Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 20 novembre 2025

Una fantastica casualità




Rebecca era nata in un mondo limitato, vuoto e silenzioso che lei, al momento della sua nascita, aveva provveduto a colmare con abbondanza di capelli e vigorosi vagiti.
Era fuoriuscita dalla vagina esausta della madre, avvolta nel bozzolo rosso della sua chioma, contestando, a pieni polmoni, la sorpresa per quella fraudolenta estirpazione uterina.


Il primo capitolo della storia di Rebecca Scalavino inizia così, con la tentazione preveggente di non voler lasciare l'utero materno, forse già consapevole dei limiti che il mondo esterno, in virtù del suo sesso, le avrebbe destinato. L'ultima nata di una stirpe di femmine perché sua madre, nonostante le tante gravidanze e le fervide aspettative del marito per la nascita di un figlio maschio, a cui affidare cognome e ricchezze, non riesce a generare.


Rebecca nasce a Palermo, in Sicilia, nel 1891, in una famiglia agiata e patriarcale: suo padre, un uomo dal carattere dispotico, è un facoltoso mercante di legname con la passione dell'ebanisteria. Sua madre, estenuata dalle gravidanze vissute nella vana attesa di un figlio maschio, alla sua nascita la rifiuta ed inizia ad estraniarsi dalla realtà. Rebecca, lasciata a se stessa, impara a sopravvivere in quel mondo vuoto e silenzioso già presagito alla sua venuta al mondo, facendo affidamento, al pari di un cucciolo animale, sul suo istinto e le sue percezioni, dividendo con la sorella Gemma, poco più grande di lei, gli spazi della casa, consensualmente delimitati da entrambe da confini virtuali, stabiliti sui principi della lealtà piuttosto che su quelli dell'identificazione. 

Rebecca ha un carattere fiero senza però mai peccare d'eccesso d'orgoglio, nonostante la giovane età ha maturato una visione aspramente critica del mondo degli adulti, verso i quali non nutre alcuna fiducia e nessuna aspettativa. L'unica che riconosce come sua simile è Gemma, quella sorella con la quale ha condiviso la casa ma non l'infanzia, perché entrambe hanno vissuto come due estranee sotto lo stesso tetto. L'intesa che nel tempo si crea tra loro è però problematica perché Gemma, a differenza di Rebecca razionale e ponderante, è emotivamente vulnerabile. Ma di quest'alleanza ne hanno bisogno entrambe per contrastare il disegno del padre che vorrebbe piegare i loro destini al fine di realizzare il suo desiderio di un erede maschio che porti il suo cognome, attraverso il matrimonio combinato tra Rebecca e il giovane astro nascente dell'ebanisteria, Giandomenico Messinese, riservando a Gemma il ruolo di badante della madre.
 

E' da qui che inizia la storia, che è stata quella, e lo è ancor oggi, di milioni di donne costrette ad assoggettarsi al volere di un uomo, che sia padre, marito o fratello, e a cui Rebecca, già alla sua epoca, istintivamente s'oppone con tutte le sue forze.

Avanzo lentamente nella stesura di questo racconto perché tra tutti quelli che ho scritto questo è quello che più m'appassiona, a cui tengo davvero molto, e che non vorrei fallire. Così mi prendo tutto il tempo per ripercorrere i capitoli più datati, apportare correzioni e, se occorre, riscriverli di nuovo.

Un grosso impasse è derivato, ad esempio, dal capitolo 20 (che ho in buona parte riscritto) al 22, dove raccontavo di un Concetto Scalavino preda della depressione alle prese con la sparizione di una lettera indirizzata al suo amico Mimì Messinese, e di cui aveva, però, contezza esser morto. Una lettera fantasma di cui io stessa non ricordavo più il motivo per cui l'avevo ideata. Capita quando, come faccio io, si scrive a braccio, in maniera frammentata e a distanza di tempo, senza appunti di riferimento così, quando riprendo in mano il racconto, diventano necessarie continue revisioni per riportare il tutto su un accettabile piano di coerenza.

Velocissima a cancellare ma lentissima a scrivere: è questo il limbo dove per la maggior parte del tempo rimango intrappolata, allora mi sono decisa, con questo post, a tracciare una mini biografia di Rebecca, al fine di dare un più solido contesto alla sua esistenza, ma anche per evitare errori di date e avvenimenti, così come mi è successo di dover sostituire, nel contesto che lo riguardava, Papa Leone XIII con Papa Pio X, perché mi sono resa conto che nel periodo del suo papato durato dal 1878 al 1903, la macchina da scrivere, di cui Rebecca nel capitolo 23 ne fa richiesta al padre come di un'assoluta necessità, in Italia verrà commercializzata, dall'ingegnere Camillo Olivetti, solo nel 1908, e quindi quel riferimento sarebbe risultato quanto meno futuribile.

In realtà, fino ad oggi, non avevo dato un'esplicita collocazione temporale a  Rebecca, nebulosamente spaziando in un ampio arco di tempo compreso tra metà 800 e i primi del 900, ma ecco che la necessità di stabilire un più realistico quadro a questa narrazione, anche se di pura fantasia, mi ha costretto a fare i conti con la logica e la storia, costringendomi a trovare una corrispondenza tramite cui datare la nascita della mia protagonista che nel racconto, ricordiamo, è un'adolescente di 17 anni.

1908  - 17 = 1891 

...e non è un fantastica casualità che sia stata l'entrata in scena di una macchina da scrivere a stabilire l'anno di nascita di Rebecca?

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