Sicuramente è questo attuale un periodo confuso.
Dormo di più, l'umore, senza neppure troppi sforzi, è quasi sempre improntato al positivo, nonostante le vicissitudini che hanno caratterizzato l'ultimo periodo delle mie ferie.Ma c'è questa stanchezza mentale, che non mi riesce di superare, e contro cui mi batto, ahimè, sempre più debolmente, con la conseguenza di un rifiuto alla scrittura e alla lettura.
Così, tutto ciò che impegna l'intelletto è vissuto come una fatica, con poi gli inevitabili sensi di colpa e di frustrazione, che cerco di contrastare con proponimenti a lungo termine, quasi fossero dei farmaci a rilascio programmato.
Ma quante parole ho smarrito nel frattempo?
Avvilita prendo nota della creatività altrui: io che ero così traboccante di parole sono ridotta a ricopiare piccoli stralci dal mio blog e pubblicarle sulla pagina di Amaranta, per ricordare a me stessa che un tempo anch'io ero in grado di creare.
Tutte le mattine mi siedo al computer col proposito di scrivere, ma poi non succede.
Un lungo periodo d'inattività creativa questo che sto attraversando, anche se mi sento fisicamente bene, mi rendo conto che è comunque un benessere relativo, poiché mancante di questa parte essenziale di me.
Forse è vero che è la sofferenza a generare le cose più belle e così, quando viene a mancare, subentra il vuoto.
Ci si conforma alla routine, si accetta supinamente quella normalità che nello stato di malessere è stata posta sotto accusa, adeguandosi facilmente a quegli stessi schemi fino a quel momento rifiutati.
Inizio a pigiare sui tasti in attesa che le parole si materializzino da quella zona remota di me stessa che in passato s'è rivelata fonte inesauribile di favolose idee, tanto più meravigliose quanto più incoerenti ed irrealizzabili.
La bizzarria creativa che non genera mostri ma creature enigmatiche.
Così lontane dalla realtà da risultare, per chiunque altro, insondabili.
Ma non per me
Marilena
Recuperare il sé mica s'è facile, o amica
RispondiElimina...mentre perdersi, invece, è così facile.
EliminaUn abbraccio, Andres
(assolutamente concordo con te)
le brave ragazze vanno in Paradiso, le cattive vanno da un tatuatore thailandese per una carpa sull'avanbraccio.
RispondiEliminaPoi vanno in cerca di giovani marinaretti nelle peggiori bettole dei porti, bevendo rum e portando avanti i loro affari in oppierie cinesi. Saltano da un secolo all'altro con la disinvoltura dei gatti si battono in duelli solo per il gusto di marchiare con una bella cicatrice quei coioni a cui la ricchezza ha dato quasi tutto.
Scacco matto al re disse Alice facendo l'occhiolino alla compagna, "Chi è la prossima cattiva ragazza?"
A Marilena l'ardua sentenza.
Vorrei tanto essere io, quella prossima cattiva ragazza, ma ho perso il treno tanti anni fa.
EliminaEd ora sto perdendo anche la capacità di generare figlie, seppur di carta, con un cuore indomito.
E' questa consapevolezza la tristezza più grande.
Forse è questo l'inizio della fine.
Un abbraccio, Andrea, e grazie!
Adattati ai periodi che vivi, carissima amica.
RispondiEliminaNon perderai mai la tua splendida creatività.
Sta solo riordinando le idee e poi ti assalirà.
Un abbraccio grandissimo.
Cristiana
Adattati ai periodi che vivi.
EliminaE' quello che mi sto dicendo da un bel pò di tempo, ormai.
Cerco di farlo...ma come faccio ad ignorare quel vuoto dirompente nella testa?
Un abbraccio immenso, Cristiana, e l'augurio sincero di un buon tutto.
Grazie :)