Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

domenica 22 novembre 2009

L'amante bambina

IL MIO PRIMO AMANTE

Il mio primo amante l'ho avuto a 16 anni.
Era il mio professore di disegno.
Un uomo molto bello. E molto fragile.
Mediocre pittore ( inutilmente aveva tentato l'ambiente artistico) ed altrettanto mediocre insegnante.
Un uomo irrealizzato ma non rancoroso verso quel destino che non aveva saputo percorrere.
Comunque di buon grado rassegnato a diventare, col trascorrere del tempo, indolente e sempre più distante da quella che una volta era stata la sua passione.
Era un uomo fisicamente molto affascinante, e di questa sua dote se ne serviva per far colpo, ed ottenere favori, dalle ricche madri delle sue allieve.
Le signore erano estasiate dalla sua presenza e sempre pronte a soddisfare ogni richiesta del professore così somigliante ad una rock star.
E lui usufruiva, senza farsi troppo pregare, di tutto ciò che spontaneamente gli veniva elargito.
Conquistare le donne gli riusciva facile.
Ironico e brillante, sapeva irretire con una intelligenza pronta ed intuitiva.
Aveva successo anche con le studentesse che scrivevano di lui nei diari e raramente mancavano alle sue lezioni.
Mai, però, aveva tentato approcci verso qualcuna di loro consapevole dei rischi che questo avrebbe comportato, contentandosi delle loro madri che generosamente premiavano le sue attenzioni.


IO
Non ho mai avuto talento per il disegno e la pittura.
Non ho la pazienza né la manualità necessarie per creare.
Non ho mai nutrito alcuna passione per questa arte, e non mi è mai importato nemmeno far finta d'interessarmi alle sue lezioni.
E d'altronde, come ho già detto, lui era davvero un insegnante mediocre.
Non profondeva alcuna passione verso la sua materia. Né la esigeva.
Al pari di me se ne estraniava.
Apparentemente indifferente al fascino delle altre allieve, avevo però colto, spesso, il suo sguardo su di me.
Uno sguardo subito distolto appena davo segno di avvedermene.
Quel gioco di sguardi riempiva la lentezza e la noia di quelle ore.
Quell'uomo così popolare, ambito dalle donne adulte, che mi guardava di nascosto per non essere colto in flagranza di peccato, m'incuriosiva.
Mi affascinava.
Gratificandomi di un piacere sconosciuto. Umido.
Leggevo nei suoi occhi la richiesta esplicita che reclamava il mio grembo ancora di bambina.
Quel grembo che sotto i suoi sguardi e nella costrizione dei jeans illanguidiva nel piacere bagnato di una donna.


UNA RELAZIONE PERICOLOSA
Cambiai di banco e passai nel primo. Smisi i jeans e iniziai ad indossare le gonne.
Sotto il banco accavallavo le gambe stringendo le cosce, o le divaricavo, in modo che lui vedesse la mia intima oscurità.
I nostri sguardi s' agganciavano. Gli sorridevo, e solo allora lui, colto in fallo a spiarmi, distoglieva i suoi occhi da me. Evitava di chiamarmi alla cattedra per timore che nel pronunciare il mio nome la sua voce tradisse il desiderio. I miei voti erano ottimi nonostante non producessi nulla di artistico, e questo destò perplessità fra le mie compagne, malumore nella compagine del fan club delle madri, e suscitò qualche illazione di troppo nel corpo insegnante.


Per un paio di settimane non venne a scuola, così andai a cercarlo a casa sua. 
Quando aprì la porta rimase per un attimo sorpreso e poi brutalmente, senza parlare, mi trascinò nella sua camera da letto. Facemmo l'amore senza neppure toglierci i vestiti, tanto il desiderio bruciava i nostri sensi.
Io non avevo mai fatto sesso con nessun altro: fu quella la mia prima volta e lui il mio primo uomo.
Fu al medesimo tempo divino e bestiale. Il mio nome, che per tutto quel tempo s'era imposto di non pronunciare, gli fioriva sulla bocca come bava di lupo. A volte era rantolo. Altre bestemmia. Altre ancora supplica. Mi fece male. Gli feci male. Gli restituivo la brutalità e la dolcezza con lo stesso impeto con cui me le impartiva. Non personalizzavo e neppure improvvisavo. Ero lì per imparare, e lui, in questa materia, si rivelò essere un magnifico insegnante.
Saltavo spesso le sue lezioni a scuola ma mai un nostro appuntamento. Parlavamo poco, entrambi consapevoli del divario degli anni e dei reciproci interessi: l'unica affinità che ci legava era quella del sesso, e consapevolmente solo  a questa ci attenevamo.
Sesso pomeridiano, da cui erano bandite le albe e i tramonti, e tutta la paccottiglia romantica che ne deriva. 
Pomeriggi ardenti, burrascosi, primitivi. Pomeriggi nudi. 
Di niente altro avevamo bisogno.


