Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 1 febbraio 2014

La donna del ritratto (monologo di un ganglio psicotico)





  Ora c'è questa eccentrica signora che a ben guardare non mi somiglia affatto, ma pur va spacciandosi per me. La signora in questione, oltretutto, è davvero molto bella. Sfacciatamente bella. Di quelle che non passano inosservate e sono più simili ad apparizioni angeliche che a presenze umane. Ma non ha davvero nulla a che spartire con me, e per questo m'inquieta assai la sua ostinazione nell'avermi eletta come sua icona. Stamani ho visto un mio ritratto nella sua galleria di famiglia, tra i suoi avi che annoverano una badessa in odore di santità ed un vescovo che, per poco, non è diventato Papa.  La tela che mi ritrae è appesa ad un  lungo cordone dorato e sostenuta da robusti ganci perché la cornice ha un peso rilevante, assai di più di quello della somma di tutti i giorni della mia vita. Se ragionassi con una mente diversa dalla mia, una mente pratica, mi sentirei lusingata da tanta venerazione e forse progetterei anche di trarne qualche vantaggio. Se lei afferma di essere me, io, parimenti, posso sostenere di essere lei.Ora non nascondo di essere stata tentata da questa opportunità, e dai guadagni che potrei ricavarne, ma qualcosa ha allarmato la mia resistenza psicologica che ora, strenuamente, si oppone a questo baratto. Il vaglio è nel rifiuto sul perché io non voglio essere lei: la salvaguardia della mia unicità. Il mio convincimento è che devo possedere qualcosa di veramente rilevante di cui io stessa non mi sono resa ancor conto ma che lei ha intuito, e di cui vuole appropriarsi. Forse quella sua perfezione è solo apparente e parziale e necessita del mio compendio per il suo completamento. Non è dunque ad essere me che mira, ma alla rifinitura della sua identità. Io rappresenterei solo un passaggio obbligato. La donna del ritratto, a ben guardare, non mi somiglia affatto. Decisamente non sono io. Eppure sono assolutamente sicura che lei aspira ad essere me. Così gioca sporco. Tenta di confondermi ignorando, però, la mia sperimentata resistenza psicologica al dubbio, fortificata dalla consapevolezza che se iniziassi a sospettare della mia scarsa capacità cognitiva, lei, di sicuro, prenderebbe il sopravvento.

13 commenti:

  1. Già pubblicato il 3/10/2010 con l'etichetta FRAMMENTI

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  2. Allora Amaranta non ha lasciato solo un bell'abito.. Poi secondo me torna... se non altro per recuperare il vestito che, azzardo, non ha dimenticato. L'ha solo lasciato in deposito: forse vuol fare una capatina nel retropalco d'un teatro. E lì il viola non è gradito. Una breve fuga salutare, per esplorare le possibilità infinite dell'inesplorato.

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    1. Il vestito, Amaranta, non l'ha dimenticato, come ben hai intuito, lo ha lasciato a me e di proposito.
      E' stato come lasciarmi in pegno un pezzetto del suo meraviglioso essere.
      Lei è, a differenza di me, è un' esploratrice nata, una sperimentatrice molto abile: io coltivo i dubbi, lei raccoglie le certezze.

      Buona domenica, Giò :)

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  3. una delle ipotesi più inquietanti: qualcuno che ti rubi l'io, anche fosse da guadagnarci in effetti ci viene naturale non abdicare ........... problematicamente brava mia Escura

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    1. Naturale non abdicare, Lucy, questo dovrebbe essere, invece, quante volte per convenienza o per paura, si abdica.
      In questo racconto, ad imbastir la trama, è la follia o una sorta di dissociazione mentale: c'è una sola donna.
      E' solo lei, come sembra e come, invece, si vede: il vestito e la sua fodera.
      Baciotto domenicale






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  4. e di solito non coincidono mai ......

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    1. Per via dei colori stridenti o delle cuciture non perfettamente combacianti :))))))))))))))

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  5. Una sorta di doppia personalità che tu sai gestire molto bene.
    Cristiana

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    1. In effetti è una doppia personalità quella della protagonista del racconto, e di cui non riesce ad acquisire consapevolezza.
      Una donna condannata al dubbio.

      Buona domenica, Cri
      Bacio :)

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  6. quando scrivi così mi fai tornare in mente alcuni racconti di poe.

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  7. Adoro Poe e a lui spesso m'ispiro, traendo spunto dalle atmosfere gotiche dei suoi racconti, rapportati però alla nostra epoca.
    Un saluto, endi:)

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  8. ...io lo definirei un accurato viaggio interiore con l'intento di esplorarne la parte nascosta per valutare come potrebbe essere la realtà vissuta con quella non reale; uno sdoppiamento conscio di un inconscio possibile all'immaginazione, due vite parallele ma distinte, uno lupo della steppa del terzo millennio...dallo squinternato..un caro saluto..

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    1. In realtà proprio di questo si tratta: uno sdoppiamento.
      C'è solo una donna, in questo racconto, che non si riconosce nella sua stessa immagine, convinta che sia un'altra, più bella di lei, d'una bellezza angelica, irreale, ad averla eletta icona e aspirare a diventare lei.

      E' in realtà il ritratto di una donna smarrita, che si vede solo attraverso gli occhi degli altri.....

      E' il racconto di una confusione e di uno smarrimento esistenziale.

      Insomma, Sergio, tra squinternati pur ci si capisce :))))

      Grazie :)

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