Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 18 ottobre 2025

Rebecca (cap. 22)




CAUSE ED EFFETTO
«Sono qui per cercare di capire, e fare chiarezza, su quei motivi da voi definiti morali e che vi hanno indotto a fare a meno dei nostri servizi dopo un lungo e corretto rapporto di lavoro iniziato circa vent'anni fa.» Così, senza troppi preamboli, Giovanni Basile aveva da subito chiarito a Michele Messinese lo scopo di quella sua visita neppure annunciata.

«Il vostro socio non ve li ha esposti?» Aveva risposto con un sorriso fugace il figlio maggiore di Mimì, indicandogli una sedia dove accomodarsi.

Giovanni ignorò l'invito. «Mi piacerebbe avere anche la vostra versione.» 

«Concetto Scalavino ha adottato un comportamento vessatorio nei confronti di mio padre con costanti pressioni, e insidiose manipolazioni, per realizzare quel progetto di matrimonio tra mio fratello e sua figlia, e a cui mio padre, un uomo dal carattere mite, non ha saputo opporsi, precipitando in un profondo stato di sofferenza emotiva sfociata  nell'infarto.»

 Il tono crudo, ma privo di veemenza con cui  Michele Messinese aveva formulato il suo j'accuse, dove però non aveva mai pronunciato la parola "assassino", avevano colpito Giovanni Basile come se quella opinione, appena espressa, non fosse quella sua ma piuttosto il giudizio di altri: lui era solo il latore della sentenza e non il giudice che l'aveva emessa. 

«Presumo che, per lanciare accuse così gravi, questo vostro convincimento basi su una conoscenza diretta del mio socio.» Ipotizzò ironico, Giovanni Basile

Michele scosse il capo: «No, lo conosco solo di nome in quanto nostro fornitore per i lavori di Giandomenico e per la scuola d'ebanisteria a Parigi, fondata e diretta dagli altri miei due fratelli, Giacomo e Salvatore. Ad amministrare la società, e relazionarsi coi venditori, è sempre stato mio padre, io sono subentrato solo ora, alla sua morte, e confesso che questo del contabile è un incarico che non mi attrae ma che dovrò portare avanti.» 

«E di cosa vi occupavate prima?» Chiese, incuriosito da quella spontanea rivelazione.
 
«Dei terreni di famiglia, perché sono l'unico dei Messinese che non ha nessuna predisposizione all'arte dell'ebanisteria, e che gli alberi ama vederli eretti e non piallati. In definitiva sono un contadino.» Concluse, accendendosi una sigaretta.

«Davvero credete che la causa della morte di vostro padre sia d'attribuirsi a Concetto Scalavino, oppure avete sposato la convinzione di vostro fratello?» Domandò, in tono pungente, Giovanni Basile, entrando nel vivo della questione.

« Le parole sono un'arma molto potente, quelle dette così come quelle non dette, e come un'arma possono uccidere. Nel corso della sua vita mio padre ha imparato a decifrarle negli accenti e nelle pause perché sempre, nella loro apparente soavità c'era  una traccia di veleno, e a neutralizzarle quando, giungendogli alle spalle, lo ferivano come coltellate. Da sempre ha dovuto fronteggiare la malevolenza dei nostri concittadini, soprattutto  nei confronti di mia madre, ritenuta un'adultera, e di Giandomenico, un invertito.» Lo guardò per valutare l'effetto del suo discorso crudo «Ma, nonostante tutto questo, aveva le spalle larghe e un'anima grande. Non sono state le calunnie ad ucciderlo, a quelle era abituato, ma l'ipocrisia a cui per un momento, lui stesso ha ceduto. Quella finzione a cui ha sperato si piegasse mio fratello. » 

 «Perdonate la franchezza, ma siete certo di non aver trovato in Concetto Scalavino il capro espiatorio per pareggiare i conti con la malevolenza che da sempre vi perseguita? Non è un uomo dal carattere facile, lo riconosco, ma lo si può arginare con un atteggiamento deciso, perché se Mimì subiva passivamente la sua prepotenza,  Giandomenico, invece, sarebbe stato in grado di fronteggiarla, e con la sua risolutezza avrebbe potuto mettere fine a questo progetto. Per un uomo di grandi principi, come vostro fratello, non sarebbe stato difficile esporre le ragioni del suo rifiuto senza doverlo umiliare. Quindi, se vogliamo scavare nell'ambito delle concause che hanno, secondo il vostro punto di vista determinato la morte di Mimì, si potrebbe obiettare che anche vostro fratello abbia contribuito a ....» 

