Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

venerdì 15 gennaio 2010

La scimmia sulla schiena

Si sveglia al mattino con me.
Mi fa compagnia nel silenzio della notte.
Solo un respiro, flebile e gelido.
La sua presenza è tutta in quel respiro.
Lo sento tra i capelli.
Mi sfiora l'orecchio.
Soffia sulla mia guancia.
E' un alito freddo.
E' viva, la scimmia che mi porto attaccata sulle spalle.
E' viva.
Nel gemito ovattato dei suoi polmoni.
Non posso vederla.
Ma la sento.
E' appesa alla mia schiena.
Uno zaino. Un fardello.
E così che vivo.
Con quella sacca da viaggio saldata alle mie spalle.
Come se fossi sempre in procinto di partire.
Di andarmene.
Come se ci fosse un treno che mi aspetta in qualche stazione lontana.
Ed io non conosco la direzione.
E' la scimmia che mi guida.
A volte leggermente spinge, con colpetti decisi, per sveltire il mio passo.
E' sempre lei a decidere il percorso.
A volte soffia il suo alito gelido nelle mie orecchie.
Ed allora so che devo fermarmi.
Quanto durerà l'attesa, non mi è dato sapere.
Insieme aspettiamo un treno invisibile, su un binario pieno di nebbia.
E' come sostare in uno specchio eternamente appannato.
Ce ne è così tanta di nebbia.
La nebbia e l'alito gelido.
E quel freddo cattivo che rosicchia le ossa.
E s'accovaccia nelle budella.
Per scaldarmi cerco di raccogliermi in un pugno.
Inutilmente.
Sono come un feto rattrappito in un utero dissanguato.
Talvolta, invece, per una sua qualche ragione, la scimmia s'immobilizza.
Allenta la presa.
Respiro, di nuovo, con i miei polmoni.
Lunghe boccate avide di aria tiepida.
Un vento buono, che sa di primavera.
E m'illudo di aver vissuto solo l'angoscia, momentanea, di un incubo.
Allora so che posso ancora rimanere
Per quanto tempo, però, non mi è dato di sapere.

ANNOTAZIONI
Per William Burroughs la scimmia sulla schiena era la sua dipendenza dall'eroina e dalla morfina, di cui lui, appassionato sperimentatore, ne faceva abbondante uso.
La scimmia, erano i sintomi dell'astinenza che si manifestavano con dolori lancinanti alla schiena, causati dalla fine dell'effetto anestetico dell'eroina.
La mia scimmia, invece, è la depressione.
L'astinenza dalla vita.
Un vuoto, doloroso ed incolmabile, che si spalanca a riempire un desiderio di morte.
Un auto annullamento.
Marilena

15 commenti:

  1. Molto toccante questo diario Marilena!
    Mi ha invaso le membra .. e per un attimo ho risentito anche la mia "scimmia"... quella con cui convivo da anni.
    Non so se è "depressione" ma è sicuramente una forma di malinconia,quasi perenne, che cerco inutilmente di allontare.
    La via della nostra vita ha, spesso, delle crepe che non accettiamo inizialmente per la paura di rimanerci affossate, poi ci facciamo l'abitudine e diventano simili alla "scimmia" di Burroughs.
    Il tormento rimane, come la voglia di liberarsene.
    E come sono meravigliosamente stupendi quei respiri , ad intervallo, di libertà.
    Un diario, il tuo, scritto con il cuore ... il tuo bellissimo cuore!
    Chissà se, un giorno, la "scimmia" deciderà di lasciarci vivere e camminare da sole.
    UN BACIO!

