Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

venerdì 25 aprile 2014

Un piccolo "non luogo" privato, ove si può spadroneggiare

 INQUIETUDINI
 Mi sono presa una pausa dal Blog.
Ho esplorato Face Book.
Mi sono iscritta a un gruppo.
Alla ricerca di nuovi interessi.
Non ne ho trovati.
In compenso stanno scomparendo anche i vecchi.
Non riesco più a scrivere.
Dilaga il mio pessimismo esistenziale a cui, però, non voglio ancora del tutto arrendermi.
Marilena
  (Diario - Inquietudini 17/02/2014)


Prova a fare una pausa, vedrai che ti verrà la nostalgia di questo piccolo 'non luogo' privato, ove si può spadroneggiare.
Cristiana
(18 febbraio 2014 12:47)

UN PICCOLO "NON LUOGO" PRIVATO, OVE SI  PUO' SPADRONEGGIARE
Immensamente mi piacque questa definizione di cosa è un blog, appunto quel "non luogo" privato, ove si può spadroneggiare.
Sovrani assoluti, talvolta perfino despoti, che il permesso concesso per accedervi è a nostra esclusiva discrezione, così  come liberamente decidiamo dei nostri scritti non subordinati a nessun altro giudizio se non al nostro.
Ovviamente anche in Blogosphere vige un'etica comportamentale, giusta e sacrosanta, seppur  troppo spesso ignorata, (a tal proposito molto scrissi nel passato) ma qui entriamo nel campo della morale   perché una legislazione in materia non esiste, che sarebbe paradossale in un mondo basato sul principio della "libera circolazione delle idee" (abiurando, quindi, la protezione dei copyright a favore del Creative Commons, in nome della condivisione, e del riuso, delle proprie e altrui opere)

 Questo piccolo " non luogo" privato, ove si può spadroneggiare, per alcuni è quel libro che mai sarà pubblicato; confessionale, per altri; brogliaccio di bordo, per viaggiatori all'approdo; lista delle virtù, e delle negligenze, per chi difetta di memoria; ponderosa biografia; pamphlet d'amore, o di rivalsa, per tutti i tipi d'innamorati; je accuse, per gli arrabbiati e gli irriducibili.
E ancora tanto, altro e diverso, per ogni tipo di esigenza, di emozione e d'incanto.

Ed io immensamente amo questo "non luogo" privato, che a mio piacimento percorro in tutta la sua inesplorata vastità, estasiata dalle sue albe vacillanti e dai suoi tramonti squilibrati, da me stessa evocati: un mondo a mia immagine e somiglianza, ma così tanto silenzioso da sembrar deserto.
Così m'è parso, ad un certo punto, di stare a scrivere parole nella sabbia, effimere, che un alito leggerissimo di vento potrebbe all'improvviso cancellare e che nessun altro, oltre me, se ne accorgerebbe.

Un eremo  silenzioso e solitario, questo piccolo "non luogo"privato, dove solo il devoto, o il turista per caso, ne varcano la soglia, accolti dalla solennità dei soffitti, dalle screpolature dei muri e  dall'odore di muschio che permea gli altari, e s'insinua nelle narici con la sua nota selvatica e pungente.
Bisogna per prima cosa abituarsi a quell'odore e solo dopo ci si potrà predisporre, nel modo giusto, all'ammirazione della santità dell'eremita che, solitario per libera scelta, vigila in quel desolato contesto a guardia degli ossari sotterranei e delle reliquie di poco conto, date in concessione dalle chiese maggiori per motivare, di un qualche pretesto, i pellegrini ad intraprendere il viaggio.

14 commenti:

  1. Sai che non avevo riflettuto su questa dimensione di Repubblica autarchica del blog. Quello che posso dire è che, per quanto mi riguarda – ed è un'operazione allo stato riuscita –, riesco a scrivere con maggiore continuità, vincendo il morbo della pigrizia che mi ha infettato da che ho messo piede su questa terra, e contemporaneamente posso confrontarmi con persone che non conosco (mi libererei volentieri della moderazione, ad esempio, ma, già dagli inizi, sono stato bombardato da presunti interlocutori, soprattutto stranieri, che lasciavano link misteriosi... mi sa che conosci il problema), sottopormi anche ad un giudizio critico.. Forse è vero che la blogosphere si configura come un “non luogo”, ma ha anche talune sfaccettature dell'Agorà. Mi sono accorto, comunque, che con l'andare del tempo, ho ristretto abbastanza le mie esplorazioni in rete, come si dice, ho messo dei paletti. Non è per un pregiudizio nei confronti di chi non la pensa come me, per essere chiari, che, in alcuni casi, può capitare già ora, solo mi pare di riuscire a comunicare solo con chi ha un approccio non troppo ossessivo con la rete, ma la interpreta per quello che è, uno strumento e non un fine, in altre parole ne accetta la condizioni di analogia con l'Agorà, ma non ha la pretesa di esserlo in assoluto o di surrogarlo. Il giorno in cui dovessi accorgermi di fare confusione tra queste due dimensioni, quello sarà il giorno in cui staccherò definitivamente la spina al mio computer.
    Al fotofinish... buon 25 Aprile! :-)

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    1. Per me, Giò, la rete è entrambi: uno strumento e un fine.
      E nessuna confusione tra le due cose.
      Credo che il tutto vada sempre rapportato sulla base delle proprie esigenze personali, quelle motivazioi per cui ci si accinge all'opera. Motivazioni che possono, però, anche cambiare nel corso del tempo.
      Le mie sono l'amore sconfinato per la scrittura, poichè da quando ho imparato a leggere, vivo in una sorta d'ipnosi letteraria che mi spinge a cimentarmi con le parole, in una sorta d'impari sfida con i grandi della letteratura, ovviamente già persa dall'inizio, ma quanto per me, entusiasmante, quel mettermi alla prova.

