domenica 21 novembre 2021
sabato 20 novembre 2021
La trappola di carta
GHOSTWRITER (1)
GHOSTWRITER (2)
Ti rammento che il termine “virale” stampigliato da un’obsoleta macchina da scrivere su fogli d’epoca custoditi nella teca di un Museo, e spacciato come racconto originale, è sotto la vista di tutti» disse René Malvasi, sempre più nervoso, faticando a mantenere l'autocontrollo.
lunedì 1 novembre 2021
Associazione a delinquere di stampo Disney
Un comportamento imitativo, quello di Drugo?
Capita nella razza umana che i piccoli emulino i fratelli più grandi, nulla di strano, quindi, se accade anche in quella felina.
Armarsi di pazienza e sperare che quel comportamento, non più riproposto, venga definitivamente abiurato come modello a cui ispirarsi.
Poi, durante uno dei tanti arrembaggi alle tende del pirata Drugo, capto un movimento felpato, e scorgo la punta della coda di Cagliostro sporgere da sotto il letto. Sbircio, ma del gattone nero non c'è traccia
In ogni caso, anche se avessi accertato la sua presenza sul luogo del crimine, cosa avrei potuto imputargli?
Può capitare, per un caso qualsiasi, di essere presenti sulla scena di un delitto, ma essere testimoni non ci rende certo complici di chi lo compie
...anche se quel testimone si chiama Cagliostro.
Meow...meow...meow. Mi sfida Drugo che stavolta, però, perde la presa e rotola a terra. Io cerco di afferrarlo trattenendolo per la coda...ma non è il sottile, flessuoso frustino, della coda dello tuxedo che sfioro con le mani, ma l'evanescente ventaglio da pavone di Cagliostro.
Hanno code diverse, i miei due gatti, e per me riconoscibilissime al semplice tatto.
Anche lui, però, sfugge la presa, e per un breve momento, dalla cornice della porta, intravedo le due code che prendono direzioni opposte: Cagliostro "il mandante" s'è rifugiato in salone, dietro la postazione del computer; Drugo "l'esecutore" s'è invece nascosto in cucina sotto la credenza,
Figli di puttana! Li apostrofo dal crocevia dell'ingresso.
Figli di puttana! E scoppio a ridere, per questa "associazione a delinquere di stampo Disney" che i miei due gatti, di comune accordo, hanno messo in atto alle mie spalle.
Un gioco. Un divertissement.
Una magia, che ha riportato in superficie la mia anima bambina, e lasciandomi intravedere dietro quelle tende contese, l'azzurro, fiabesco incanto di Wonderland.
Marilena
martedì 26 ottobre 2021
Nazzareno/Banderas: un personaggio in cerca d'autore
Ho già scritto più volte che parlo con i morti, in realtà non con tutti ma con quelli di una ristretta cerchia dell'ambito famigliare e delle amicizie. Allo stesso modo interloquisco con i personaggi dei miei racconti. Mi riesce molto più facile parlare con loro che con certi integralisti del pensiero ancora in vita, sarà forse perché i morti e i personaggi di fantasia, essendo calati nella dimensione dell'eternità, hanno acquisito uno stile di confronto molto rilassato, perfino ironico, sdrammatizzante, ecco questo è il termine giusto, che riporta le discussioni al gradevole livello di uno sfottò. Non tutti, però, perché anche tra loro ci sono gli irriducibili, e senza scendere nei particolari, mia mamma, ad esempio, è una di questi. Continua a rimanere ferma sulle sue posizioni, sulle sue inappellabili verità, perché neppure la morte l'ha resa più malleabile, più incline al compromesso o alla concertazione. Così, ieri, senza nessun preavviso mi è apparsa, inaspettata, a mattino inoltrato (che ci crediate o meno anche per i fantasmi vige un'etica che riguarda le apparizioni, che devono essere preannunciate in maniera discreta da un colpetto di tosse oppure da una fredda folata di vento, o ancora da un respiro ravvicinato, questo per evitare che al prescelto possa venire un infarto. Insomma, un accorgimento per scongiurare una morte prima del tempo, visto che anche nei quartieri dell'oltretomba si registra un notevole sovraffollamento. E già che stiamo in argomento sfatiamo anche la leggenda che i fantasmi appaiono solo di notte, perché i miei si materializzano a qualsiasi ora e nei posti da me frequentati), e non era sola, ma in compagnia di un tipo identico ad Antonio Banderas, se non fosse stato per l'accento marchigiano che è trapelato al momento delle presentazioni, avrei giurato fosse proprio lui.
