Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

mercoledì 19 novembre 2025

Rebecca (cap. 23)

 


DONNE DA ISTRUIRE
Nel riverbero di remote punte di sole, una pioggerellina tiepida cadeva sull'erba folta del giardino e sul vialetto sassoso che conduceva alla casa degli Scalavino. Sedute al tavolo sotto il portico, Rosa e Brigida Catalano, stavano assemblando una composizione naif di vetrini e pietre luccicanti che non  combaciavano ma che la governante, con estrema pazienza, andava completando negli spazi vuoti con 

granella di zucchero variamente colorato. I gridolini di meraviglia di Rosa, quando le dita agili di Brigida riuscivano a dare parvenza di fiore, stella o farfalla, a quei suoi abbozzi informi e casuali,  avevano indotto Concetto Scalavino ad affacciarsi alla porta per accertarsi delle ragioni di quello scompiglio. Il medico lo aveva autorizzato all'uso di una sedia a rotelle, ponendo così fine all'esilio nella sua camera e ripristinando la legittimità dei suoi pieni poteri. Su suggerimento di Giovanni Basile aveva adibito una saletta di servizio ad uso studio, con una scrivania e delle comode poltrone, per disbrigare le pratiche e ricevere i clienti. Giovanni Basile gli aveva anche suggerito di avvalersi dell'ausilio di Rebecca in veste di segretaria, poiché il medico lo aveva minacciato di confinarlo di nuovo nella stanza da letto se avesse contravvenuto al suo ordine di alternare le ore del lavoro con quelle del riposo. Se avesse scupolosamente seguito questa regola presto sarebbe stato di nuovo in grado di riconquistare la più completa autonomia
...ma come sempre, però, la governante si adoperava in tutti i modi a rendergli la vita difficile, come ora che, nonostante la pioggia, intratteneva la moglie demente sotto il portico, in bella mostra, così che tutti potessero vederla.

«Signora Catalano, devo avvertirvi che da oggi mia moglie non avrà più accesso né al portico né al giardino.» Intimò brusco, appena la governante fu alla sua portata.

 « La volete murare in una stanza?» Chiese ironica Brigida Catalano, dirigendosi verso la cucina. 

Lui le ostruì il passaggio con la sua ingombrante sedia a rotelle, costringendola a fermarsi «Ascoltatemi bene, da domani è qui che riceverò i miei clienti e non voglio che la vedano. La casa è grande, troverete di sicuro uno spazio dove intrattenerla, soprattutto farete in modo che non interferisca con le mie esigenze. Questo è il vostro compito ed è per questo che vi pago. Non c'è altro.» Concluse sferzante facendosi di lato per lasciarla passare.

«Non c'è bisogno di essere sgarbati, Tino.» Suggerì dall'uscio Giovanni Basile, cogliendolo di sorpresa perché che non lo aveva sentito arrivare «Piuttosto, dovresti fartela alleata soprattutto ora che riceverai i tuoi clienti a casa e avrai bisogno della sua collaborazione.» Lo esortò gioviale, ponendogli una mano sulla spalla.

«Ho già mia figlia Rebecca tra i piedi...non voglio un'altra donna da istruire!» Protestò Concetto Scalavino.

«Non credo che la signora Catalano abbia bisogno d'essere istruita. Mi dà l'idea che ne sappia molto più di noi e di tanti altri.» Rispose divertito Giovanni Basile. Poi, facendosi serio, aggiunse: «Stamani Ho chiarito con Michele Messinese i motivi che hanno indotto la sua famiglia a cessare la vostra collaborazione, ed è stato un incontro molto esplicativo. Andiamo a parlarne nel tuo studio.»

«No, nello studio c'è Rebecca che sta catalogando la corrispondenza.» 

«E allora?» Giovanni Basile, senza attendere risposta, spinse la sedia a rotelle verso lo studio.


NEL NOME DI MIMI'
Rebecca era seduta al tavolo intenta a trascrivere in un registro date, indirizzi ed ordini, da fatture che aveva preventivamente selezionato e diviso in ordine cronologico. All'ingresso del padre e di Giovanni Basile, smise il suo lavoro e, senza alcun preambolo, ammonì il padre: «Abbiamo bisogno di  una macchina da scrivere perché la vostra grafia è davvero illeggibile e la mia, a forza di copiare i vostri scarabocchi, sta diventando uguale. Così simile che potrei perfino spacciarla per la vostra!» 

