Oggi sono ritornata qui, nel mio blog, il punto da cui sono partita per la grande avventura nel mondo della scrittura: una fatica immensa per risultati modesti, qualche soddisfazione (per altro sempre molto circoscritta) e molte delusioni. Forse, in un impeto di onnipotenza, mi sono sopravvalutata. Voler credere in se stessi non significa, necessariamente, essere quello che si è convinti di essere. Nel mio caso una scrittrice di racconti, e di un libro pubblicato, Chicago Blues, scritto a quattro mani col mio amico Angelo Fabbri.
Un libro che mi è costato albe precoci e notti da sonnambula, tra la stanchezza della quotidianità e quella della scrittura. Un libro che, senza santi in paradiso, avrà come suo destino il limbo delle opere mai scoperte.
E allora perché continuare?
Sinceramente non lo so, perché non ho più quella rabbia e quell'urgenza di quando ho iniziato a raccontare, e raccontarmi, in questo blog. L'entusiasmo, seppur a volte doloroso e circospetto dell'esordio; la paura dei giudizi di quel mettermi in mostra; l'andare contro la mia matura mansueta da penombra; quel voler essere visibile sul grande palcoscenico della letteratura senza forse averne i requisiti e neppure possedere quella cieca, assurda fiducia nelle mie doti di scrittrice, anche se per un breve momento ho pensato di possederne.
Ma pure oggi, nonostante il tono amaro di questa pagina di diario, sono felice di riprendere a scrivere, fuori da FB e dai social, per il mio pubblico invisibile che immagino, come nel passato, ordinatamente seduto, attento e critico alle mie performance.
E allora perché continuare?
Sinceramente non lo so, perché non ho più quella rabbia e quell'urgenza di quando ho iniziato a raccontare, e raccontarmi, in questo blog. L'entusiasmo, seppur a volte doloroso e circospetto dell'esordio; la paura dei giudizi di quel mettermi in mostra; l'andare contro la mia matura mansueta da penombra; quel voler essere visibile sul grande palcoscenico della letteratura senza forse averne i requisiti e neppure possedere quella cieca, assurda fiducia nelle mie doti di scrittrice, anche se per un breve momento ho pensato di possederne.
Ma pure oggi, nonostante il tono amaro di questa pagina di diario, sono felice di riprendere a scrivere, fuori da FB e dai social, per il mio pubblico invisibile che immagino, come nel passato, ordinatamente seduto, attento e critico alle mie performance.
Marilena
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