C'è una cattiva luna stanotte, un duro squarcio nel cielo da cui piove tenebra sulla città già spenta.
Senza occhi nell'oscurità avanzo nell'ombra guardinga dei miei passi solitari.
Dai portoni bui esala il pesante odore di corpi addormentati, ed un acre ristagno di sudore, e piscio, che contamina la fredda purezza notturna.
Nel silenzio si leva un'eco di voci ubriache, accompagnate dal ringhio isterico di un cane alla catena.
La ronda notturna ha inizio, è inutile cercare rifugio fuori dai confini di questa notte filmica: il guardiano è in agguato pronto per la caccia.
Nel buio il suo monile d'argento ha bagliori di fiamma, e la sua voce telepatica seduce gli angeli.
E' sulle mie tracce, guidato dall'odore mestruale, mi sussurra dolcemente, ehy sorellina, ti va di giocare?
Il suo respiro è avvolgente come una carezza insidiosa, è il lento strisciare dell'oceano che penetra ogni orifizio del mio corpo per poi espandersi nella gola, con l'onda cupa di un orgasmo.
E' il parassita maligno che, insidiandosi nell'angolo più recondito del cervello, rende schiava la bestia possedendola completamente, lacerandola dal di dentro con l'impietoso bisturi del vivisettore, per ridestarne la ferocia primordiale e latente, solo in apparenza ammansita.
Sono piena di lui. Il mio corpo è in balia della massa confusa di un cervello che non riesco più a controllare: il guardiano è dentro di me e guida i miei passi lungo i corridoi di pietra della città mentre, ridendo beffardo, scarnifica dalla mia anima gli ultimi residui di umanità.
Sento il mio corpo ora, potente e furioso, come quello di un animale in agguato pronto ad uccidere la prima cosa viva che gli attraversi la strada.
L'artiglio, nascosto nel fondo dello stivale, graffia la pelle, rapido a sguainarsi, nudo e cattivo. Silenzioso.
Fiuto l'uomo prima ancora di vederlo nell'oscurità di un cespuglio, puzza di piscio e di whisky a buon mercato.
La voce telepatica mi sussurra dolcemente, ehy sorellina, inizia a giocare!
L'uomo esce fuori dal cespuglio, ignaro dell'artiglio snudato, ha solo il tempo per ingoiare l'ultimo respiro poi, nel buio, la lama rabbiosa scava nella sua carne alla ricerca del nutrimento.
Il mio cervello viaggia ora all'indietro ma non mi riesce d'impazzire neppure quando intravedo, in un freddo squarcio di luna, il ghigno famelico del guardiano chino sul suo pasto di sangue.
Esausta, mi allontano lungo le strade deserte che si perdono nelle umide gole dei bar, mentre il vento sibila, propagando tra le torri di Escher, l'odore della notte.
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