghessa con felinità assortirtite miaoooo miaoooooo

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  5. Il buio fa paura a tutti i bambini e, spesso, anche agli adulti.
    Solo dopo averlo pubblicato mi sono resa conto che non si capisce subito che la protagonista è una bambina.
    Ma non è poi così grave: la paura del buio è universale.
    C'è anche qualcosa della nostra infanzia, Eli, in questo post: i quadri dei santi appesi al muro della grande camera da letto, dai soffitti immensi, nella casa dei nonni materni a Salerno.
    Li ricordo ancora: Santa Rita da Cascia, sant'Antonio da Padova, San Michele che uccide il drago, la Madonna di Pompei, e qualcun'altro che ora mi sfugge.
    Grandi quadri, dentro cornici pesanti, che m'inquietavano.
    Comunque avevi ragione quando stasera mi hai detto al telefono che avrei potuto iniziare questo racconto con "ERA UNA NOTTE BUIA E TEMPESTOSA......"
    Eh si, me la ricordo la tua paura del buio......meglio non rinvangare :)
    Un bacio
    Marilena

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  6. Sorella felina, il racconto è di fantasia ma la paura del buio è reale in tutti i bambini, per questo è naturale riscontrarci delle comune emozioni.
    E' un racconto un pò affrettato, questo, perchè avrei dovuto meglio approfondire la personalità di questa bambina che si rifiuta di parlare e che, per mantenere il suo silenzio, accetta anche di convivere con la paura del buio, fino a quella sera di tempesta quando vede fuoriuscire dal quadro la figura del santo.
    Avrei dovuto lavorarci di più.
    Ma niente a cui non possa in seguito rimediare.
    Grazie, Lucy, per la gentilezza del tuo commento
    Un bacio, sorella felina, con tutto il mio affetto
    Marilena

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  7. Ciao Marilena,questo tuo racconto è bellissimo e pieno di sfumature,è scritto veramente bene.
    Per un incidente strano pure io avevo paura del buio,avevo 5 anni e per 2 anni non sono riuscito a dormire solo e al buio,poi sono riuscito a vincere i demoni ma è stata dura.
    Il tuo scritto descrive le paure comuni a molti,ci sono dei passaggi nel racconto molto intimi come l'entrata del padre come segno di salvezza,e la voce che torna.
    Buona giornata.
    Un abbraccio.

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  8. E' davvero così: la paura del buio è una cosa che penso abbiamo quasi tutti provato.
    Perchè immaginiamo che sia nel buio che si nascondono i mostri, i fantasmi, l'ignoto.
    Poi cresci e capisci che non è più del buio che devi avere paura, ma della luce che, spesso, nasconde molto meglio del buio.
    Ho cercato di rendere ancora più incubo, la paura del buio di questa bambina, privandola anche della parola.
    Il suo rifiuto a parlare che la isola ancora di più nelle sue paure, fino a che un terrore ancora più grande la scuote e la induce a gridare.
    A chiedere aiuto.
    Un bacio, Massimo
    Buona giornata
    A presto
    Marilena

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  9. Un bellissimo quadro surrealistico descritto con incisiva maestria e fantasia...
    Attanaglia l'angoscia del buio con eventi forti, mi terrorizza l'iimagine dei ragni poichè soffro di aracnofobia, stasera terrò la lucina notturna accesa!!!!!
    Un abbraccio streghetta
    Giulia

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  10. Ciao Giulia, è bello ritovarti e leggere un tuo commneto.
    Paura dei ragni e del buio......mix micidiale!
    Nel buio riaffiorano le nostre angosce più profonde, i desideri più nascosti, le paure più vivide.
    ......sentivo il respiro della nonna paterna che era morta, ma che aveva abitato in casa con noi.
    Dormivo nel letto dove lei aveva dormito. Spesso sentivo la sua voce chiamarmi.
    E questo, Giulia, è autobiografico.
    Un bacio, streghetta bionda
    Davvero contenta di ritrovarti
    Marilena

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  11. Le inquietudini che si vivono da bambini restano comunque dentro di Noi, anche se con l'età della ragione le si placa con la razionalità.
    "Ho imparato a non piangere.
    E a non chiedere.
    Ho imparato a vivere in silenzio".. questo ancora mi appartiene, ed è forse la cosa più sbagliata che c'è in me, l'unica che non sono mai riuscita a sconfiggere.
    Bel post.
    Un bacione

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  12. Hai ragione Francesca, che non piangere, non chiedere, e vivere in silenzio, può essere per alcuni versi sbagliato.
    L'ho fatto anch'io poi, nel momento in cui ho provato a chiedere ed uscire dal mio silenzio, mi sono vista sbattere porte in faccia.
    Quel non chiedere, quel non piangere, possono essere usati come alibi dall'egoismo altrui.
    Un bacio, Francesca
    E buona giornata
    Marilena

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