In classe continuammo nel nostro schema usuale, tranne il fatto che avevo smesso di provocarlo.
I miei voti, dei quali in realtà non m'importava nulla, avevano subito una discreta flessione in discesa, il risultato di un paio di striminzite interrogazioni da cui era emersa tutta la mia ignoranza, ed indifferenza, verso le belle arti. Questo ridimensionamento delle sue valutazioni nei miei riguardi aveva anche lo scopo di far cessare le chiacchiere della sua predilezione per me per i  motivi ben facili da supporre. Ma di queste illazioni a me importava davvero poco: non avevo mai legato con le altre studentesse e mia madre non era nel fan club delle ammiratrici del professore. Queste ultime, però, non avevano perdonato il cambio di stile del loro idolo che aveva smesso di flirtare con loro, e all'uscita di scuola tirava dritto verso la sua macchina.
Poi, una mattina, sul muro della scuola apparve una scritta infamante chiaramente diretta a lui.
I bidelli la cancellarono, ma dopo un paio di giorni rifiorì, ancora più velenosa, sullo stesso muro.

Smettemmo di vederci, ma io continuai a frequentare le sue lezioni allo scopo di screditare quelle accuse che non coinvolgevano direttamente me, ancora minorenne, ma solo lui. I detrattori avevano strategicamente pensato che tirarmi in ballo li avrebbe solo rallentati nel loro scopo, consapevoli che sarebbe bastata la semplice accusa di pedofilia a gettare fango sul professore, anche in assenza di prove.
Venne istituito dalla preside un sommario processo interno con il verdetto già stabilito delle sue dimissioni. A nessuno importava appurare se quell'accusa corrispondeva al vero, e d'altronde il professore stesso firmò le dimissioni senza discutere. Il giorno stesso lasciò la città.
Quell'atto venne considerato da tutti un'ammissione di colpevolezza.
Ripercussioni su di me non ce ne furono, ma smisi di frequentare quella scuola perché non ho mai avuto talento per il disegno e la pittura. E ancor meno per l'ipocrisia.


19 commenti:

  1. Mi sono perso in questo scritto,e non nego di aver provato una certa sensazione molto bella e particolare.
    Complimenti,leggerti è sempre molto bello,è come essere invitati ad un pranzo con molte ghiottonerie.
    Buona notte Marilena.
    Un bacio.

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  2. Ciao Massimo, bellissimo questo commento con la similitudine di un invito "ad un pranzo con molte ghiottonerie".
    Banchetto notturno, data l'ora.
    Con streghe e principi vestiti da gran sera :)
    Buona notte anche a te, Massimo
    A presto
    Marilena

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  3. Stranissima sensazione nel leggerti, mi riporti anni addietro , ho veramente conosciuto un professore di disegno tale e quale lo descrivi, anche un po' peggio per i giochi che creava intorno a se e la sapienza crudele che sapeva mettere nel creare situazioni diciamo accessorie. Ho visto soffrire persone a me care per lui, avevo rimosso molte cose ma questo racconto le ha ridestate. Questo perchè sei molto brava nella narrazione, rendi vive e palpabili le cose che descivi. Un abbraccio mia cara. Miaaaooooo

