Non riesco a leggere, né a scrivere, né
a pensare.
Ed è come esser cieca.
In compenso subisco la consistenza del mio corpo fisico: ossa, denti, unghie, capelli.
E palpebre.
Mi muovo disconnessa, in un mondo opaco, assurdamente sfocato.
E solitario.
Un parallelo agli altri irraggiungibile.
Annaspo, disarmonica, nello spazio vuoto e nero, dove c'è solo il mio batter d'ali, ossessivo e squilibrato.
E vorrei tanto gettar via la maschera dietro cui celo la mia disperazione esistenziale.
L'eterno conflitto tra la mia incapacità di vivere e la mia ostinazione perversa a voler continuare.
Marilena
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