Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

mercoledì 13 luglio 2022

Il Faro di Zion (cap. 6)


 DUE GIORNI DOPO
A seguire il carro funebre c’era solo padre Casadio a bordo del suo motorino, ma quando aveva visto Marisol ferma al semaforo, al capo opposto della strada, con una spericolata inversione di marcia la raggiunse e la fece salire. «Dove diavolo siete finiti tutti! Sono due giorni che vi cerco. Dove sono Dj e Joe?». Era arrabbiato e non si curava di nasconderlo.

«Staranno via per un tempo imprecisato. È una storia incredibile, zio Ernesto, impossibile da immaginare vera».

«Se devo credere ai miracoli potrei anche credere alla tua storia» le rispose Padre Casadio ironico, ingranando la marcia e sorpassando il carro funebre.

«Diserti il funerale?».

«No, precedo il carro al cimitero, così abbiamo modo di parlare».

«Sono le esequie del Vecchio che beffeggiava la morte?».

«Si, anche quella è una storia davvero incredibile, non trovi?».

«E dove sono i suoi parenti?».

«Non è venuto nessuno. Prima di morire ha cambiato il testamento e ha lasciato tutto a “La Casa dei Ragazzi”, ed ora quelli minacciano di farmi causa per circonvenzione d’incapace».
Dopo aver parcheggiato il motorino davanti al cancello del cimitero, guidò la ragazza verso uno spiazzo fiorito dove era scavata una buca. «Mentre aspettiamo il suo arrivo, qui sulla soglia della sua ultima casa, raccontami questa tua incredibile storia» la esortò, sedendosi sul bordo di un muretto.

Marisol sciorinò il suo racconto con dovizia di particolari e facendo attenzione a non omettere, ma neppure enfatizzare, nulla.
Il prete l’ascoltò fino alla fine senza mai interromperla.

«…ma Heracles ha detto che se Joe andava via anche lui se ne sarebbe andato, e così Joe è rimasto» concluse il suo racconto Marisol attendendo un commento sulla vicenda, ma padre Casadio era rimasto in silenzio.

«Non dici niente, zio Ernesto? Lo sapevo che non mi avresti creduta». C’era una punta di delusione nella sua voce. «Continuerai a non credermi anche se ti dico che ti ho visto, attraverso uno specchio del Faro, giocare a briscola con il Vecchio? Potrei descriverti la stanza nel dettaglio, ma immagino che non mi crederesti comunque».

Per un istante lui l’aveva guardata perplesso. «Sinceramente, Marisol, riusciresti a credere a questa storia raccontata da un altro?».

«No. Ma pure è vera. E anche se Cornelius mi aveva avvertita che nessuno mi avrebbe creduta avevo sperato che almeno tu lo avresti fatto». Rispose, senza cercare di dissimulare la delusione nella sua voce.

«A volte capita che davanti a qualcosa di brutto o inaccettabile, la nostra mente metta in atto strategie per rimuovere il ricordo dell’accaduto, sostituendolo con realtà fittizie che alla fine crediamo vere per non soccombere alla disperazione. Questa tua storia, Marisol, non è vera, è solo un’allucinazione autoindotta e sostitutiva di una realtà che forse per te è impossibile d’accettare». C’erano tenerezza e fervore nelle parole di padre Casadio. E tristezza. «Prendere atto della realtà può essere terribilmente doloroso ma necessario per la nostra stessa salvezza. Fai uno sforzo, Marisol, perché tu sola sai dove sono Dj e Joe. Aiutami a ritrovarli». Non era una richiesta la sua, ma una supplica

«Dj e Joe sono nel futuro remoto». Marisol asserì, guardandolo negli occhi.

DUE MESI DOPO
Il Suv Ferrari di Magnum era stato ritrovato nei pressi degli stabilimenti “Primo Sole”, ma di Dj e Joe Licantropo non v’era traccia, nonostante quel tratto di mare fosse stato accuratamente scandagliato dai sommozzatori. Erano come scomparsi nel nulla. Magnum, che li aveva denunciati per il furto della sua auto, ora era indagato per la loro sparizione. Il video, diventato virale, della scazzottata tra lui, Dj e Licantropo, e le molte testimonianze sui loro cattivi rapporti e sulle pressioni esercitate da Magnum affinché Dj si dimettesse da “Radio Evelina”, lo avevano catapultato in cima alla lista dei sospetti e costretto a pagare il silenzio dei due killer che avevano minacciato di recapitare alla polizia la registrazione dove lui ordinava loro d’impartire a Dj una lezione indimenticabile.