«Mamma che significa che non lo sai?» Ribatto paziente.
«Non ricordavo più la strada e lui mi ha accompagnata.» Mi guarda stupita che una cosa così semplice abbia bisogno di tante spiegazioni.
« Ma se non vi conoscevate e tu non ricordavi il mio indirizzo, come poteva sapere dove eri diretta?» Mia mamma, anche nell'aldilà, reca i postumi dell'alzheimer, insomma non è ancora guarita del tutto (anche i miracoli necessitano dei loro tempi) e ogni tanto è soggetta a ricadute, a blackout della memoria e dell'orientamento, ed insistere per avere spiegazioni sul perché, il come e il quando, delle sue stramberie, non mi porterebbe a niente.
Discorso quindi chiuso. Nel frattempo ha tirato fuori dalla credenza la moka per fare il caffè (in realtà materialmente non può farlo, mima solo l'azione), dandomi il modo di rivolgere la mia attenzione a Nazzareno/Banderas che ha colto il mio sguardo e mi sorride amichevole.
«Signor Ermini...» esordisco, ma lui, con un gesto gentile della mano, m'interrompe: «La prego, mi chiami Nazzareno.» mi dice fissandomi con quei suoi occhi scuri, profondi, e il sorriso più seducente del mondo. Se non fosse per l'accento marchigiano, e per il fatto che sia un fantasma, potrei credere di parlare con Antonio Banderas in persona, che nel presente, per fortuna, appartiene al mondo dei vivi.
Questa sua incredibile somiglianza con l'attore sex simbol mi confonde. Arrossisco. Farfuglio, mentre lui è perfettamente cosciente dell'impatto che ha su di me e lo usa a suo vantaggio.
« Lo sa Nazzareno, per me è un conforto sapere che mia mamma anche nell'aldilà ha persone che le vogliono bene, e amici, come lei, che se ne prendono cura. Da quanto tempo vi conoscete?» Chiedo con simulata noncuranza per non farlo sembrare un interrogatorio e, al contempo, m'impongo di non fissarlo, come mi verrebbe di fare, (uno sforzo notevole visto che sono attratta da lui come una falena dalla luce) così il suo accento marchigiano mi conforterà nell'idea di stare interagendo con il fantasma di Nazzareno Ermini, e non con l'attore Antonio Banderas.
Devo quindi bandire gli sguardi e concentrarmi solo sulla sua voce.
«In realtà io e sua madre ci siamo conosciuti solo stamattina.» Risponde scrutando le mie reazioni.
La mia emotività deve essergli stata da subito evidente, e credo che un pochino questo lo diverta.« Sono una new entry nell'aldilà.»
« Mi spiace davvero tanto...spero almeno non abbia troppo sofferto...è così ingiusto che la morte...»
Prima che io dia il via alla sfilza delle banalità del caso, m'interrompe sorridendo: «Si tranquillizzi, non è come crede, io non sono morto... non come sua madre,...difficile da spiegare...sono stato...ecco... interrotto.»
«Interrotto?» Ripeto incredula. «Cosa vuol dire?»
«Succede ai personaggi immaginari "ripudiati" dall'autore quando si rende conto che quel prototipo lo ha progettato sbagliato.» Nella sua voce percepisco l'amarezza di chi è consapevole di aver subito un torto irreparabile a cui mai verrà data giustizia.
