Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 10 gennaio 2008

L'unghia della strega

Nella penombra, i pensieri rabbiosi nella mia testa, si espandono in vibrazioni di puro furore.
L'isteria fà tremare le mie mani.
A stento riesco a mettere visivamente a fuoco i contorni delle cose: solo una fitta nebbia rossa che pioviggina davanti ai miei occhi. Il tempo si è d'improvviso arrestato. Percepisco il vorticoso fluire del sangue all'interno delle mie vene che, simile ad un fiume in piena, straripando provocherà una violenta emorragia interna, se non riuscirò a tirar fuori questa mia rabbia selvaggia.
Il luccichio del coltello penetra il mio sguardo catatonico, restituendo una dimensione reale all'illusoria prospettiva mentale in cui galleggio da un tempo ormai indefinito.
La penombra si colma di altra penombra.
In questa stanza, d'ombra e di silenzio, m'impongo la pazienza dell'attesa.
Cancello tutti gli odori del mondo esterno, trattenendo solo il ricordo degli afrori del suo corpo, nudo e bagnato, premuto su di me.
Mi carico di rabbiosa nausea.
Le mie viscere tremano esauste nello sforzo di trattenere il vomito.
Il timer nella mia testa è pronto a scattare appena si aprirà la porta e lui entrerà: una gigantesa lumaca invischiata nella propria bava.
Ogni volta che muove un passo, che sposta una mano o che solo respira, sottili fili di quella sua bava disegnano la traiettoria del movimento o quella del gesto, lasciando in quello sputo visibile, una traccia ripugnante della sua esistenza.
Stò all'erta.
Ho freddo.
Il mio abito è troppo leggero, inadatto alla stagione, ma è quello che piace a lui.
E' il vestito giusto, morbido come un guanto scivolerà via docile come una pelle di rettile, lasciandomi repentinamente nuda e pronta.
Sarà il mio abito sacerdotale, quello dell'ultima cena.
Istintivamente cerco il coltello, ne saggio la consistenza.
La punta della lama, dura ed aguzza, mi richiama alla mente l'iconografia medievale dell'unghia di una strega: tragighe mani con lunghe dita pesanti di anelli barocchi, ed unghie livide, ed ostili, come lame affilate.
Le mie mani sono piccole, e le unghie fragili non hanno consistenza neppure per un graffio.
Misere mani congiunte capaci solo d'implorare e d'obbedire, sempre invischiate di bava.
Il coltello sarà la mia unghia cattiva che ferisce e sfregia: l'unghia della strega.
Il buio inghiotte la penombra.
Non ho più freddo.
Percepisco la stanza senza vederla, muovendomi nell'oscurità con occhi veggenti.
Ogni muscolo del mio corpo è teso alla percezione sensoriale.
Un animale in agguato pronto a scattare all'avvicinarsi della preda, gli artigli sguainati e le fauci pronte a dilaniare.
 Prima ancora che lui entri sentirò quell'odore, dolce e schiumoso, di bava e di sperma: l'afrore di mio padre, il dio del gran fottere.
Lascerò che il mio vestito scivoli via, per illuderlo della mia resa nuda al suo diritto di possesso poi, senza esitare, gli pianterò nel cuore la mia unghia della strega: uno squarcio violento da strappargli la vita, ma non così misericordioso da dargli subito la morte.
Mi specchierò nei suoi occhi già ciechi mentre il suo corpo spurgherà nell'ultimo coma, bava, piscio e sangue.
Rinascerò nella sua agonia.

2 commenti:

  1. Ciao Amaranta... in bocca al lupo x questo tuo blog... spero che ti serva x esprimere la tua creatività, la tua passione, le tue emozioni... Saremo in tanti a seguirti...

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  2. Grazie per il tuo "in bocca al lupo" ladypima,è questa per me un'esperienza nuova, sto imparando e la cosa mi riempie di entusiasmo.
    Ho di nuovo, dopo tantissimo tempo, un intersse vero!
    Ciso e grazie

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