      Ho sempre letto.
      Ho sempre scritto.
      Per me le due cose vanno insieme.

      La rete offre un pubblico, genuino per giunta.
      Parlo di lettori e non di bloggher.
      Quelli che sempre leggono i tuoi post, persone a cui piace il tuo stile e quello che scrivi.
      La rete mi ha offerto la possibilità di tirar fuori i miei scritti dai cassetti e renderli pubblici: io lo trovo meraviglioso.
      Così, da sei anni, è stata, per me, una sfida al miglioramento, all'evoluzione, alla sperimentazione: alla ricerca di un mio stile.

      E ho conosciuto persone, anche live, intessuto rapporti veri e stabilito amicizie.
      Qualcuno, nel corso dgli anni è rimasto, altri sono andati.

      Ti confesso che mi sarebbe piaciuto avere un ventaglio più ampio di persone con le quali confrontarmi ma io stessa ho limitato le mie esplorazioni nei territori confinanti e, qualche volta, spontaneamente e con discrezione, mi sono ritirata per mancanza di entusiasmo, di condivisione o di noia.

      Ho trovato, da subito, nello strumento blog, la dimensione adatta ai miei scritti, (più che altro "scrittura in pillole") perchè il mio fine è scrivere e pubblicare.
      E qui ne ho l'opportunità.

      Non sarò mai una scrittrice di libri veri, ma il mio rapporto con le parole è grande e vero e, soprattutto, appagante.
      La gioia che provo a dar vita ad una storia è quella stessa che prova uno scrittore di professione.
      Le emozione di vederla terminata e data.....alle stampe (messa in rete :).è la stessa identica.
      Quello che conta è la passione per la materia e la gratificazione personale di aver portato a termine, nel modo più congeniale, l'OPERA.

      Così le due dimensioni, strumento e fine, per me sono un tutt'uno, poichè senza la rete non mi sarebbe possibile pubblicare i miei scritti.

      Tornare in un cassetto. dopo aver conosciuto i fasti di un palcoscenico (non importa se è solo una saletta parrocchiale, un teatrino d'essai o una palestra adibita, per l'occasione, alla rappresentazione), non sarebbe più possibile e, d'altronde, non lo era neanche prima, tant'è che per anni non ho più scritto, trovando frustrante il buio sepolcrale dove andavano a morire i miei racconti.

      Grazie infinite, Giò, per le riflessioni che sempre stimolano i tuoi commenti
      (i commenti sono materiale davvero prezioso di cui tener sempre conto e, al momento opportuno, farne uso)

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    2. Solo questo a commento del commento del commento: :-)

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    3. Corretto definire tutto questo un commentario?
      Grazie, Giò :))))

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    4. No... a me pare stimolante conversazione, come sempre da queste tue parti! :-)

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  2. non luoghi fitti di isole e pensieri profondi

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    1. Un arcipelago, dove dar libero lo sfogo alla fantasia :)))

      Toujours un plaisir de vous trouver, Antoine :)

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  3. Pensa tu: io sono un pescivendolo garzone; e il pesce sul bancone è quel che del banale è già accaduto che io regalo non mio mentre lo mostro

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  4. Garzone pescivendolo io mostro e vendo pesce del di già accaduto

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    1. Garzone del tipo speciale, però, che del pesce non svisceri le interiora ma l'anima.

      Buon inizio settimana, Andres :)

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  5. ma almeno qui si può pogare?
    Buona settimana e scusa il commento non in linea ma sono molto umorale.

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    1. In questi nostri piccoli "non luoghi" privati, possiamo fare ciò che vogliamo, anche pogare :))))
      endi, scusa il ritardo con cui rispondo
      A presto :))))


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  6. Ogni spazio che ci permette di esprimerci, spaziare, ed essere un po' più liberi è ossigeno per mente e anima, e la libertà che porta in sè ci lascia la possibilità di viverlo, sospenderlo, riprenderlo, lasciarlo, ripensarlo, condividerlo ..... forse è un po' salvarci. Baci e fusa

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    1. Un posto magnifico, Lucy, questo piccolo "non luogo" privato, ove si può spadroneggiare.
      Per me, il regno della fantasia, quello che per Alice è Wonderland; la palla di cannone su cui viaggia il Barone di Muchausen; l'isola che non c'è, di Peter Pan; il Nautilius di Capitan Nemo......

      Baci, Lucy :))))

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