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  4. Sai Lucy, i racconti e la vita reale scorrono, spesso, sullo stesso paralllelo.
    I protagonisti dei libri sono spesso rubati alla vita reale e, di contro, gli uomini di carne, talvolta, s'immedesimano in personaggi letterari.
    E capita così che chi scrive storie, si trova sovente a sostare in quella terra di confine, tra fantasia e realtà.
    Confusi e smarriti.
    A volte persino immemori.
    I caratteri e le tipologie, seppur romanzati, germogliano sempre in radici terrene.
    Mi spiace di averti ridestato ricordi rimossi.
    Un abbraccio sorellesco, Lucy
    Marilena

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  5. Ma figurati, ho scritto rimosso, ma non è vero la sofferenza non si dimentica, anche quella di chi ci è caro. E poi ho sempre detesytato quel tipo di persone che cercano di manipolarti, di influenzare la tua mente, ed è ancor apiù crudele quando lo si fa con delle ragazze ancora sognanti, facendo leva sul potere intellettuale. La vita è piena di cose tristi e tragiche, di cose ignobili e cattive, non solo non possiamo ignorararlo ma dobbiamo sempre tenerlo presente per difenderci e poter avere una visione globale e reale delle cose, ancor più se brutte. Riconosceremo così il bene come tale e sapremo apprezzarlo come merita. Un abbraccio forte forte mia tenebrosa amica-sorella-complice con tutto il mio cuore.

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  6. "Quel gioco di sguardi riempiva il vuoto, e la lentezza di quelle ore".. . . .. .. . .
    Se il tempo rallenta ci si può perdere in un gioco continuato di sguardi;
    se il tempo rallenta anche i nostri desideri sessuali possono dar "campo" a tutti gli ormoni;
    se il tempo rallenta, con lui rallenta anche il rumore e nel silenzio riesci a percepire le sensazioni più intime.
    Da adolescenti c'è più tempo per sognare!
    Peccato che poi, all'improvviso, ti ritrovi già grande!
    E' sempre un piacere commentarti.
    Elisena, colei che vive in un orologio a cucu'!

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  7. Avevo capito che quel ricordo era doloroso.
    E le cose che fanno davvero male bè, quelle non è possibile rimuoverle.
    I manipolatori Lucy, sono individui abbietti proprio perchè hanno presa su intelligenze ancora immature o, peggio, sui sentimenti. Sono coloro che hanno la capacità di distruggerti l'anima. Toglierti la speranza.
    Perchè dopo aver avuto a che fare con individui del genere è sempre difficile tornare a credere negli altri.
    Mi spiace davvero, Lucy, per aver ridestato un dolore grande.
    L'abbraccio di un'amica sincera.
    Marilena

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  8. L'adolescenza, sorella, è un periodo davvero difficile. Bisogna comunque viverla con passione, perchè è solo a quell'età che i sentimenti sono purissimi. Non contaminati.
    Drammatici. Irruenti. Senza sfumature.
    Le passioni esplodono travolgenti.
    E' tutto vissuto nell'attimo di un respiro.
    Con avidità.
    Come se non ci fosse mai un domani.
    Ma, quel domani sempre, alla fine, arriva e sei già grande.
    Un bacio
    Marilena
    P.S. - Che ci fai all'interno di un orologio a cucù? :))))

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  9. Cerco di fermare il tempo. Scorre troppo in fretta. Anzi, se ci riesco, lo riporto indietro. Eppoi, ogni ora esco da una finestrella insieme a tanti altri piccolissimi esseri e vi scandisco le ore, cosicchè anche voi siate "condizionati" dal tempo e facciate in modo che le lancette non si incrocino mai nel senso contrario!
    Elisena, colei che ha perso anche il fuso orario!

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  10. wow, non si può dire che nei tuoi post non succede nulla !

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  11. leggerti è cibo per gli occhi...hai molta padronanza dello scritto e usi parole che si incastrano perfettamente tra i vari dialoghi..complimenti tanto per la storia che già giustamente prima di me hanno elogiato quanto per i commenti che poi hai dato..
    hai appena conquistato un altro lettore per il tuo blog
    piacere di fare la tua conoscenza...
    Giuseppe