 Michele Messinese lo interruppe  sdegnato «Credete che Giandomenico non si senta colpevole? Che abbia interamente addossato tutta la responsabilità al nostro fornitore?» Obiettò, il giovane, con durezza «Si sente responsabile per aver assecondato l'eccessiva discrezione di nostro padre  ma, soprattutto, non voleva ferire la ragazza che, in tutta quella faccenda, non aveva alcuna colpa e che, a quanto pare, nemmeno lei voleva questo matrimonio Era solo il vostro socio a volerlo!» Esclamò risentito.

«Ne siete davvero convinto? Il dubbio che forse, in cuor suo, anche Mimì lo desiderasse non vi ha mai sfiorato? Ad ogni modo non sono venuto a perorare la causa di Concetto Scalavino ma ad esortarvi a vigilare su vostro fratello per impedirgli di commettere, nei suoi confronti, un gesto esecrabile.   Tenetelo d'occhio!» Avvertì, avviandosi alla porta, dove Michele Messinese, però, lo fermò: «Aspettate! Ho qualcosa da chiedervi che, se non fosse davvero necessario lo eviterei, perché devo confessarvi che non sono stato all'altezza del mio nuovo incarico non riuscendo, in così poco tempo, a sostituire la vostra fornitura di legname. Questa mia incapacità rischia di danneggiare mio fratello e gli impegni presi con la Santa Sede, così...al diavolo il mio orgoglio, perché se quella fornitura fosse ancora nelle vostre disponibilità sarei disposto a pagarla qualsiasi prezzo.» 

Giovanni Basile, già sulla soglia, s'era arrestato da quella richiesta assolutamente inaspettata, voltandosi  stupito. 
 
 «Capisco il vostro sbalordimento davanti a questa sfacciata proposta, soprattutto dopo i toni duri del nostro rifiuto.»

 « Un rifiuto inequivocabile.» Sottolineò Giovanni Basile. «E...Giandomenico è a conoscenza di questo vostro dietrofront? » 

Il giovane annuì.

«Immagino che per il suo orgoglio, questa prospettiva equivalga a bere un amaro calice.» Sorrise, senza allegria. «Anche se il suo orgoglio, però, non è dello stesso valore del vostro. Non così generoso.»

«Vi sbagliate se credete che mio fratello possa avvalersi di meschini stratagemmi per giungere al suo scopo. Voglio essere sincero con voi, lui non è affatto d'accordo su questo passo indietro, ma è doveroso che me ne faccia carico io, perché questo è il mio è il mio ruolo e perché non ho saputo gestire al meglio questa situazione. Non sono neppure certo, qual ora accettaste questa richiesta, se vorrà usare il vostro legname, ma è per me doveroso fare questo tentativo per porre rimedio al danno che la mia imperizia gli ha causato.» Dichiarò in tono appassionato. 
 
Giovanni Basile lo guardò perplesso «Sapete cosa penso? Che vi attribuite colpe che non avete perché quel danno, vostro fratello, se l'è procurato da solo a causa del suo smisurato orgoglio, e temo che contravvenire al suo divieto ve lo renderà ancora più ostile. Più furioso, perché alimenterete il suo sdegno costringendolo ad abdicare alle ragioni del suo risentimento.» 

 Michele Messinese, con un sorriso mesto, assentì «Ma non ci sono alternative. Dite al signor Scalavino che siamo nelle sue mani.» 

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