Tace il tempo necessario che io comprenda l'enormità dell'accaduto, ma la mia espressione costernata lo induce a riprendere subito il racconto: «E' una barbarie in uso presso la maggior parte degli scrittori che ripudiano la propria creatura "interrompendola", non ultimandola, per tema che svilupperà poi malformazioni, tare genetiche, comportamenti border line. In realtà, noi personaggi "interrotti", siamo il risultato dell'inadeguatezza dello scrittore al ruolo. La sua conclamata incapacità a sviluppare, correggere, modellare, l'eroe del racconto. In questo modo, semplicemente, se ne sbarazza!»
«E posso chiederle quale sarebbe la tara che il suo autore ha rilevato in lei?»
«La perfezione. Anche questa, per svariati motivi, viene considerata da molti autori un difetto. E tra i più gravi.»
«Anche la modestia rientra nelle sue tare?» Domando ironica. Ma lui ignora la battuta.
Ci sediamo intorno al tavolo del salotto dove mia madre, che stamani è d'umore socievole, espleta ai convenevoli dell'ospitalità: «Quanto zucchero, Nazzareno?» Chiede premurosa, immergendo un cucchiaino virtuale in una zuccheriera altrettanto virtuale.
Non ho tempo di chiedere altro perché mia madre, innocentemente, racconta come effettivamente sono andate le cose, aggravandone la posizione: «Sono uscita di casa per venire da te e invece mi sono persa, per fortuna c'era Nazzareno che si è offerto di accompagnarmi.»
«Un'insperata fortuna che il signor Nazzareno si trovasse nei tuoi paraggi.!» Esclamo sarcastica.
Mia mamma non rileva l'ironia ma lui, invece, si, perché abbassa lo sguardo e rimesta col cucchiaino nel suo caffè senza zucchero.
Lascio cadere l'argomento e conversiamo del più e del meno: il tempo e il caro prezzi, sono gli argomenti più gettonati anche nell'oltretomba. A quanto pare la quotidianità dei defunti basa sulle stesse problematiche dei vivi, ovviamente in maniera molto più soft. Più che altro, quella loro, è una recita esistenziale. Un rappresentazione per proteggere se stessi dalla calma piatta dell'eternità.
Poi, mia mamma, radunate sul vassoio le tazzine sporche s'avvia in cucina dove l'attimo dopo la raggiungo e la sottopongo ad una vera e propria requisitoria: «E se fosse stato un malintenzionato?Neppure lo conoscevi! Come hai potuto fidarti di un perfetto estraneo? Poteva essere un serial killer!»
Le argomentazioni di mia mamma hanno un loro fondamento, ma pure non riesco a giustificare il comportamento di Nazzareno/Banderas, così mentre lei rigoverna le stoviglie, lo raggiungo in salotto dove, vis a vis, gli dirò quello che penso di lui.
Quando faccio il mio ingresso, lo trovo intento a sbirciare i volumi sulle mensole della libreria: «Ha pubblicato un solo romanzo?» Indica "Chicago Blues" «Non è un'autrice molto prolifica» Colgo una nota di delusione nella sua voce.
«Non è nel numero dei romanzi pubblicati che si valuta la grandezza di un autore.» Obietto, leggermente risentita «Ad ogni buon conto io non ho mai "interrotto" nessun personaggio. E comunque non devo rendere conto a lei della mia produzione letteraria...anzi, è lei che dovrebbe giustificarsi, e scusarsi, per essersi servito di mia madre per arrivare a me. Trovo scorretto il suo sistema per intrufolarsi nelle vite altrui. Un comportamento riprovevole, che la dice lunga su chi lei sia veramente!»
Se fosse Antonio Banderas saprei cosa rispondergli! Sua fan da sempre, fin dalle prime apparizioni cinematografiche è entrato a far parte della galleria dei miei uomini ideali, posizionandosi per lunghissimi periodi in cima alle top ten, scalzando, a seconda dei film in uscita, personaggi del calibro di Johnny Deep, Brad Pitt, Leonardo di Caprio, Sean Penn, Richard Gere, George Clooney, (solo per citarne alcuni) mentre di questo Nazzareno Ermini non so proprio nulla, tranne che è un "personaggio abortito dal suo autore": troppo poco e troppo vago per tracciarne un profilo veritiero.