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  12. Dimensione spazio tempo, quante volte s'intersecano fuori dall'ordine delle regole dettate per proiettarsi nell'ordine del caos, quando ciò avviene nei giovani fancilli, siano essi maschi o femmine, allora quella dimensione sfasata non troverà mai più la giusta collocazione, seppure apparentemente l'ordine sembra essersi ristabilito.
    Nella placida routine d'ogni giorno non ci accorgiamo della sofferenza che i nostri simili si portano dentro, poi leggendole, come Tu sai scriverle, allora ci assale inevitabilmente la rabbia dell'impotenza per l'incapacità di controllare quello stravolgimento che magari avviene sotto i nostri occhi ciechi d'abitudine.
    Un bacio
    Francesca

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  13. Ciao Antonio, mi fa davvero piacere questo commento.
    Coi miei post cerco di non annoiare.
    Chi scrive è perchè vuole essere letto.
    Io ce la metto tutta per dare una impronta al mio blog: realtà e fantasia.
    Alla fine tutto è vero.
    Come la mia passione per la scrittura.
    Grazie :)
    Marilena

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  14. Ciao Giuseppe, stasera ho incasinato col pc, che non mi postava il tuo commento, così ho sbadatamente cancellato una risposta precedente, che ora risulta con la data odierna, per accorgermi poi che, con un pò di ritardo, il commento è stato comunque pubblicato
    Grazie per la gentilezza delle tue parole, che mi hanno davvero fatto piacere, e per esserti soffermato in questo spazio.
    Il piacere è anche mio di poter fare la tua conoscenza.
    A presto
    Marilena

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  15. E' vero, Francesca, quello che tu scrivi sulla dimensione spazio tempo al di fuori delle regole stabilite e che, alla fine genera caos, nonostante poi, sembra tutto ristabilirsi nel giusto ordine.
    In particolare, per quel che concerne le esperienze che si fanno nell'adolescenza.
    L'età davvero più difficile (e non per retorica) nella maturazione di una giovane vita. Spesso, l'adolescenza, la si vive in solitudine. In balia di un mondo adulto, contraddittorio e tentatore. Manipolatore.
    Facile, quindi, esserne preda.
    Un bacio Francesca
    E grazie della tua presenza.
    Marilena

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  16. Vedi Marilena, io dico sempre, per esperienza personale, che è facilissimo plagiare gli adolescenti.Sono in quella fase di convinzione d'essere già uomini o già donne, sono quelli che lo sbattono in faccia ai propri genitori ritenendoli retrogradi e possessivi. Nella loro ingenuità non s'avvedono che i genitori tendono a proteggerli da tante cattiverie.
    La loro fortuna o sfortuna sta nell'incontrare gli adulti fuori dalle loro case, pronti a saperli coinvolgere.
    E' per questo che dico che gli adulti corretti, quelli che facciamo di tutto per tutelarli a volte non ci accorgiamo che qualcun'altro li ha già soggiogati negativamente, perchè abbiamo gli "occhi ciechi d'abitudine".

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  17. E' vero, Francesca, non si vigila mai abbastanza.
    E neppure, talvolta, lo si fa in maniera intelligente. Con tatto. Sensibilità.
    Si preferisce spesso non vedere, per evitare liti estenuanti, minacciose ribellioni.
    Fidando nell'intelligenza e nella loro buona stella. Oppure, si da per scontato, che abbiano acquisito sani principi ed una incorruttibile forza di carattere,per cui mai incapperanno in brutte tentazioni.
    Ed ancora, come tu spieghi, con i nostri "occhi ciechi di abitudine" nemmeno ci accorgiamo che il mondo esterno, invece, ha già fatto danni.
    Tutelare, significa, interessarsi davvero. Grande impegno di mente e di cuore.
    E l'enorme pazienza di ascoltare.
    Cercare di capire.
    Esserci.
    Non come barriera tra loro ed il mondo esterno, ma come sicuro punto di riferimento.
    Ho amato l'adolescenza di mio figlio.
    Ho amato quel bambino che diventava uomo.
    Non ne ho avuto paura.
    Forse, perchè, ho conservato nel mio cuore, vivide tracce della mia adolescenza.
    Un bacio, Francesca
    E' un piacere dialogare con te
    Marilena

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  18. ciao amaranta
    mi piace leggerti
    stasera mi hai fatto compagnia
    ............

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  19. Mi fa davvero piacere, antes que sea noche
    Grazie del tuo passaggio.
    E del tuo commento
    A presto
    Marilena

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