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    1. la scimmia è la schiavitù, preferisco morire che finire tossico di ero, muoio prima, FERMO DELLA CONVINZIONE cHE E MERITO dELLA SCIMMIA SE IO NON MANDO A FANCULO ADESSO LA SCIMMIA; ASPETTARE SARà FAR IL GIOCO DELLA SCIMMIA POI MI VinCERA LEI, INVCE HO INTeNZIONe DI AFFRONTARE LA MORTe! complimenti x la poesia ma la scimmia un drogato la vede un pò negativa! un abbraccio per la buon guarigione che ti auguro di tutto cuore

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    2. Caro amico è un commemto molto amaro questo tuo, dove sembra già scritto il destino.
      La mia scimmia è stata la depressione (parlo al passato perchè alla luce del mio presente sono abbastanza fiduciosa di credere di averla sconfitta), la tua, invece, è l'ero.
      Ho letto molto in tema di droghe, ma non mi permetto di disquisirne perchè so bene che averne letto è tutt'altra cosa che l'averle sperimetnate, così posso solo lontanamente immaginare l'inferno di chi attraversa la vita con su le spalle appesa questa scimmia.
      Mi spiace non trovare parole di conforto adeguate, mi spiace del tuo inferno, posso solo dirti che nulla però è davvero mai impossibile, che le sfide più grandi si possono affrontare appellandoci alla nostra forza di volontà e all'aiuto di tutto quello che la medicina, e la psicologia, può fornirci,
      Immagino il tuo scetticismo riguardo a questa mia affermazione e lo capisco, ma ho la convinzione che non bisogna mai arrendersi senza prima aver davvero lottato.
      Se hai voglia di scrivermi:
      marilena.amaranta@libero.it
      Un bacio
      Marilena

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  2. Miryam, mi piace davvero tanto questo tuo commento. Ci trovo una condivione assolutamente partecipata. Sincera.
    La depressione ha vari stadi, diverse intensità. Finchè riesci ancora a tenere aperta una porticina con l'esterno, c'è pur sempre la speranza di non rimanere chiusa dentro te stessa.
    Autismo dell'anima.
    Non desideri più niente.
    E' un'astrazione dalla vita.
    Nessuno può arrivare a te, perchè sei isolata in un mondo irrangiungibile. Gli incitamenti, le pressioni, le reazioni obbligate che gli altri si aspettano possano arrivare dopo sollecitazioni a reagire dapprima pazienti, poi sempre più incalzanti, e ti assicuro, alla fine anche moleste, non fanno altro che indurti a voler desiderare di sbarrare ancor di più quella tua porta.
    Difficile, spesso, far capire che il tutto non è riducibile ad una semplice questione di sforzo di buona volontà.
    Che non è posa.
    Nè capriccio.
    Nè dispetto.
    Ti ringrazio infinitamente, Miryam, perchè hai capito che non era il mio ennesimo lamento esistenziale.
    E lo hai condiviso con me, nei termini giusti, e con la sensibilità che ti appartiene.
    Grazie infinite
    Un bacio
    Marilena

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  3. Nessuno capirà mai la depressione di qualsiasi tipo essa sia. Esistono anche persone che l'hanno e nessun medico riesce a diagnosticarla perchè si può manifestare in tantissime forme.
    La si può tenere sotto controllo però.
    Ma quello che hai messo in questo post tutti possiamo leggerlo ma nessuno potrà condividerlo, questo è il dramma. Il dramma è che nessuno può dirti cosa fare.
    Non sei tu che rifiuti il mondo è questo disturbo che lo fa rifiutare e spesso allontana le persone vicine. Chi soffre di questo disturbo non chiede aiuto, anzi lo rifiuta, ma dentro di sè lo chiede, vorrebbe che la gente capisse e stesse solo lì in silenzio. Spesso capita che il rifiuto del dialogo significhi invece il contrario, ma nella mente più lo si vuole più viene voglia di stare soli e allontanare tutti. Non lo so il perchè e credimi, nessuno lo sa.
    So solo che il buio è appagante momentaneamente ma peggiora la situazione nel tempo.
    Chi soffre di depressione al buio vuole solo silenzio e lo cerca, invece quando si esce inizialmente si ha paura, pensieri contorti, ma se trovi una persona disposta a parlarti rimarresti lì per ore a raccontare di te.
    Sole, Marilena, aria e luce, può essere l'inizio per una risalita.
    La cosa importante è che nessuno deve arrivare di prepotenza e aprirti tutte le finestre ( lo so che lo si desidera a volte) ma devi farlo tu, poco per volta......briciola su briciola:)))