« Chi sono io?» Ripete amaro «Non ho avuto il tempo di scoprirlo perché dopo pochi capitoli non esistevo già più. Fatto a pezzi e gettato nel water dal mio sedicente autore: una morte orribile!» E dopo un significativo e calcolato silenzio (uno spunto d'attore innegabilmente è nel suo dna), esclama: « E senza aver commesso peccato! Non ho scelto io di essere come sono, sono stato così plasmato, e se poi il risultato è stato un eccesso di perfezione, non ne ho colpa.» Mi guarda e nel suo sguardo c'è tutta la tristezza e la disperazione del mondo. «Credo d'aver diritto anch'io, come tutti, ad una seconda possibilità!» Conclude con veemenza oratoria, inchiodandomi sul banco degli imputati.
Addossato alla parete del mio soggiorno c'è Antonio Banderas, con i capelli neri spioventi sul volto, che mi guarda suadente ed enigmatico, buio e impenetrabile come una notte andalusa. Affascinante, come nessun altro uomo potrebbe esserlo sulla faccia del pianeta, e mi sta chiedendo di poter essere il personaggio di un mio racconto.
C'è da perderci la ragione.
Ancora una volta, come se mi leggesse nel pensiero, Nazzareno precorre le mie errate conclusioni: «Quello che le sto prospettando va al di là delle sue roboanti, e mi permetta, pretenziose congetture. Le sto proponendo di unire le nostre forze per sfidare il destino avverso e la cattiva sorte, che a quanto pare perseguita entrambi, allo scopo di poterci finalmente affermare, io come personaggio e lei come autrice. Sono certo che insieme possiamo farcela.»
Non ho il tempo di replicare perché mia mamma è comparsa sulla soglia e, volutamente ignorandomi, si rivolge a lui: «E' ora di andare. Qui non ho più niente da fare. Mi riaccompagna a casa? »
«Certo, signora Maria, con vero piacere.» Risponde gentile, porgendole il braccio.
L'attimo prima che entrambi scompaiono attraverso la porta, Nazzareno/Banderas si volta e guardandomi negli occhi, sussurra: «La prego, * non lasci che le sfugga di mano il vento del fato soffiato sul mio destino»*
Una frase sibillina...ma non per me.
mercoledì 20 ottobre 2021
Il capitolo primo
Abbelliteli, e se occorre, romanzateli.
Saranno la più preziosa delle eredità: il capitolo prima che li accompagnerà nel percorso della vita.
mercoledì 6 ottobre 2021
Si avvera un sogno
Si avvera un sogno, talmente grande, che io fatico a crederci, perché la verità è che nel subconscio siamo convinti che i desideri più belli siano quelli irrealizzabili, e poi, invece, un giorno si avverano, proprio come accade nelle favole, in sinergia con la scrittura incisiva di Angelo Fabbri e la collaborazione appassionata della WM Edizioni, che a questo romanzo ha creduto e lo ha pubblicato.
La splendida copertina è stata disegnata da Ilaria Agostini, la "boss" della casa editrice, e la prefazione è di Mario Donatone, uno dei bluesman più noti, ed apprezzati, sulla scena blues italiana.
Per chi fosse interessato questo è il link dove poter acquistare il libro
La versione kindle è già in vendita.
domenica 19 settembre 2021
E l'autunno è alle porte
Flebile, la fiammella irrompe dal fornello della cucina a gas. Cagliostro, che dorme acciambellato nella cesta sopra la lavatrice, apre un occhio annoiato e subito lo richiude. Immagino lo abbia aperto per pura cortesia, è il suo modo di dirmi buongiorno e poi ritornare ai suoi sogni. E' mattina presto ma io sono già in piedi cercando il ristoro del primo caffè. L'aria è piacevolmente fresca nell'imminenza dell'autunno, colma dei suoi profumi ancora remoti, più immaginati che reali. Ma nelle tinte di quest'ora precoce ci sono già i suoi colori d'ambra e di sottobosco, e nei suoi vetrosi baluginii di brina si riflette, offuscata dal chiarore nascente, una luna assonnata color mandorla.
