Mi alzo ancora al mattino presto ma senza più l'impellenza dello scrivere che mi teneva inchiodata al computer a ottimizzare il tempo a mia disposizione, sempre troppo poco, per la mia passione per la scrittura. Un vuoto grande, tra la testa e il cuore, che le parole un tempo riempivano e che oggi, che ne sono digiuna, mi fa sentire inerte, incompleta e...vecchia, perché nella mia scrittura albergava la ragazza sempre giovane che ancora vive in me, e che coi miei racconti preservavo dal passare del tempo.
Scrivevo e non avevo tempo di guardarmi intorno, di stare a dannarmi sui miei malesseri esistenziali così come sulle piccole, grandi beghe della quotidianità. Dimenticavo tutto: c'ero solo la trama che si espandeva, si popolava e diventava viva. Come Alice nel paese delle meraviglie vagavo tra i paesaggi fantastici ed incoerenti creati dalla mia fantasia, quei mondi paralleli così difficili per me da raggiungere oggi, erano allora facilmente alla mia portata. Alice, la ragazza per sempre giovane che vive in me, quando scriveva racconti non lo faceva con lo scopo d'ingannarmi o intrappolarmi una illusione letteraria, ma per portare alla superficie quegli universi fantastici e paralleli di cui, se non ne avessi scritto, nessuno ne sarebbe mai venuto a conoscenza. Una condivisione di ipotesi e suggestioni e per me anche una caccia al tesoro, che le sue parole dettate di getto, spesso mi costringevano all' affannata rincorsa delle sue frasi e dei suoi suggerimenti, che la mia mente a volte caotica, altre rallentata, non sempre riusciva a memorizzare in tempo reale, e così le parole s'involavano in verticale come aquiloni che andavano a punteggiare di colore l'orizzonte, e che poi piano piano rimpicciolivano fino a sparire oltre il confine di altri mondi inesplorati.
Quante volte quel loro filo mi è sfuggito di mano!
Quanto avrei desiderato non avere volume e peso ed essere trasportata nel vento dalla loro volontà vagabonda!
Disciplina e metodica mi sono sempre mancati per quel che concerne la scrittura, ma oggi mi rendo conto che è stata una scelta, il mio modus operandi, di andare a braccio, improvvisare, non avere un canovaccio a cui far riferimento caso mai mi fossi persa nelle insidie della trama. Una scelta consapevole, poiché nella vita reale troppo spesso ho dovuto attenermi alle regole, alle leggi ai parametri da altri stabiliti e sanciti incontrovertibili, e così la mia intenzione era creare una zona franca, uno spazio infinito ed aperto, un "non luogo" esente dalle leggi di gravità e alleggerito anche dalle trappole della metodica e delle discipline di ogni ordine e genere, comprese quelle che stabiliscono i codici per gli scrittori.
La mia terra degli aquiloni non doveva avere né confini, né barriere, né ubicazione sulle mappe planetarie; ne una porta d'entrata e una d'uscita, e nessuna segnaletica, che è così bello perdersi (ma è poi davvero perdersi?) nei mondi di Alice e delle ragazze per sempre giovani, dei sognatori, degli amnesici, degli insonni, degli anarchici e dei romanzieri. Quel mondo parallelo che davvero esiste, dove io vi ho soggiornato a lungo e di cui sento ancora l'incanto.
Ma oggi sono immensamente felice perché ho trovato l'estro di scrivere questa pagina di diario mentre già un'altra se ne prospetta alla mente: sono forse le mie ultime esplorazioni nella terra degli aquiloni, ma pure mai mi sono sentita, come in questo momento di ritrovata ispirazione, così vicina al sole.
Marilena
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