Predatori.
Per gusto, per gioco, per spavalderia.
Per arroganza di forza.
Per prepotenza d'istinto.
Che il chiamarli cani è mancanza di rispetto verso l'incolpevole mondo animale che pur fa, dell'istinto, un giusto e parco uso.
Predatori. E senza la fascinazione, tenebrosa e fumettistica, che ci verrebbe di dare a questo termine. S'incorrerebbe nel rischio di fornire d'anima chi mai l'ha avuta. E con l'anima una scintilla di pensiero. E, sull'ipotesi di questa labile traccia, saremmo indotti a dover riconoscere loro una rozza, seppur abominevole, ragion d'essere.
Fuori dalla trappola di un romanticismo gotico o dalle strategie di un set cinematografico, la cruda realtà ci mostrerebbe figure storpie ed incomplete. Gli occhi enormi e le bocche molli. Le voci gutturali.
Solitari, o aggregati in branco, strisciano come grandi lumache marcando il terreno con l'odore forte di sperma non trattenuto e quello rancido di piscio. Che sono gli unici elementi che li avvicinano alla razza degli uomini ma, non per questo, ne sanciscono l'appartenenza.
Anche se partoriti da donne. E con la stessa sofferenza che un parto sempre comporta. E che senza le urla e le spinte delle doglie mai sarebbero stati buttati fuori e di sicuro sarebbe stato meglio, avendone consapevolezza, abortirli.
Perché non è vero che tutte le vite sono sacre.
Uccidiamo il mastino che assale il padrone. Un animale regolato dall'istinto e che, a volte, ubbidisce ad un primitivo richiamo ancestrale o solo si ribella alle vessatorie regole imposte dalla catena.
Ma un cane non ha dovere di etica o di morale. Quindi di pensiero.
Un uomo, invece, dovrebbe.
Qualunque sia la sua estrazione sociale, il suo credo, il suo posto nel mondo.
Al di là di ogni generosa giustificazione, che la nostra ultra permissiva società concede, esistono atti che mai si potrebbero giustificare, tanto sono immondi e devastanti, per chi li subisce.
Che la bestialità degli uomini comunque trova protezione ed attenuanti nei codici e nei codicilli.
Una parola buona nella chiesa. Una mano tesa nelle istituzioni. Una notorietà nei media.
Predatori.
Una volta solo lugubri leggende. Oggi star visibilissime. Attori in nuce.
Stupratori.
Che i riflettori si accendino: il set è gremito di super star.
Marilena
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