Anche il caffè ha sapore d'autunno: caldo e avvolgente come un mantello scuro, lievemente ruvido. Confortevole rifugio.
Poesia pura, questo momento, quando i fantasmi tornano a dimora e le fate e gli elfi, invece, si svegliano e illuminano il mondo coi loro occhi di smeraldo e di zaffiro, e così per una frazione infinitesimale non c'è più nella geografia terrestre un angolo buio, un anfratto nascosto o un fosso invisibile in cui incautamente inciampare. Sorrido al pensiero di un mondo en plein air, completamente piano, senza intralci o insidie mimetiche da cui guardarsi, sarebbe come camminare sul pavimento levigato di un appartamento: solo uno scalpiccio felpato e nessun fruscio sotterraneo. Per questa ragione le fate e gli elfi, creature del sottobosco, per meri motivi di sopravvivenza si limitano ad aprire gli occhi sul nostro mondo solo per un brevissimo istante per poi richiuderli e tornare al loro. Esattamente come ha fatto Cagliostro, quando per un momento, il suo occhio d'ambra ha irradiato nella penombra della cucina propagando la sua luce nel perimetro circoscritto dalla credenza e dagli elettrodomestici, e dove ora tutto mi appare più intimo e caldo. Mistico.
Rigenerata da quel suo sguardo remoto assaporo il mio caffè profumato d'autunno mentre Drugo, passo pigro e coda dritta, viene ad acciambellarsi in grembo avviando il motorino delle fusa e offrendosi languido alle mie carezze.
Nel momento in cui le fate e gli elfi hanno chiuso gli occhi è iniziato a piovere. Una pioggia sottile, di filigrana, scende dietro la finestra come una scia di stelle cadenti, attirando l'attenzione di Drugo che balza agile sul davanzale per tentare di catturarne le gocce attraverso il vetro. Nella sua cesta sopra la lavatrice, Cagliostro osserva sornione il piccolo tuxedo agitarsi nella sua impossibile caccia, poi mi guarda e socchiude gli occhi in un atto di tenerezza e di complicità. Adoro questa meravigliosa creatura, insondabile eppure così limpidamente cristallina, che mi fissa col suo sguardo di sfinge mentre il mondo fuori si colora d'ambra, perché la luna e le stelle e il sole, per magia s'affacciano insieme nella stessa porzione di cielo. Gli astri notturni hanno ritardato il tramonto, mentre il sole, invece, ha anticipato l'alba, rivelando, nel paesaggio piano, il fugace passaggio delle fate e degli elfi diretti alle loro culle di foglia, e un fantasma insonne alla ricerca di una zona buia dove trovar riparo. Ha smesso di piovere, mentre dietro i vetri una tardiva goccia di pioggia, colma dei riflessi d'oro di quell'incredibile cielo, si adagia languida sul davanzale. Socchiudo la finestra affinché Drugo possa sincerarsi della sua materialità liquida, che saggia stupito con tocco delicato, incredulo della sua effimera consistenza: nulla da cui trarre nutrimento o gloria. Ce n'è quanto basta perché se ne disdegni e torni ad occuparsi di cose più serie e soddisfacenti, come la pallina azzurra e rossa che fa capolino da sotto la credenza dove lui stesso l'ha cacciata nell'impeto del gioco, e che inutilmente poi si è provato a recuperare. Pallina ignorata fra le tante altre nel cesto dei suoi giochi ma che ora, incastrata in quello spazio inaccessibile, ha destato di nuovo il suo interesse. Cagliostro, che non può certo lasciargli il predominio di quell'area di cucina acquisita ai suoi territori, con un agile balzo lo coglie alle spalle per rammentargli i confini e l'altro, più piccolo ma altrettanto battagliero, non ci sta a lasciare la sua pallina in ostaggio del nemico, ed iniziano così ad azzuffarsi e a rincorrersi per tutta la casa, rompendo l'incantesimo di quel mondo parallelo. Ma la solitaria goccia di pioggia, caduta sul davanzale della finestra, continua a baluginare dei riflessi d'oro di quell'incredibile cielo intravisto, o forse solo immaginato, come una piccola stella cadente, a cui confidare i miei desideri: così la magia continua.
