Giornata razionale e pessimistica, questa verso cui m'avvio, già prospettata nella certezza del deja vu, nonostante, ed invano, abbia cercato fin dalle prime luci dell'alba di renderla appetibile e misteriosa, come un pacchetto regalo ben confezionato e di cui s'ignora il contenuto.
Dal buio ho così materializzato il metafisico pacchetto e l'ho strategicamente collocato sul tavolino del salotto, in bella vista tra gli oggetti usuali, dove però risalta come un ordigno minaccioso.
Ho perso il gusto della sorpresa: capita quando non t'aspetti più niente dalla vita.
Quando smarrirò anche il gusto del gioco sarà davvero la fine.
Detesto il freddo che estrania il corpo sotto innumerevoli strati di lana, che non scalda neppure, che niente può sostituire il calore delle mani e delle labbra.
Giornata no, seppure c'è un tiepido sole, e come avvenuto in altri tempi, forse di minor disincanto, avrei tentato di riscrivere il tutto con uno di quei giochi illusionistici di cui mi picco esser maestra.
Ma è questo uno di quei giorni in cui la consapevolezza esistenziale è talmente nitida e prevaricante che tutto ciò che è nelle mie possibilità mettere in atto non sortirà alcun risultato anzi, piuttosto, devo sforzarmi di non cedere alla tentazione della messinscena che sortirebbe effetto contrario e disastroso.
Detesto il freddo che mi rallenta e mi ravvoltola su me stessa, alla ricerca di un tepore improbabile, tutto interno, metafisico anche quello, come il pacchetto regalo che campeggia, simile ad un ordigno esplosivo, sul tavolo del salotto, tra le porcellane ed i fiori autunnali.
Marilena
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