Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

giovedì 11 novembre 2010

La finestra sul mare


(Pubblicato nell'antologia "La radice dell'infinito"da "Writer Monkey" Luglio 2018)



Per Ady
 Perché sono le finestre aperte sull'immaginifico a  raccontare le storie più vere.
Anche quelle che non lo sono.

LA FINESTRA SUL MARE
Questa notte il mare è in tempesta, le onde irrompono sulla battigia con la furia di un'orda in fuga sotto l'impeto violento dell'acqua, quella orizzontale del mare e quella verticale del cielo, mentre il lugubre ululato del vento penetra dal camino, col suo  sibilo di anima dannata, impedendo il sonno alla giovane signora che dimora nella casa sulla scogliera.
Ada, questo il suo nome, s'affaccia a scrutare la notte, e nel paesaggio ostile delle ombre le riesce d'individuare, più con la memoria che con la vista, qualche dettaglio limitrofo, perché il tondo opaco della luna riflette il buio e non la luce.
Con un nubifragio di tale portata non c'è da sentirsi al sicuro nemmeno tra le mura della propria casa.
Questo pensa la giovane madre mentre veglia sul sonno del suo bimbo che pure dorme tranquillo, al sicuro, con lei che lo protegge, facendosi coraggio con la certezza che anche le tempeste più rabbiose, in ultimo, si placano.
Ed è ciò che avviene, perché il tornado, stremato dagli schiaffi violenti dell'acqua, va chetandosi in un vento supino, di bassa quota.
La pavida luna, di nuovo padrona del cielo, spande il suo alone oltre la linea dell'orizzonte, ad illuminare un paesaggio mutilato: sabbia arruffata, rami strappati, carcasse d'uccelli, e i legni di un' imbarcazione.
...ma non c'era nessuna barca qui attraccata, ricorda Ada con sicurezza, che il pomeriggio era stata con suo figlio sulla spiaggia a raccogliere  conchiglie, ed il molo era vuoto.
...deve essere stata trascinata fin qui dalla tempesta, e forse è il caso che io vada a controllare se  qualcuno ha bisogno di aiuto.
Congettura, combattuta fra l'istinto umanitario, che la spingerebbe ad uscire nella notte ostile, e quello materno, che le impedirebbe di lasciar solo il suo piccolo.
Mentre riflette sull'agire, ecco emergere dai relitti della barca, una figura barcollante.
Immagina, Ada, che sia un pescatore trascinato dalla burrasca a schiantarsi sul piccolo molo, ed è un miracolo che sia vivo.
La sua finestra illuminata fungerà da faro verso cui potrà incamminarsi per avere asilo.
Ma l'uomo ignora quel richiamo e s'affanna, invece, fra l'incaglio delle assi, a districare una rete impigliata che trascina verso il mare aperto.
La luna, ora, è un potente riflettore che illumina la scena, e dalla sua  finestra sulla scogliera Ada lo scorge immerso tra i flutti, sollevare e stringere tra le braccia un voluminoso fagotto.
Ma non è un fagotto, ultimo bene scampato al naufragio, quello che lui serra al petto, ma una donna, i cui lunghi capelli s'irradiano, come sottili rami di corallo, sulla superficie dell'acqua.
Ha il capo reclinato sul petto di lui, le cui braccia la raccolgono dalla cintola in su, mentre l'altra metà del corpo resta immersa.
Abbracciati nella culla del mare, ignorano la luce proveniente dalla finestra.
Quella tempesta ha stravolto il precario equilibrio a cui i due innamorati, una sirena ed un pescatore, s'erano adattati, lui a viver sulla barca e lei al rimorchio della sua rete, prima che l'apocalisse li trascinasse su quel molo della città di Napoli, che non era, ai tempi in cui avvenne questa loro storia d'amore, la  metropoli di oggi, ma solo un grosso borgo di pescatori e di mercanti, in un tempo remoto in cui Ada non era ancora nata né si aveva  alcun presentimento della sua nascita.
Ma questo lei non può saperlo, convinta com'è che tutto si stia svolgendo in tempo reale.
Dopo un ultimo bacio, la sirena scompare sotto il pelo dell'acqua e il pescatore s'incammina verso la terraferma
E' un addio, dunque, quello che è andato in scena sul molo deserto e devastato dalla tempesta, e da cui la distoglie la voce di suo figlio che s'è svegliato e la reclama accanto a sé.
Quando Ada di nuovo si affaccia, l'accoglie un'alba striata di sole, sullo sfondo di una natura levigata, compatta. Impermeabile.
...e nessuna traccia dell'apocalisse notturna e dei resti del naufragio.
Come se tutto fosse stato un sogno.
Un'allucinazione
O una magia.
...perché quando si spalanca una finestra sul mare può benissimo accadere che una storia del passato riemerga nel presente, nelle sue esatte sequenze, come nella proiezione un film.
Perché sono le finestre aperte sull'immaginifico a raccontare le storie più vere.
Anche quelle che non lo sono.



