Dedico questo blog a mia madre, meravigliosa farfalla dalle ali scure e dal cuore buio, totalmente priva del senso del volo e dell'orientamento e, per questo, paurosa del cielo aperto. Nevrotica. Elusiva. Inafferrabile.

sabato 26 aprile 2008

Squisitamente femminile

  Squisitamente femminili.
Tutte le donne che aveva avuto lo erano state, ma per tutta la vita ne aveva desiderata una sola, l'unica  che mai avrebbe potuto avere, la più innocente, la più sensuale, la più squisitamente femminile: sua madre.
Lei, seduta davanti alla specchiera, i capelli scuri sparsi sulle spalle, una bretellina della sottana scivolata lungo il braccio.
Ancora la sua immagine gli sorrideva dallo specchio, in quel modo speciale riservato a lui solo.
Presto si sarebbero stesi, l'uno accanto all'altra, nel lettone, dove lui sarebbe stato avvolto da quel calore buio, dirompente come una febbre.
Allora iniziava a rigirarsi inquieto nel letto, allontanandosi sempre più da quella calamita che pericolosamente lo attirava, alla ricerca di un angolo neutro che gli conciliasse la pace e il sonno.
Inutilmente.
Lei sentiva la sua inquietudine e, con la tenerezza di un gesto noto, tendeva una mano ad accarezzargli la fronte come faceva per farlo addormentare come quando era piccino.
Ora, lui, però, sfuggiva a quella carezza e a quelle dita.
Si allontanava da lei scivolando piano verso la sponda opposta del letto per tracciare quanta più distanza poteva tra loro.
Ma la sensazione di febbre non scompariva, e allora usciva silenziosamente fuori dalle coltri e si chiudeva in bagno.
Il pigiama, leggerissimo, gli premeva addosso come un saio, pesante e ruvido, che gli bruciava la pelle. Impaziente se ne liberava, e così nudo si coricava a terra premendo il ventre contro il freddo del pavimento, cercando di smorzare quel delirio che lo pervadeva.
Sdraiato in terra, la mano serrata sul pene, ancora evocava il calore avvolgente della donna inconsapevole, addormentata col braccio allungato verso il suo cuscino.
Perversamente femminile.
Nessun'altra donna, nel corso della sua vita, aveva saputo esercitare un'attrattiva così potente. E pericolosa.
Aveva dormito in tanti altri letti, avvolto nel morbido calore di nubi bionde, corvine, castane ed anche poi grigie, ma nessuna era stata mai capace di trasmettergli quella insana, terribilmente eccitante, sensazione di gioco dannato.
Nessuna donna, nemmeno la più desiderabile o la più difficile da conquistare, lo aveva messo nella condizione di trovarsi a rotolare nudo sul pavimento per spegnere il fuoco del ventre.
Il buio calore che da sua madre emanava lo aveva, fin da piccino, condizionato ad un futuro di estenuante ricerca di quella perversa, sublime sensazione di malessere, perché come spesso amava ripetere, le sensazioni del paradiso passano tutte attraverso l'inferno.

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