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  4. Finalmente....era ora.....aria, luce, respirooooo!
    Era ora che tornavi!
    Hai saputo descrivere talmente bene cosè la depressione che, credo, quella scimmia si attacchi spesso anche sulle spalle di tanti altri, che non riescono a capire e comprendere quella strana mancanza d'aria e quei battiti discontinui e freddi che colpiscono i loro cuori! E l'impossibilità non voluta a camminare, a seguire un percorso. E' vero, spesso i consigli gratuiti o da esperti psicologi dei quali involontariamente assumiamo l'identità, suonano "strano" alle orecchie di chi è affetto da questa sindrome.
    Ciò che è facile per chi cammina senza scimmia, è impossibile per chi ha questa sorta di parassita nei attaccato ai propri polmini!
    Spero solo che quei pochi momenti di respiro tiepido e solare si moltiplichino!
    E' vero, a nessuno è dato sapere! E' l'autismo della mente e dell'anima.
    Ho piazzato un paletto tra la tua porticina ed il battente, spero che tenga, che la porta non si chiudi mai definitivamente, affinchè il mio amore ti giunga sempre!

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  5. Ciao Doriana, innanzitutto grazie per questo commento e per la condivisione di un argomento che, mi rendo conto, può toccare molto da vicino solo che ne conosce l'entità.
    E le devastazioni.
    Concordo su quello che tu hai scritto.
    E' un malessere subdolo. Strisicante.
    S'insinua nella tua vita e l'avvolge di buio.
    Circa 4 anni fa, ho avuto una botta davvero forte. Sono stata malissimo. Chi doveva aiutarmi è scappato. Mi sono ritrovata da sola con mio figlio che, mancando di esperienza e di contatti, si è trovato a fronteggiare qualcosa di molto più grande di lui. Devo molto a questo mio meraviglioso ragazzo. Mi ha convinto ad affrontare l'analisi, che se la si accetta, è un buon supporto. Come efficace è anche l'aiuto dei farmaci. Ma ho dovuto toccare il fondo per capire che stavo andando inesorabilmente alla deriva. E di trascinare con me anche la persona che più amo al mondo: mio figlio.
    L'analisi mi ha rafforzato ma la depressione, come mi ha spiegato più volte il medico, è un male latente. Può sempre risvegliarsi. Piccole o grandi crisi, possono comunque d'un tratto ritornare. Si può ricadere nell'orrore del buio totale.
    Io ho imparato a vigilare.
    Prendere coscienza di quello di cui si soffre è già un passo avanti. Non permetterò più alla scimmia di trascinarmi nei suoi psicotici tranelli, come è accaduto 4 anni fa.
    Ho imparato a fidarmi del mio dottore e dello psicologo. Nel dosaggio dei farmaci. E nella mia forza di volontà. E' una lotta, certo.
    Ma vivere, quando riesci a vedere uno spiraglio di sole, vale sempre la pena, nonostante la scimmia voglia indurti a pensare il contrario.
    Un bacio, Doriana.
    E grazie infinite per questa condivisione.
    Marilena

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  6. Chi non ne soffre non può capire la devastazione che subentra nella mente e nell'anima di chi ne è affetto.
    Assurdi sbalzi di umore.
    Rabbie improvvise. Silenzi catatonici.
    Saltano i ritmi del sonno.
    Perdi la concentrazione.
    Vedi le bocche muoversi e sono voci senza suono quelle che cercano di parlarti.
    Non tolleri niente e nessuno.
    Ignori il mondo.
    E vorresti da lui essere ignorata.
    Ti chiudi in una parte inaccessibile di te. Non permetti a nessuno di entrare.
    Diventi irrangiungibile.
    E' un inferno.
    Ma se riesci a prendere cognizione di quello che accade, e a non aver paura a guardare in faccia la tua scimmia, c'è pur sempre una speranza.
    Forse mai ti riuscirà di addomesticarla, ma potrai comunque tenerla a bada.
    Un bacio, Eli
    E grazie per quel paletto che tiene uno spiraglio aperto su quel buon vento tiepido che sa di primavera.
    Un vento di ridà respiro, come il tuo amore, condiviso e complice, di sorella
    Marilena