«La tua voce inconfondibile equivale ad una confessione» lo avevano irriso, umiliandolo nel suo punto più debole

Marisol aveva convinto Luna a ritornare a casa e sottoporsi ad un programma per la riabilitazione nutrizionale e a disintossicarsi dalle droghe. Dopo un paio di settimane Luna era di nuovo fuggita a Milano. Marisol aveva provato a recuperarla una seconda, una terza ed una quarta volta, ma inutilmente. Il fallimento dei tentativi per salvare la sorella, l’assenza di Dj e Joe e l’impossibilità di avere loro notizie, il polverone sollevato dalla loro scomparsa, e la frustrazione di non poter raccontare la sua versione della storia a cui nessuno avrebbe creduto, l’avrebbero di nuovo spinta nel baratro della depressione se padre Casadio non l’avesse convinta a convogliare le sue energie in qualcosa di utile e positivo, come la sua partecipazione nella gestione de “La Casa Dei Ragazzi”.

Padre Casadio, dal canto suo, dopo reiterati e vani tentativi di avere da Marisol una versione più credibile sulla scomparsa di Dj e Joe, ed ottenendo da lei sempre lo stesso racconto e in ultimo solo il silenzio, s’era rassegnato ad un’attesa passiva, confidando per la prima volta in vita sua in un miracolo, che li restituisse alla loro vita e al suo affetto.

«Fallo per me ed anche per lui». Quel “lui”, a cui si riferiva, era Enrico Berlinguer, al quale “La Casa Dei Ragazzi” era intitolata. Il prete costretto a letto dopo una caduta dal motorino, glielo aveva chiesto con gli occhi umidi e velati dei vecchi. Dopo l’incidente, ma sarebbe più vero dire dopo la scomparsa di Dj e Joe, i suoi movimenti e i suoi riflessi s’erano fatti più lenti e il tremore alle mani sempre più incontrollabile, e Marisol non aveva potuto dirgli di no. Era anche accaduto che i parenti del Vecchio che aveva lasciato la sua ingente eredità a “la Casa Dei Ragazzi” gli avevano intentato causa accusandolo di circonvenzione d’incapace, così era toccato a lei occuparsi, in sua vece, di quello che si preannunciava essere un processo senza esclusioni di colpi, insieme al giovane avvocato delegato a rappresentarli, Michele Morandi, che nella sua infanzia era stato ospite de “La Casa Dei Ragazzi”.

Crisi conclamata per “Radio Evelina”: in calo di ascoltatori e di sponsor, avrebbe nel breve chiuso i battenti. Il vecchio Giulio Cesare Boschi, presa definitiva conferma delle tendenze fascistoidi del figlio e per impedire che l’emittente si trasformasse in un megafono delle destre più eversive, gliene aveva perfino vietato l’accesso. Inoltre i considerevoli ammanchi nella cassa di famiglia lo avevano indotto a mettergli alle costole un investigatore, scoprendo così il ricatto a cui da tempo soggiaceva. L’investigatore aveva anche accertato che in realtà non esisteva alcuna registrazione incriminatoria, cosicché l’accusa dei due ricattatori, non supportata da nessuna prova, si sarebbe ritorta contro di loro come tentativo d’intimidazione.
«Vi consiglio di sparire, ricordandovi che Giulio Cesare Boschi vanta le amicizie giuste nei posti giusti» li aveva ammoniti, e non aveva dovuto ripetere la minaccia perché i due balordi s’erano eclissati all’istante.

Ma ancor più duro era stato Giulio Cesare Boschi con il figlio che aveva estromesso dal patrimonio di famiglia: «Se ti piace spendere i soldi, impara prima a guadagnarli, iniziando dalla gavetta. Ad ogni modo dovrai risarcirmi della somma che ti sei fatto estorcere da quei due delinquenti».

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