DONNE DA ISTRUIRE
Nel riverbero di remote punte di sole, una pioggerellina tiepida cadeva sull'erba folta del giardino e sul vialetto sassoso che conduceva alla casa degli Scalavino. Sedute al tavolo sotto il portico, Rosa e Brigida Catalano, stavano assemblando una composizione naif di vetrini e pietre luccicanti che non combaciavano ma che la governante, con estrema pazienza, andava completando negli spazi vuoti con
granella di zucchero variamente colorato. I gridolini di meraviglia di Rosa, quando le dita agili di Brigida riuscivano a dare parvenza di fiore, stella o farfalla, a quei suoi abbozzi informi e casuali, avevano indotto Concetto Scalavino ad affacciarsi alla porta per accertarsi delle ragioni di quello scompiglio. Il medico lo aveva autorizzato all'uso di una sedia a rotelle, ponendo così fine all'esilio nella sua camera e ripristinando la legittimità dei suoi pieni poteri. Su suggerimento di Giovanni Basile aveva adibito una saletta di servizio ad uso studio, con una scrivania e delle comode poltrone, per disbrigare le pratiche e ricevere i clienti. Giovanni Basile gli aveva anche suggerito di avvalersi dell'ausilio di Rebecca in veste di segretaria, poiché il medico lo aveva minacciato di confinarlo di nuovo nella stanza da letto se avesse contravvenuto al suo ordine di alternare le ore del lavoro con quelle del riposo. Se avesse scupolosamente seguito questa regola presto sarebbe stato di nuovo in grado di riconquistare la più completa autonomia
...ma come sempre, però, la governante si adoperava in tutti i modi a rendergli la vita difficile, come ora che, nonostante la pioggia, intratteneva la moglie demente sotto il portico, in bella mostra, così che tutti potessero vederla.
«Signora Catalano, devo avvertirvi che da oggi mia moglie non avrà più accesso né al portico né al giardino.» Intimò brusco, appena la governante fu alla sua portata.
« La volete murare in una stanza?» Chiese ironica Brigida Catalano, dirigendosi verso la cucina.
Lui le ostruì il passaggio con la sua ingombrante sedia a rotelle, costringendola a fermarsi «Ascoltatemi bene, da domani è qui che riceverò i miei clienti e non voglio che la vedano. La casa è grande, troverete di sicuro uno spazio dove intrattenerla, soprattutto farete in modo che non interferisca con le mie esigenze. Questo è il vostro compito ed è per questo che vi pago. Non c'è altro.» Concluse sferzante facendosi di lato per lasciarla passare.
«Non c'è bisogno di essere sgarbati, Tino.» Suggerì dall'uscio Giovanni Basile, cogliendolo di sorpresa perché che non lo aveva sentito arrivare «Piuttosto, dovresti fartela alleata soprattutto ora che riceverai i tuoi clienti a casa e avrai bisogno della sua collaborazione.» Lo esortò gioviale, ponendogli una mano sulla spalla.
«Ho già mia figlia Rebecca tra i piedi...non voglio un'altra donna da istruire!» Protestò Concetto Scalavino.
«Non credo che la signora Catalano abbia bisogno d'essere istruita. Mi dà l'idea che ne sappia molto più di noi e di tanti altri.» Rispose divertito Giovanni Basile. Poi, facendosi serio, aggiunse: «Stamani Ho chiarito con Michele Messinese i motivi che hanno indotto la sua famiglia a cessare la vostra collaborazione, ed è stato un incontro molto esplicativo. Andiamo a parlarne nel tuo studio.»
«No, nello studio c'è Rebecca che sta catalogando la corrispondenza.»
«E allora?» Giovanni Basile, senza attendere risposta, spinse la sedia a rotelle verso lo studio.
NEL NOME DI MIMI'
Rebecca era seduta al tavolo intenta a trascrivere in un registro date, indirizzi ed ordini, da fatture che aveva preventivamente selezionato e diviso in ordine cronologico. All'ingresso del padre e di Giovanni Basile, smise il suo lavoro e, senza alcun preambolo, ammonì il padre: «Abbiamo bisogno di una macchina da scrivere perché la vostra grafia è davvero illeggibile e la mia, a forza di copiare i vostri scarabocchi, sta diventando uguale. Così simile che potrei perfino spacciarla per la vostra!»
«Mi ritengono responsabile della morte di Mimì eppure non si fanno scrupolo di richiedere il mio aiuto.» Sbottò, amaro, Concetto Scalavino.
Davanti alla perseveranza dell'amico, il mercante scosse la testa «Davvero ne sei convinto, Giovanni? E se invece, questo mio gesto, venisse da tutti loro inteso come un mio risarcimento per aver causato la morte di Mimì?»
Quella domanda così diretta l'aveva colta di sorpresa perché Giovanni Basile, scavalcando il consenso del padre, la stava rendendo pienamente partecipe degli eventi.
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