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  7. Bene!! Bene!! Fidarsi dello psicologo!! Ci sono persone che prima che ne trovino uno adatto passano degli anni e la malattia ( scusa, non è una malattia ma un disturbo, è importante credimi)avanza.
    I farmaci sono importantissimi in questi casi e nella magior parte dei casi non danno ne assuefazione ne dipendenza ( la dipendenza è psicologica). Bene!! Bene!!!!Brava!!!!!!
    Bravo tuo figlio!!
    Nessun grazie, ringrazia te stessa che ne scrivi. Se scrivi qui stai già guarendo ( eddai, non è una malattia!!! Stai superando il momento critico).
    Dai ci ho scherzato un pò sui sostantivi. Vero che me lo permetti?
    Ma davvero non è una malattia.

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  8. Secondo me, Doriana, non è questione di definizioni, disturbo o malattia, insomma...... alla fine questo non sposta i termini della questione.
    Nè alleggerisce il problema.
    (anche se ho perfettamente capito lo spirito con cui tu hai fatto questi distinguo)
    Se si è consapevoli della propria patologia, e la si gestisce in maniera attiva, non si è mai malati.
    Si studia. Si cerca di capire.
    Conoscere il problema è affrontarlo.
    Avere risultati.
    In troppi, invece, rimangono incagliati nelle sue trappole più insidiose.
    Frequenti i suicidi.
    E la fascia di età di chi ne è colpito si va notevolmente abbassando.
    Sempre più giovanissimi ne sono affetti.
    Possiamo chiamarlo disturbo, malattia, disagio sociale, o semplicemente depressione.
    L'insidia non cambia.
    Un bacio, Doriana
    Marilena

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  9. Ciao Marilena,sei tornata nel tuo antro?brava.
    Il tuo post è particolare, un analisi interiore
    molto intima,conosco quella scimmia molto bene,
    è stata una lotta e una sfida molto dura,conosco quel desiderio di morte molto bene
    e posso dirti che ne ho fatto il mio motivo di vita,in un nuovo percorso.
    Non è sempre facile vivere ma mi sono detto che avrei aspettato la fine del film chiamato VITA senza correre.
    Molte persone pensano che la depressione non sia una vera malattia,altri pensano che viene alle persone che non fanno niente,tutto questo è sbagliato,io ho sofferto di questa malattia per breve tempo,poi la scimmia è andata via,mi viene a far visita ogni tanto,ma non siamo Amici,solo compagni di viaggio che si incontrano e vedono le cose in modo diverso.
    Voglio dirti che io sono dalla tua parte,e non sei sola, ricordalo.
    Ben tornata.
    Un bacio e un abbraccio molto intenso in segno di stima e amicizia.
    Ciao Marilena.

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  10. Marilena non credo che nessuno sia esenta da una scimmia attaccata a noi, può avere nomi e forme diverse, svolgersi e sbucare nei modi più diversi, ma è sempre un malessere che è dentro. Anche le persone più serene o cosidette solari non ne sono immuni, magari è stato breve, magari è solo un sottile dispiacere come direbbero Mogol-Battisti, ma la scimietta è lì, pronta a dar fastidio dispettosa e cattiva. E forse è giusto che ci sia, pensaci immuni da tristezze, depressini,paure, incertezze, dubbi saremmo orribili, sembra che solo soffrendo riusciamo a crescere, a capire noi e gli altri. Marilena dobbiamo lottare, non cedere alla tentazione di chiuderci nel nostro dolore, non arrendersi alla scimmia, e accettare la nostra debolezza che giorno dopo giorno può invece diventare una grande forza. Ti abbraccio cara amica, e leggere di ciò che senti dentro, so che è un segno che davvero un raggio di luce sta filtrando nuovamente nel tuo antro, lasciala entrare non respingerla indietro. Un abbraccio a te e al tuo figliolo a cui vogliamo già bene perchè è importante per te, e ti è vicino, e non è una cosa scontata slo perchè è un figlio.