«Cosa?» Proruppe contrariato Concetto Scalavino, la cui disapprovazione si era tramutata in un secco colpo di tosse

A quell'eccesso di furore fece eco la risata divertita di Giovanni Basile «Visto come stanno le cose, Tino, credo proprio che l'acquisto di una macchina da scrivere sia di primaria importanza.»

«Scommetto che questa cosa te l'ha messa in testa lei, la governante!» Poi, rivolto all'amico, allargò le braccia rassegnato «Che ti dicevo? Di quella donna non ci si può proprio fidare!»

Giovanni Basile scosse la testa in segno di diniego «Non sono d'accordo con te, Tino, ma non sono qui per farti ricredere sulle doti della tua governante quanto piuttosto per inoltrarti una richiesta della famiglia Messinese.»

Concetto Scalavino lo guardò stupito: «Una richiesta? Cosa possono volere da me dopo che mi hanno messo alla porta?» Domandò sdegnato. Poi, ricordandosi della presenza di Rebecca, le intimò di lasciarli soli ma, inaspettatamente, Giovanni Basile intervenne: «Riguardo a ciò che sto per dirti, Tino,  è opportuno che lei rimanga.» E, senza dargli tempo di controbattere, riferì la conversazione avuta quella mattina con Michele Messinese e la richiesta di ricomprare, a qualunque cifra, quella stessa fornitura di legname da Giandomenico rifiutata.

«Mi ritengono responsabile della morte di Mimì eppure non si fanno scrupolo di richiedere il mio aiuto.» Sbottò, amaro, Concetto Scalavino.

«Puoi negargliela, e avere la tua rivincita su Giandomenico, che sarà impossibilitato ad esaudire la richiesta di Papa Pio X, con le inevitabili ripercussioni sulla sua ascesa artistica e sulla credibilità della famiglia Messinese, oppure...oppure, in nome dell'antica amicizia con Mimì puoi soddisfare la loro richiesta ad un giusto prezzo e in maniera discreta. Lascia che sia Rebecca ad occuparsene, naturalmente su tue direttive. »

«Così, secondo il tuo modo di vedere, dovrei facilitare i Messinese, assistere al loro trionfo, rimanendo zitto e buono dietro le quinte, addirittura delegando, in mia vece, Rebecca.» Lo beffeggiò, Concetto Scalavino, erompendo in una una risata cattiva.

«Non saresti tu ad esserti arreso, ma loro. »Replicò pacato, Giovanni Basile «Sono i Messinese ad aver bisogno di te, di quel tuo aiuto che potresti facilmente negare ma che, invece, in virtù dell'amicizia con Mimì, concedi.»

Davanti alla perseveranza dell'amico, il mercante scosse la testa «Davvero ne sei convinto, Giovanni? E se invece, questo mio gesto, venisse da tutti loro inteso come un  mio risarcimento per aver causato la morte di Mimì?»

Giovanni Basile fece un gesto con la mano a scacciare quell'ipotesi «Non sei responsabile della morte di Mimì, Michele Messinese lo sa perfettamente ma, non concedendo quella fornitura, potresti essere la causa della rovina della sua famiglia e della reputazione di Mimì.» E senza attendere replica si rivolse a Rebecca: «Cosa ne pensate?»

Quella domanda così diretta l'aveva colta di sorpresa perché Giovanni Basile, scavalcando il consenso del padre, la stava rendendo pienamente partecipe degli eventi.   

«Credo che concedendo quella fornitura nessuno potrà mai più mettere in discussione la sincerità della vostra amicizia nei confronti di Mimì Messinese, ed imputarvene la morte.» Rebecca s'era rivolta direttamente al padre «E' da voi che dipendono le loro sorti ma che senso avrebbe portarli alla rovina? Di contro, porgere la mano, sarebbe l'inequivocabile segno di rispetto per un uomo che avete sinceramente stimato e per il quale avete nutrito affetto. Fatelo in nome di Mìmì e di quella vostra amicizia.»

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