11 commenti:

  1. Che magico labirinto di fiamme!
    Come una processione di ricordi condannati al silenzio
    con gridi disperati bruciano gli alberi: fumo.
    Il fuoco, un’orgia feroce di fantasmi,
    mi ruba, stanotte, la calma e la memoria.
    Domani, il verde avrà gusto di cenere.
    Annuncio di lutto, metafora di niente, le parole.
    Un uomo lo pensa, dalla camera in penombra,
    nel vedere il lamento acceso dell’orizzonte.
    Al suo fianco un corpo-piacere addormenta la nudità.
    Non c’è domani possibile;
    solo l’istante concreto della passione.
    E quel mare lontano,
    compiacente bara di stelle,
    da dove ancora levare un grido costante di gioia.
    Aprire tutte le finestre impossibili.
    Josep Piera

    RispondiElimina
  2. Aprire tutte quelle finestre impossibili, Antoine, e lasciare che tutto scorra liberamente, naturalmente, davanti al nostro sguardo incantato.
    Senza paura.
    Il reale ed il fantastico non sono così distanti nè troppo diversi perchè anche le favole, al pari della vita, non sempre hanno un lieto fine.
    Grazie, come sempre dei versi assolutamente magnifici
    Un bacio, Antoine
    Buona giornata
    Marilena

    RispondiElimina
  3. niente da cambiare, c'è solo da imparare. dove finiscono le nostre parole, distratte, sbadate o solo ammirate ha inizio la fervida creatività di Marilena, che non solo dipinge ma recita e danza. ho letto solo una volta, ma lo leggerò più e più volte questo affresco che hai fatto di me e che non puoi sapere quanto mi somigli. C'era un relitto sulla spiaggia della mia casa di Procida, alla corricella, uno straordinario borgo di pescatori dove il tempo sembra essersi fermato...è da un pò che non ci trono, oggi l'ho rivisto. baci

    RispondiElimina
  4. ...dimenticavo l'e-mail, lookandthecity@libero.it, pensavo che apparisse, ho rimediato. baci

    RispondiElimina
  5. Che importa se quello che vediamo è fantasia o realtà? Io da molto tempo ho smesso di chiedermi se ciò che fa parte dei miei ricordi appartiene a sogni o alla mia vita reale. Belli, brutti non fa differenza.
    Il tuo racconto è scritto veramente bene...quella finestra che fa da faro a chi non vuole essere illuminato in un momento così triste. La tempesta dell'anima che sconvolge l'amore ed un bambino da proteggere che fa della vita una realtà univoca!
    Ciao, sorella, tra favola e reltà!
    Più favola...la realtà è in grigio e nero e io amo i colori!
    Elisena

    RispondiElimina
  6. Ciao Marilena,un testo veramente bello,dove le parole che leggo per me diventano visioni,un racconto dove il mare stravolge tutto,tra il fantastico e il reale,un testo che tocca cuore e mente e le sensazioni sconfinano nell'anima,mi scuso se mi permetto ma questo è il miglior racconto dell'ultimo periodo,non ho altre parole,sono incantato da tale bravura.
    Grazie per le belle sensazioni ricevute.
    Buon fine settimana cara.

    Un abbraccio.

    RispondiElimina
  7. Ciao Ady, è stato davvero piacevole ed entusiasmante scrivere questo raccontino sull'imput del tuo commento al mio post "Finestre". Lo spunto lo hai dato tu, io ci ho solo lavorato un pochino sopra, non è stato difficile, gli ingredienti c'erano tutti: una bella, giovane signora (tu), un bambino (il tuo piccolino spuntato nel tuo commento sul post "Principessa di Avalon"), la tua bellissima città, Napoli (una città che di storie ne ispira) ma, soprattutto, quella tua finestra che non ne ha altre di fronte......una finestra sul mare, si è scritto da sè.
    Se non ci fossi stata tu questo racconto non ci sarebbe stato :)
    Un bacio, Ady
    A presto
    Marilena
    P.S. - Grazie per l'indirizzo mail :)

    RispondiElimina
  8. Hai visto, Eli, che anche in un mio post può spuntare l'amore romantico?
    Eh si che tu ben sai quanto io sia pessimista e scettica e tetra (questa l'ho rubata da Miryam del blog ideamia......ciao Miryam :), miracolo di quelle finestre di Ady, meglio dello schermo cinematografico, dove la fantasia e la realtà coesistono senza insultarsi l'una con l'altra, che nulla c'è di male ad essere un pò roamntici sognatori, solo un pò......il tempo di una burrasca.
    Un bacio, stregotta rossa
    Con tutto il mio affetto
    Marilena

    RispondiElimina
  9. Eccolo il mio principe marinaio achab, che di storie di mare, di burrasche e di naufraugi ne avrebbe da raccontare.
    Ti ringrazio davvero, Massimo, e di cuore per la gentilezza e la positività dei tuoi commenti e per quest'ultimo, davvero grande di stasera.
    Se è davvero il mio racconto più bello ne sono davvero contenta perchè significa che sono andata un pò avanti, sto migliorando e le esperienze, seppur virtuali, grazie allo scambio di opinioni e l'entrare in contatto con altre fantasie, con altri modi di vedere e vivere la vita, hanno ampliato, non solo i miei orizzonti, ma anche il mio linguaggio.
    Il tuo, Massimo, è un complimento che io enormemente apprezzo.
    Un bacio :)
    Marilena

    RispondiElimina
  10. Marilena che racconto magnifico, parte giaà travolgendoci con quelle sensazioni naturali estreme, ma reali come la preoiccupazione di una madre .... e poi improvviso ecco che la storia muta fino al fantastico. Splendido!
    Sei incredibilmente brava, sempre più brava , ha ragione il Principe delle maree oceaniche...
    Un abbraccio cara e un miagoloso saluto ad Ady che ti ha ispirato una così bella storia miao

    RispondiElimina
  11. Si parte da ciò che può essere vero per arrivare a ciò che è fantastico.
    A saper guardare le finestre possono mostrarci tante cose, segreti racchiusi nel paesaggio quotidiano, nella routine di un quartiere, nel passaggio della gente nella strada, nella luce dei lampioni, nella solitudine stessa delle strade perchè le finestre raccontano le storie più vere.
    Anche quelle che non lo sono.
    Un bacio Lucy, e grazie davvero per questo commento
    Un bacio domenicale :)))))))
    Marilena

    RispondiElimina