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  11. Massimo, se ne hai sofferto anche tu, sai bene di cosa parlo. Ti corrode da dentro. E' un killer silenzioso. Sai, questo mio ultimo post si riallaccia col precdente, quando parlo del mio blog. Ultimamente la sensazione che provavo più forte di tutte era la mancanza di aria. Un senso forte di soffocamento. Pressioni, nella vita di tutti i giorni. Pressioni, anche qui.
    Come fai a tenere aperto un passaggio dove possa filtrare un pò d'aria, se un muro esterno si frappone fra te e quello spiraglio?
    Sto cercando di salvarmi, Massimo.
    E ci sono tanti modi per salvarsi.
    Basta trovarne uno.
    E crederci.
    Un bacio
    Marilena

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  12. Verissimo Lucy, penso anch'io che tutti, ma proprio tutti, abbiano una scimmia sulle spalle. Ci conviviamo, più o meno consapevolmente. Io sono anche abbastanza intelligente da sapere di non avere il monopolio esclusivo di questo serraglio.
    Siamo in moltissimi ad aggirarci, disperati, tra i suoi cancelli ermetici e a lottare con scimmie, affamate e crudeli. E chi lotta dentro quell'arena non è mai debole.
    Questo blog è stato il mio varco per provare ad uscire da quell'arena.
    Avere una possibilità.
    No, non la chiuderò questa possibilità, Lucy.
    Almeno fino a che, per me, avrà un valore.
    Un senso.
    Quatrro anni fa è stata la mia rabbia a salvarmi.
    Non l'empatia del mondo.
    Nè la sua comprensione.
    Ma solo la mia rabbia.
    E la voce della strega.
    Un bacio Lucy,
    E grazie per questa condivisione
    Marilena
    P.S.- Grazie per quell'abbraccio a mio figlio.

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  13. Il tuo commento, Claudia, racchiude la verità e la difficoltà di una patologia (chiamiamola così) che non sempre viene capita, recepita correttamente dal mondo esterno e, spesso, anche da chi ne soffre.
    L'ansia è uno dei sintomi della depressione. Ansia che, spesso, si tramuta in attacco di panico.
    Ma tu non devi vivere con la preoccupazione che la tua ansia debba sfociare in depressione. Stai facendo bene, ed in maniera intelligente. E di quest'ansia fortissima, ed angosciante, soffrono moltissimi ragazzi.
    Capire che c'è un problema è importantissimo. Da lì ci si attrezza per affrontarlo.
    Magari occore tempo e, non sempre s'indovina la terapia giusta, da subito. Ma si può combattere, soprattutto se c'è un supporto professionale valido e la comprensione, come tu giustamente scrivi, di chi ti è vicino.
    Mio figlio ha 27 anni, quattro anni fa, quando ho avuto una crisi depressiva davvero forte, ne aveva 23, direi giovane :)
    Se pensi che la depressione, ad un certo livello, sfugge di mano alle persone adulte chiamate a dare un supporto a chi soffre di tale problema,e spesso non sanno a che santo votarsi, puoi capire quanto possa essere stato difficile, per lui, anche solo rendersi conto di cosa stava accadendo.
    Affrontare, senza il supporto di nessun adulto, un problema così grande, perchè grande lo è davvero.
    Chi sta fuori non può capire.
    Non può sapere.
    E detto questo non sto puntando il dito contro nessuno.
    Le medicine......non bisogna averne paura.
    Non abusarne, ma usarle se serve.
    Essere noi stessi i primi a capire di cosa abbiamo davvero bisogno.
    Se inizi a fidarti di te stessa, delle tue sensazioni, a capire le tue necessità, allora hai già fatto un grande passo.
    Alle scimmie, in ultimo, si può sempre mettere un collare.
    Un bacio, Claudia
    Ed un abbraccio fortissimo
    Grazie
    Marilena

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