E l'autunno è alle porte.
Marilena
domenica 12 settembre 2021
L'ultimo mare
La terra degli aquiloni
Mi alzo ancora al mattino presto ma senza più l'impellenza dello scrivere che mi teneva inchiodata al computer a ottimizzare il tempo a mia disposizione, sempre troppo poco, per la mia passione per la scrittura. Un vuoto grande, tra la testa e il cuore, che le parole un tempo riempivano e che oggi, che ne sono digiuna, mi fa sentire inerte, incompleta e...vecchia, perché nella mia scrittura albergava la ragazza sempre giovane che ancora vive in me, e che coi miei racconti preservavo dal passare del tempo.
Scrivevo e non avevo tempo di guardarmi intorno, di stare a dannarmi sui miei malesseri esistenziali così come sulle piccole, grandi beghe della quotidianità. Dimenticavo tutto: c'ero solo la trama che si espandeva, si popolava e diventava viva. Come Alice nel paese delle meraviglie vagavo tra i paesaggi fantastici ed incoerenti creati dalla mia fantasia, quei mondi paralleli così difficili per me da raggiungere oggi, erano allora facilmente alla mia portata. Alice, la ragazza per sempre giovane che vive in me, quando scriveva racconti non lo faceva con lo scopo d'ingannarmi o intrappolarmi una illusione letteraria, ma per portare alla superficie quegli universi fantastici e paralleli di cui, se non ne avessi scritto, nessuno ne sarebbe mai venuto a conoscenza. Una condivisione di ipotesi e suggestioni e per me anche una caccia al tesoro, che le sue parole dettate di getto, spesso mi costringevano all' affannata rincorsa delle sue frasi e dei suoi suggerimenti, che la mia mente a volte caotica, altre rallentata, non sempre riusciva a memorizzare in tempo reale, e così le parole s'involavano in verticale come aquiloni che andavano a punteggiare di colore l'orizzonte, e che poi piano piano rimpicciolivano fino a sparire oltre il confine di altri mondi inesplorati.
Quante volte quel loro filo mi è sfuggito di mano!
Quanto avrei desiderato non avere volume e peso ed essere trasportata nel vento dalla loro volontà vagabonda!
Disciplina e metodica mi sono sempre mancati per quel che concerne la scrittura, ma oggi mi rendo conto che è stata una scelta, il mio modus operandi, di andare a braccio, improvvisare, non avere un canovaccio a cui far riferimento caso mai mi fossi persa nelle insidie della trama. Una scelta consapevole, poiché nella vita reale troppo spesso ho dovuto attenermi alle regole, alle leggi ai parametri da altri stabiliti e sanciti incontrovertibili, e così la mia intenzione era creare una zona franca, uno spazio infinito ed aperto, un "non luogo" esente dalle leggi di gravità e alleggerito anche dalle trappole della metodica e delle discipline di ogni ordine e genere, comprese quelle che stabiliscono i codici per gli scrittori.
La mia terra degli aquiloni non doveva avere né confini, né barriere, né ubicazione sulle mappe planetarie; ne una porta d'entrata e una d'uscita, e nessuna segnaletica, che è così bello perdersi (ma è poi davvero perdersi?) nei mondi di Alice e delle ragazze per sempre giovani, dei sognatori, degli amnesici, degli insonni, degli anarchici e dei romanzieri. Quel mondo parallelo che davvero esiste, dove io vi ho soggiornato a lungo e di cui sento ancora l'incanto.
Ma oggi sono immensamente felice perché ho trovato l'estro di scrivere questa pagina di diario mentre già un'altra se ne prospetta alla mente: sono forse le mie ultime esplorazioni nella terra degli aquiloni, ma pure mai mi sono sentita, come in questo momento di ritrovata ispirazione, così vicina al sole.
Marilena